lunedì 31 ottobre 2011

Economia : Fiat money: chi beneficia dalla creazione del danaro

Solo la comprensione del vero meccanismo di creazione del denaro dal nulla da parte dello Stato (con la banca centrale) può spiegare al maggior numero di persone possibile le reali cause della crisi economica.

E questo è ancora più importante in un momento storico come quello attuale, in cui comincia a sfogarsi la (giusta) rabbia dovuta alla crisi economica.

Infatti, se come avviene in tutti i media mainstream, ci si concentra sui sintomi e si evita di affrontare le cause, il risultato sarà quello di chiedere (e provvidenzialmente ottenere) provvedimenti che peggioreranno la situazione invece di migliorarla, come avvenuto nei primi del '900 quando a seguito delle problematiche dovute alla pratica della riserva frazionaria da parte delle banche, invece di vietare questo fraudolento comportamento è stata istituita la Federal Reserve come soluzione.

Questo video affronta in maniera semplice ed immediata la problematica della creazione del denaro dal nulla, spiegando chi è ne beneficia realmente. Si spiega come non sia la classe dei lavoratori ma al contrario quella dei più ricchi, che possono così arricchirsi sempre più, aumentando il divario con i più poveri.

Segue un articolo particolarmente in tema, di Hans-Hermann Hoppe.



Perchè lo stato richiede il controllo del denaro
di Hans-Hermann Hoppe

Immagina di essere nella posizione di comandare lo Stato, che definiamo come un istituzione che possiede il monopolio territoriale di prendere l'ultima decisione in ogni disputa, incluse quelle che coinvolgono lo Stato stesso ed i suoi agenti,e per implicazione, che possiede il diritto di tassare, ovvero di determinare unilateralmente il prezzo che ogni suo soggetto deve pagarti affinche tu possa esercitare il compito di decisore finale.

Agire in queste condizioni, o piuttosto, mancanza di condizioni, è ciò che costituisce la politica e l'azione politica, e dovrebbe essere chiaro sin dall'inizio che la politica, per la sua vera natura, significa sempre comportamento pericoloso. Non dal tuo punto di vista, naturalmente, ma pericoloso per coloro che sono soggetti alle tue regole come giudice ultimo.

E' prevedibile che sfrutterai la tua posizione per arricchirti alle spalle degli altri.

Più specificatamente, possiamo prevedere in particolare quale sarà la tua attitudine e politica per quanto riguarda il denaro e il sistema bancario.

Supponi di comandare su un territorio che si è sviluppato oltre la fase primitiva del baratto dove invece c'è in uso un comune mezzo di scambio, il denaro. Prima di tutto, è facile comprendere perchè saresti particolarmente interessato al denaro ed agli affari monetari. Come comandante dello Stato, in linea di principio, sei nelle condizioni di poter confiscare qualsiasi cosa tu voglia e ricavare per te un infinità di beni.

Ma piuttosto che confiscare i vari prodotti o beni di consumo, naturalmente preferirai confiscare del denaro. Perchè il denaro, essendo il bene più facilmente scambiabile, ti permette di spendere il tuo ricavo così da aquisire facilmente la più grande varietà di beni di consumo con la massima libertà e piacimento.

Allora è fondamentale che le tasse che imporrai alla società siano pagate in forma di denaro, siano esse sulla proprietà oppure sul reddito. Infatti il tuo obiettivo sarà sempre quello di tentare di massimizzare i tui ricavi dalle tasse.

In questo tentativo, tuttavia, non potrai fare a meno di incontrare delle difficoltà piuttosto difficili da trattare. Alla fine, i tuoi tentativi di aumentare continuamete i ricavi dalle tasse incontreranno il limite che tasse più alte non comportano ricavi più alti ma ricavi più bassi.
Il tuo ricavo, il tuo denaro da spendere, diminuirebbe, perchè i produttori, vessati da una aliquota fiscale sempre maggiore, semplicemente produrrebbero di meno.

In questa situazione ti rimarrebbe solo un altra opzione per aumentare o almeno per tentare di mantenere costante il tuo corrente livello di spesa: farti prestare questi fondi.

E per questo devi andare dalle banche, e da qui il tuo particolare interesse anche per le banche e l'industria bancaria. Se prendi in prestito del denaro dalle banche, queste ultime si prenderanno automaticamente un interesse sui tuoi ricavi futuri. Infatti esse vorranno che tu rimanga nel business, esse vogliono che lo Stato continui nella sua attività di sfruttamento. E dato che le banche tendono a diventare grandi attori nella società, il loro supporto ti sarà sicuramente di beneficio.

D'altra parte, come elemento negativo, se prendi in prestito del denaro dalle banche tu non solo dovrai restituirlo, ma dovrai anche pagare un interesse.

La domanda che allora ti salterebbe subito in mente in qualita di capo sarebbe: come posso liberarmi da queste restrizioni, dalla limitazione ai ricavi dovuta all'aumento dell'aliquota fiscale e dalla necessità di farmi prestare il denaro dalle banche dovendo però pagare un interesse?

Non è molto difficile vedere quale sarà la soluzione definitiva al tuo problema.

Puoi guadagnare la desiderata indipendenza sia dai cittadini che pagano le tasse e sia dalle banche se solo ti crei il monopolio territoriale di produttore del denaro.

Sul tuo territorio, tu sei l'unico a cui è permesso produrre denaro.

Ma questo non è ancora sufficiente.

Dato che il denaro è una normale "sostanza" che per essere prodotta comporta necessariamente grandi spese, non c'è molto altro da fare per te se non aspettarti grandi spese.
Molto più efficace sarebbe invece se tu utilizzassi la tua posizione di monopolista per abbassare i costi di produzione e la qualità del denaro sino ad arrivare vicino al costo zero!

Invece di una moneta di qualità costosa come l'oro o l'argento, sarebbe meglio se sostituissi a questi un bel pezzo di carta senza valore che potrebbe essere prodotto praticamente a costo zero. Normalmente, nessuno accetterebbe come mezzo di pagamento per qualcosa un pezzo di carta. I pezzi di carta sarebbero accettati come pagamenti solo se sono dei titoli di qualcos'altro, titoli su qualche proprietà reale. In altre parole, dovresti sostituire pezzi di carta che erano titoli su del denaro vero (su una proprietà reale), con pezzi di carta che sono titoli su niente.

In un'eventuale condizione competitiva, se ognuno fosse libero di produrre il proprio denaro, denaro che potrebbe essere prodotto a costo zero, è facile prevedere che tale denaro sarebbe prodotto in tali quantità fino ad arrivare ad ugugliare il ricavo marginale con il costo marginale, e dato che il costo marginale sarebbe pari a zero seguirebbe che anche il ricavo marginale sarebbe pari a zero, il potere di acquisto di questo denaro arriverebbe anch'esso a zero!

Da qui deriva la necessità di avere da parte tua il monopolio della produzione del denaro di carta, cosi da restringere l'offerta e evitare le condizioni dell'iperinflazione e la sparizione improvvisa e totale del denaro dal mercato (una fuga verso "valori reali"), tenendo presente che più si stampa denaro di carta più diminuisce il suo potere d'acquisto.

In un certo senso sei riuscito ad ottenere quello che tutti gli alchimisti e i loro accoliti hanno tentato di ottenere: produrre qualcosa di valore (denaro con un potere d'acquisto) da qualcosa che praticamente non ha nessun valore. Che impresa!

A te costa praticamente niente e puoi andare in giro e comprarti qualcosa di veramente grande valore, come una casa oppure una Mercedes; e puoi ottenere questi meraviglosi risultati non solo per te stesso ma anche per i tuoi amici ed accoliti, di cui improvvisamente scopri di averne molti di più di quanto pensavi (compresi molti economisti, che spiegano perchè il tuo monopolio è qualcosa di veramente buono per tutti).

Ma quali sono gli effetti?

Il primo e principale è che più denaro di carta non aggiunge niente, neppure un infinitesimo ulteriore bene reale. Ci sono esattamente tanti beni quanti ne esistevano prima. Questa considerazione rifiuta immediatamente la nozione, apparentemete considerata giusta da molti se non tutti i principali economisti, che "più" denaro possa in qualche maniera aumentare "la ricchezza sociale".

Credere ciò, come lo crede chiunque proponga come efficiente e "socialmente responsabile" via d'uscita dai problemi economici la cosiddetta politica di stimolo monetario, è credere nella magia: che le pietre, o piuttosto la carta, possa essere trasformata in pane!

Piuttosto, la moneta addizionale che hai stampato avrà due effetti principali.

Da una parte, i prezzi saranno più elevati di quanto lo sarebbero stati altrimenti, e il potere d'acquisto di ogni unità monetaria si abbasserà.

In una parola, il risultato sarà l'inflazione.

Più importante, tuttavia, sarà che tutta questa nuova massa di denaro non aumenta (o diminuisce) il totale dell'attuale ricchezza sociale (la totale quantità di tutti i beni della società), ma redistribuisce la ricchezza esistente in favore tuo e dei tuoi amici, in favore di coloro che ricevono prima il nuovo denaro. Tu ed i tuoi amici diventate più ricchi (aumentate la vostra ricchezza acquisendo una certa parte della ricchezza totale) a spese dell'impoverimento degli altri (che diminuiscono la loro parte della ricchezza totale).

Il problema, per te ed i tuoi amici, con questa decisione istituzionale non è che non funziona. Funziona perfettamente, sempre a tuo (e dei tuoi amici) vantaggio e sempre alle spese degli altri!

Tutto quello che devi fare è evitare l'iperinflazione.

Perchè in questo caso la gente eviterà di utilizzare il tuo denaro e correrà nel rifugio dei "beni reali", rubandoti così la tua bella bacchetta magica. Il problema con il tuo monopolio del denaro di carta, se ce n'è uno, è solo quello che in questo caso la notizia sarebbe immediatamente estesa agli altri e riconosciuta per quello che in effetti è, come la più grande rapina.

Ma questo problema può essere superato se, in aggiunta al monopolio della produzione di denaro ti fai anche tu banchiere ed entri nel business fondando la tua bella banca centrale.

Dato che puoi creare denaro dal niente, puoi creare dal niente anche del credito.

Infatti, dato che ora puoi creare credito dal nulla (ovvero senza aver prima risparmiato), sei nelle condizioni di poter offrire prestiti alle condizioni più basse di chiunque altro, addirittura a tassi d'interesse pari a zero (o perfino negativi). Con questa nuova facoltà, non solo hai eliminato la tua vecchia dipendenza dalle banche e dall'industria bancaria; avrai ottenuto molto di più, renderai le banche dipendendi da te, e cosi potrai forgiare un'alleanza e una complicità permanente tra le banche e lo Stato.

Addirittura potrai evitare di essere direttamente coinvolto nel business di investire il credito che hai creato. Quest'incombenza, insieme al rischio connesso con essa, puoi tranquillamente lasciarla nelle mani delle banche commerciali.

Quello che tu e la tua banca centrale dovrete fare sarà solo una cosa: creare credito dal nulla e prestare questo denaro ad un tasso inferiore a quello di mercato alle banche commerciali. Invece di pagare tu l'interesse alle banche, saranno le banche che ora pagheranno l'interesse a te!

E le banche a loro volta presteranno il nuovo credito da te creato ai loro amici ad un interesse appena maggiorato ma sempre al di sotto di quello di mercato (per guadagnare dalla differenza tra i due interessi).

In aggiunta, per far si che le banche siano particolarmente disponibili a lavorare con te, permetterai anche che le banche creino una certa quantità di credito creato dal nulla (il libretto degli assegni) costruito sul credito dal nulla creato da te (sistema bancario a riserva frazionaria).

Quali sono le conseguenze di questa politica monetaria?

Per gran parte sono le stesse di quelle della "moneta facile": come prima cosa, una politica monetaria "facile" è inflazionaria. Quando si mette in circolazione più denaro i prezzi saranno più alti, e il potere d'acquisto sarà più basso rispetto al caso in cui non fosse stato messo in circolazione.

In secondo luogo, anche l'espansione del credito non ha nessun effetto sulla quantità e qualità dei beni reali attualmente in esistenza. Non li aumenta nè li diminuisce. Più denaro è semplicemente più carta. Non fa e non farà crescere di una virgola la ricchezza sociale.

Terzo, il credito "facile" causerà una sistematica redistribuzione della ricchezza sociale a favore tuo e della banca centrale con il suo cartello di amici. Tu riceverai un ricavo dall'interesse pagato sul denaro che hai creato praticamente a costo zero (al posto del denaro risparmiato con sacrificio da un vero ricavo precedente), e così faranno le banche, che potranno ricevere un interesse dai prestiti creati con il tuo denaro creato dal nulla.
Sia tu che le tue banche amiche vi approprierete di un ricavo non guadagnato.
Tu e le tua banche vi arricchirete alle spalle del denaro proveniente dal risparmio reale dei tuoi cittadini (che ricevono un interesse più basso di quello che avrebbero ricevuto in assenza del tuo denaro creato dal nulla).

Dall'altra parte, c'è un altra fondamentale differenza tra una politica di moneta facile (stampa e spendi) ed una di credito facile (stampa e presta).

Una politica di credito facile altera la struttura di produzione, ovvero cosa si produce e chi produce, in maniera assolutamente significante.

Tu, il capo della banca centrale, puoi creare credito dal nulla.

Non devi risparmiare del denaro dai tuoi ricavi, non devi tagliare prima le tue spese, non devi astenerti dal comprare determinati beni di consumo reali (così come deve fare ogni persona normale se vuole fare credito a qualcuno). Devi solo accendere la stampante e abbassare qualsiasi tasso d'interesse richiesto dai prestatori sul mercato.

Abbassare l'interesse sul tuo prestito non comporta nessun sacrificio da parte tua (ecco perchè questa istituzione è cosi "buona").
Se le cose vanno bene, riceverai comunque un interesse positivo dal tuo denaro, se invece le cose non andranno bene, potrai sempre coprire le perdite in maniera più facile di qualunque altro: potrai coprire le perdite stampando una quantità addizionale di denaro di carta.

Senza costi e senza nessun rischio personale di perdite, puoi prestare del credito praticamente indiscriminatamente a chiunque e per qualsiasi scopo, senza preoccuparti della solvibilità del debitore o della qualità del suo business plan. A causa del tuo credito "facile", certe persone (in particolare i banchieri d'affari), che altrimenti non avrebbero le qualità sufficienti per ottenere credito, e certi progetti (in particolare quelli delle banche e dei loro clienti più importanti), che non sarebbero considerati profittevoli o troppo rischiosi, invece otterranno il credito e verranno finanziati!

Essenzialmente, la stessa cosa accade alle banche commerciali all'interno del cartello bancario. Grazie alla loro speciale relazione con te, come coloro che ricevono per primi il tuo prestito fatto dal denaro di carta senza costo, anche queste banche potranno offrire prestiti ai loro clienti ad un tasso d'interesse più basso di quello di mercato, e se le cose andranno bene per loro andranno bene anche per le banche, in caso invece di problemi potranno sempre affidarsi a te, al monopolista della produzione del denaro, per lasciarsi salvare cosi come ti salveresti tu nel caso ti trovassi con problemi finanziari: stampando più denaro di carta.

Analogamente, anche le banche saranno nella condizione di preoccuparsi meno della rigorosa selezione dei loro clienti e dei loro progetti, mentre saranno più disposti a finanziare le persone "sbagliate" ed i progetti "sbagliati".

E c'è una seconda significativa differenza tra la politica "stampa e spendi" e quella "stampa e presta" e questa differenza spiega perchè la redistribuzione a favore tuo e dei tuoi amici banchieri messa in moto dal credito facile prende la forma di un momentaneo ciclo di espansione e depressione, di una fase iniziale di generale prosperità (di una generale aspettativa di aumento dei redditi e della ricchezza futura) seguita da una fase di generale impoverimento (quando la prosperità della fase di espansione si rivela essere una mera illusione).

La fase di espansione-depressione è la conseguenza logica, fisicamente necessaria, del credito creato dal nulla, del credito non corrispondente ad un pari risparmio antecedente, del credito fiduciario (o come preferisci chiamarlo) e del fatto che ogni investimento richiede tempo e può mostrare se ha avuto successo solo dopo, in un determinanto momento nel futuro.

La ragione del ciclo economico é tanto elementare quanto fondamentale.

Robinson Crusoe può dare in prestito a Venerdi del pesce (che non ha consumato). Venerdì può convertire questo prestito in una rete da pesca (ovvero può sostenersi mangiando il pesce mentre costruisce la rete), e con questa rete Venerdi, in linea di principio, potrà essere nelle condizioni di ripagare il prestito a Robinson, più l'interesse, e guadagnare ancora del pesce aggiuntivo come profitto.

Ma questo è fisicamente impossibile se il prestito di Robinson è fatto solo di denaro di carta, una ricevuta dove c'è solo scritto "pesce", ma che non corrisponde a del pesce vero dal momento che Robinson non ha risparmiato niente avendolo consumato (si è mangiato il pesce e ha dato a Venerdi un pezzo di carta con la scritta "pesce" che si è invece pappato!).

Quindi, e necessariamente, Venerdi non potrà che fallire nel suo tentativo d'investimento.

In una economia semplice come quella del baratto, questa verità diventa immediatamente apparente. Venerdi non accetterebbe mai del credito fatto di ricevute di carta (ma solo del credito fatto di cose reali), e per questo motivo il ciclo di espansione e depressione non avrebbe mai inizio!

Ma in una economia complessa come quella monetaria, il fatto che il credito sia stato creato dal nulla con denaro di carta non è evidente: le banconote di denaro dal nulla date a credito sono esattamente uguali alle altre (quelle create con il risparmio vero), e per questo motivo queste banconote sono accettate da coloro che prendono a prestito (Venerdi).

Ma questo non cambia la verità fondamentale che niente può essere prodotto da niente e che progetti d'investimento intrapresi senza un finanziamento reale (dal risparmio reale) debbono fallire. Ma questo spiega anche perchè la fase di boom, una fase di crescita del livello degli investimenti accompagnato dalle aspettative generalizzate di un aumento dei redditi e della ricchezza può avere inizio (Venerdì infati accetta le note con la scritta "pesce" invece di rifiutarle immediatamente).

Questo spiega perchè ci vuole del tempo prima che la realtà fisica venga fuori e riveli come illusorie certe aspettative.

Ma questa crisi, è una piccola crisi per te?

Anche se il tuo cammino verso la ricchezza è spesso ostacolato da queste crisi, causate dal regime di denaro di carta e dalle politiche della banca centrale, dal punto di vista del capo dello Stato e del capo della banca centrale, questo sistema di "stampa e presta" che redistribuisce a favore tuo e dei tuoi amici banchieri, anche se meno immediato ed efficace di quanto puoi ricavare dal sistema più semplice di "stampa e spendi", è ancora preferibile a quest'ultimo, perchè è molto più difficile da individuare e da comprendere per quello che veramente è!

Piuttosto che essere riconosciuta come una pura e semplice truffa organizzata da un parassita, perseguendo una politica di credito facile puoi pretendere addirittura di essere visto come un qualcuno impegnato nell'altruistico obiettivo di "investire nel futuro" (piuttosto che spendere nelle frivolezze quotidiane) e nel curare la crisi economica (piuttosto che nell'averla causata).

In che meraviglioso mondo viviamo!



Fonte: il blog di Dusty su Il portico dipinto

sabato 24 settembre 2011

Nucleare: Quale futuro?

di Federico Dal Cortivo

Dopo l’ultimo risultato referendario che ha decretato ancora una volta il no al nucleare civile in Italia, Europeanphoenix ha intervistato in esclusiva l’Ingegnere Giuseppe Gherardi, ricercatore dell’ENEA, l’Agenzia italiana per lo sviluppo delle nuove tecnologie, energia e sviluppo sostenibile.

D: Ing. Gherardi dopo il risultato del referendum sul nucleare civile in Italia, che come quello del 1987 ha detto no all’installazioni di centrali nucleari sul suolo nazionale ed ha probabilmente sancito la definitiva uscita di scena dell’Italia da tali programma di sviluppo energetico, quale è il suo parere in merito?

R: Le due situazioni sono estremamente lontane: nel 1987 il sistema Italia aveva proposto soluzioni avanzate e, se non fosse stato deciso diversamente, sarebbe stata possibile una politica industriale che avrebbe consentito di competere nel settore nucleare con gli altri paesi industrializzati, non solo per il mercato interno, ma anche in quello internazionale. Oggi, anche se le industrie del settore mantengono una posizione competitiva (il mantenimento in funzione delle centrali obsolete in giro nel mondo è un mercato importante) sarebbe stato necessario uno sforzo notevole per consentire alle industrie nazionali di partecipare a una parte significativa della catena di fornitura (il 75% era l’obiettivo ambizioso che ci si poteva porre). Inoltre avremmo dovuto ricostruire la capacità operativa delle infrastrutture, a partire dall’autorità di sicurezza, e soprattutto doveva essere ricostruita la fiducia del pubblico nella trasparenza e nella competenza di tali istituti.

Poco si era fatto, e il risultato del referendum ha interrotto un processo che sarebbe stato benefico per il paese, ma che non era ancora iniziato.

D: Non crede che l’abbandono tout court del nucleare, probabilmente sull’onda emotiva del disastro di Fukushima, ...


... ci condanni per altri decenni a dover dipendere sempre di più dai combustibili fossili e dall’energia elettrica acquistata oltre confine, con tutti i problemi di dipendenza politica, economica e di inquinamento che essi comportano per la Nazione, con un peso sempre crescente sulla bolletta degli italiani.

R: Senza dubbio. Questo vale sia per l’uscita definitiva dal nucleare sia per le politiche dissennate che ci hanno portato a comprare dalla Cina sabbia trasformata in silicio per i pannelli fotovoltaici. Trasformazione che ha richiesto il consumo di elettricità prodotta dalle centrali cinesi a carbone, tra le meno efficienti e tra le più inquinanti del mondo. Energia che i pannelli acquistati a prezzi elevati dovranno lavorare ancora per anni prima di restituire interamente. Vale per le centrali eoliche costruite in Danimarca e in Spagna e installate in Italia, che arricchiscono gli investitori senza che nemmeno ci si prenda il disturbo di collegarle alla rete elettrica. Vale per le centrali a biomasse costruite in Germania e in Austria e installate in Italia, che sconvolgono gli equilibri ambientali e territoriali senza incidere tutte insieme più di qualche per cento della produzione elettrica nazionale. La conseguenza che prevedo è una drastica riduzione dei consumi, che naturalmente colpirà solo una parte della popolazione, quella che oggi paga gli incentivi alle rinnovabili e all’incompetenza dei decisori.

D: Si è usciti dal nucleare , ma ci si dimentica volutamente che l’Italia è di fatto nuclearizzata. Sul nostro territorio stazionano decine di bombe atomiche custodite nelle basi di aeree di Ghedi e Aviano dell’Us Air Force, senza contare quelle a bordo di navi e sottomarini dell’Us Navy che stazionano nel Mediterraneo, dove un incidente, non sarebbe il primo in ambito militare, è sempre possibile. Se non si vuole il nucleare allora si pretenda coerentemente che tutte le testate atomiche escano dall’Italia.Che ne pensa Ing. Gherardi?

R: Non vedo relazione tra le armi nucleari e le centrali elettronucleari. Non hanno in comune niente di più di quanto abbiano in comune le celle fotovoltaiche e i computer: il tipo di materia prima usata nel processo principale. La favola dello stretto collegamento tra nucleare civile e nucleare militare è basata esclusivamente sulle risorse dialettiche di chi sogna il benessere solare. Certo, anche per questi sognatori l’interesse per la sicurezza delle centrali nucleari supera di molto l’interesse per la possibilità di incidenti al nucleare militare. I piani di emergenza nei porti italiani presso i quali sostano vascelli con alcuni reattori nucleari funzionanti a bordo non sono particolarmente pubblici. Una cosa certa è che se in caso di incidente i vigili del fuoco facessero l’errore di avvicinarsi, troverebbero un severo fuoco di sbarramento.

D: In Europa vi sono attualmente circa 195 centrali atomiche, di cui 59 in Francia-5 Svizzera-1 in Slovenia-17 in Germania- 32 in Russia di cui almeno 11 in costruzione- 8 in Spagna- 19 in Gran Bretagna- 10 in Svezia- 4 in Finlandia- 15 in Ucraina, 2 in Romania, ecc. A parte la Germania che ha recentemente deciso di abbandonare progressivamente l’atomo, gli altri Stati europei sembrano che al momento vogliano proseguire sulla strada del nucleare o per lo meno non abbandonarlo del tutto. Questi dati fanno riflettere perché evidentemente altrove si ritiene che il nucleare sia un buon investimento sul fronte energetico e con pochi rischi per l’uomo. Ci potrebbe dire quale è oggi il livello tecnologico di questi impianti e la loro sicurezza.

R: Il livello di sicurezza è dimostrato dal fatto che i più gravi incidenti avvenuti hanno avuto conseguenze immediate tragiche ma molto meno gravi degli incidenti dovuti ad altre fonti energetiche (dal crollo delle dighe agli incidenti nell’uso degli idrocarburi, anche ieri in Kenya sono morte orribilmente 120 persone per l’esplosione di un deposito di carburante, ma la notizia era in trentesima pagina. In prima pagina c’era l’incidente “nucleare” in Francia). Le conseguenze a lungo termine non sono statisticamente rilevabili. Certo se Chernobyl avesse avuto il contenitore di sicurezza, non ci sarebbe stata la necessità di evacuare la regione attorno. Certo, se a Fukushima non avessero costruito i gruppi elettrogeni di emergenza in riva al mare, fidandosi delle opere di protezione anti tsunami, non avrebbero avuto danni economici molto elevati. Se non avessero confidato nelle protezioni antitsunami non sarebbero neanche morte 30 mila persone e non avrebbero neanche avuto il danno all’industria chimica (e il conseguente danno ambientale, che a differenza di quello nucleare avrà anche conseguenze misurabili sulla salute umana). Certo, un mondo guidato dalle istanze della finanza preferisce mantenere in funzione centrali che erano costruite per durare venti anni, prolungandone la vita fino a sessanta. Tecnologie obsolete, margini di sicurezza che si riducono, investimenti già ammortizzati: ricavi certi senza rischi, per gli investitori. Ritengo che vi siano molte centrali da chiudere al più presto, per costruirne di nuove. Quanto a lungimiranza, direi che sotto tale aspetto non c’è una grande differenza tra la “infinita saggezza degli italiani che hanno abbandonato il nucleare” e la miopia di paesi che annunciano spesso la chiusura delle centrali nucleari (ricordate la Svezia? Anni fa aveva annunciato la chiusura entro il 2010 di tutte le sue centrali, tutte costruite prima del 1980. Nel 2011 ha il 45% di produzione nucleare, e alimenta così anche le fabbriche di generatori eolici nella vicina Danimarca).

D: Fukushima è stato un evento eccezionale, per così dire imprevedibile ed unico, oppure a suo avviso vi sono state negligenze da parte dei giapponesi, che sappiamo di solito molto accorti e preparati sul fronte terremoti-maremoti?

R: A questa domanda si può rispondere solo col senno di poi. Ogni impresa umana poggia su assunzioni di rischio, suscettibili di essere falsificate: lo tsunami è stato superiore di molto ai valori previsti. Il numero delle vittime e i danni economici sono stati enormi anche per questo. Fukuschima è stato solo una delle molte tragiche conseguenze dello tsunami. Per quanto riguarda il prezzo in vite umane, 30mila volte inferiore alla somma degli altri.

A fronte di una catastrofe di queste dimensioni, io ritengo sia impossibile costruire difese invincibili, ma si debba piuttosto preparare una capacità di intervento, anche internazionale, per limitare i danni. Non sarebbe successo nulla se si fossero portati generatori elettrici per rialimentare le utenze essenziali per la sicurezza – del tipo che ogni esercito sposta in poche ore dove serve - Naturalmente questa preparazione non ha niente di specifico per il nucleare, dovrebbe essere prevista per dare la massima flessibilità di risposta a fronte di eventi imprevedibili. Qualcuno ha detto che in Italia non può esserci uno tsunami: sono perplesso, abbiamo un bel vulcano sottomarino nel Tirreno, qualcuno glielo è andato a dire che non può fare guai?

D: A tutt’oggi possiamo considerare 7 gli incidenti gravi occorsi a centrali atomiche (non sappiamo quelli segreti e militari), da quello di Kyshtym (Urss) nel 1957 che rientrava a livello 6 della scala INES (International Nuclear Event Scale) che va da 0 a 7, a Three Mile Island in Usa nel 1969 valore 5, Chernobyl (Urss) nel 1986 livello 7, fino ad arriva oggi a Fukushima livello 6. Nel mondo occidentale sono poche le ditte che producono reattori, la francese Areva, la General Electric e Westinghouse statunitensi, la Toshiba e Hitachi giapponesi. Ing. Gheradi, quale è oggi lo stato dell’arte in fatto di reattori nucleari?

Come detto sopra, il mancato rispetto dei limiti sulla durata di vita di progetto e il dissennato ricorso ai combustibili fossili hanno rallentato il progresso tecnologico del settore nucleare. Le centrali della quarta generazione potrebbero già essere in funzione, se non ci fosse stata una stasi di trenta anni.

R: Di cui non ha affatto beneficiato l’industria nucleare, costretta a vivere delle attività di service, ma il mondo della finanza – lo stesso che in questi giorni sta facendo vacillare il mondo – lo stesso che ha investito miliardi in impianti fotovoltaici senza portare a ricadute socioeconomiche al di là del lavoro degli installatori, preferibilmente fatti venire dalla Romania o altri paesi con manodopera a basso costo. In un caso e nell’altro il progresso è stato solo nel trovare le tecniche più efficaci nel drenare denaro dagli utenti per spostarlo al di fuori del sistema produttivo.

All’elenco delle industrie nucleari contenuto nella domanda aggiungerei i koreani e i russi, che stanno piazzando le loro centrali nucleari nel mondo secondo la politica industriale del loro paese e non secondo le incerte prospettive dei grandi investitori.

D: Nel mondo vi sono all’incirca 440 reattori nucleari attivi di cui 104 negli Usa, 59 in Francia e 53 in Giappone, la produzione di energia elettrica è pari a 370 Gigawat, ovvero il 16% della produzione mondiale e anche Cina, India e Iran si stanno affacciando al nucleare civile, a fronte di una domanda interna di energia sempre maggiore. Quali sono a tutt’oggi i problemi maggiori che l’utilizzo della fissione nucleare ha sull’ambiente? Si è trovata una valida soluzione al problema delle scorie radioattive?

R: Il problema delle scorie è speculare al vantaggio del nucleare rispetto alle altre fonti energetiche: bastano poche tonnellate di combustibile fissile ogni anno, in luogo di milioni di tonnellate di fossile. Anche le scorie, costituite dal fissile in parte utilizzato e non più adatto ai reattori dell’attuale generazione, sono poche tonnellate ogni anno. Alcuni paesi, come la Svezia, hanno costruito i depositi definitivi per queste scorie. La maggioranza degli altri paesi, sulla base dello stesso principio per cui si può far funzionare per sessanta anni un impianto progettato per venti anni, preferiscono tenere il combustibile esaurito presso le centrali stesse, in apposite economiche piscine. Come si è visto a Fukushima, questa non è esattamente la più sicura delle soluzioni.

I reattori più moderni utilizzano meglio il combustibile, quindi producono meno scorie per unità di energia generata. In futuro, quelle che oggi sono considerate scorie possono diventare una risorsa, per questo il deposito svedese non è in realtà così definitivo come sembra.

D: La fusione nucleare dovrebbe essere il futuro dell’energia mondiale, le scorie per il 90% hanno bassa radioattività che scompare in cento anni, nessun gas serra o radioattivo, nessuna produzione di plutonio e essendo estratto dall’acqua, il combustibile è disponibile ovunque e in quantità illimitata. Parrebbe la soluzione ideale, una fonte di energia pulita e in grande quantità. Quali sono oggi i progressi in questo settore e a che punto è la realizzazione di un primo reattore a fusione? In Italia ci sono le competenze necessarie per accedere a questa tecnologia e in futuro dotare la Nazione di centrali di questo tipo? Oppure l’uscita dal nucleare odierna ci precluderà anche questa strada d’indipendenza energetica, costringendoci a comperare elettricità dagli Stati confinanti?

R: Non ritengo che l’uscita dal nucleare dell’Italia possa pregiudicare la partecipazione ai programmi di sviluppo dell’energia da fusione. Partecipiamo attivamente e con capacità adeguate. Il danno dell’uscita dal nucleare è piuttosto di tipo indiretto: meno centri di ricerca e meno imprese che lavorano per tecnologie di punta, quindi meno capacità in qualunque settore dove si manifesti la necessità di tali tecnologie. Ad esempio, certamente solo uno dei tanti: anche nel campo dell’energia solare dai ricercatori nucleari dell’ENEA sono venuti codici di calcolo e laboratori per lo studio e la qualifica dei materiali, che hanno contribuito allo sviluppo del solare termodinamico. Per non parlare delle persone che ci lavorano, quelle di una certa età vengono dal nucleare. Purtroppo, salvo salti di qualità non prevedibili, la strada della fusione è ancora lunga e travagliata, e il contributo al mantenimento dell’eccellenza tecnologica è importante ma limitato. C’è tutto il tempo perché i nostri giovani ricercatori siano costretti a cercare lavoro nel Nord Europa, oppure si rassegnino a dimenticare la ricerca.

Federico Dal Cortivo

Per Agenzia di stampa europea: Europeanphoenix.net

L’Ingegnere Giuseppe Gherardi è stato responsabile del progetto ADS (Accelerator Driven System, impianto per la trasmutazione dei residui radioattivi ad alta attività e lunga vita – in questo ambito è stato responsabile di procedimento per la costruzione e l’esercizio dell’impianto CIRCE, il circuito sperimentale più grande nel mondo, per lo sviluppo della tecnologia del piombo fuso come refrigerante dei reattori nucleari di 4° generazione). Precedentemente è stato anche responsabile dell’unità tecnica per la fissione nucleare dell’ENEA.

sabato 27 agosto 2011

L' inizio della riforma monetaria

uso di una moneta legata all'oro al giorno d'oggi sarebbe rivoluzionaria e risolvere alla radice la maggior parte delle grandi crisi che il sistema monetario mondiale sta attraversando proprio in questo periodo.

Pare che in Svizzera, terra da sempre teatro di stabilità finanziaria, si stia muovendo proprio in questa direzione.

Speriamo che riesca ad arrivare a compimento.

Ce ne parla Charles Kadlec sulla famosa rivista statunitense Forbes in un articolo intitolato "La riforma monetaria: l'inizio degli inizi".


E' cominciata una riforma fondamentale del sistema monetario mondiale. Non ha ancora una forma ben definita e quindi è ben troppo presto per poterne parlare sulle prime pagine dei giornali. Siamo solo agli albori di un processo popolare per riportare una moneta basata sull'oro al centro delle attività economiche.

La forza dello sviluppo di questo movimento ha radici nella natura umana e nella nostra prosperità - con le famose parole di Adam Smith - "Avere relazioni, barattare e scambiare una cosa per l'altra". Abbiamo dimenticato che la moneta è una invenzione dell'uomo, emersa da quello che Hayek chiama l'ordine spontaneo del mercato, in modo da rendere possibile scambi mutualmente benefici su di un sempre maggior numero di beni, attraverso un sempre maggior numero di comunità e con la promessa di continuare gli scambi per un lungo periodo di tempo.

L'invenzione della moneta ha reso possibile uno straordinario incremento nelle attività commerciali liberandoci dal sistema del baratto dove si aveva la necessità di avere qualcosa di cui l'altro necessitasse per poter fare uno scambio. In tempi antichi oro ed argento erano diventati la moneta preferita perchè meglio di ogni altra riuscivano a mantenere il loro tasso di cambio nei confronti di merci e servizi, senza quindi favorire nè i compratori nè i venditori.

Il definire un dollaro o una sterlina come una precisa quantità di oro fu una innovazione che rese la moneta ancora più utile. Era possibile utilizzare questa valuta e scambiarla con qualcosa di cui si aveva bisogno, oppure la si poteva utilizzare per avere una certa quantità d'oro. Da un punto di vista pratico pagare con una moneta cartacea non era diverso che pagare con l'oro, con la differenza che una moneta di carta era molto più pratica da trasportare.

Quarant'anni fa, questa convenzione fu interrotta dalla decisione dell'allora presidente Richard Nixon, rescindendo il legame tra il dollaro e l'oro. Per la prima volta da quando Sir Isaac Newton definì il British gold standard nel 1717, tutte le principali valute del mondo, in periodo di pace, erano libere di fluttuare le une rispetto alle altre, e di perdere valore nei confronti dei metalli preziosi. La conseguenza fu una svalutazione del dollaro e delle altre valute, una economia che seguì in maniera sempre più forte dei cicli, l'impossibilità per i lavoratori di riuscire a far salire in maniera corretta il potere d'acquisto dei propri salari, ed una sempre più crescente paura di crisi finanziarie create da una instabilità monetaria.

A conseguenza di ciò, sta crescendo un supporto per eliminare tasse ed altre barriere legali che di fatto impediscono alle persone di utilizzare i metalli preziosi come moneta.

A Marzo, l'Utah ha abrogato la tassa sul capital gain sull'oro e le monete d'argento verranno riconsciute come valuta legale. Altri 12 stati stanno considerando simili propositi.

A Giugno i senatori Jim DeMint (R-S.C.), Mike Lee (R-Utah) e Rand Paul (R-Ky.) hanno proposto il "Sound Money Promotion Act" che si propone di rimuovere la tassa del 28% sui guadagni realizzati attraverso l'uso di monete d'oro ed argento che diventerebbero riconosciute come moneta a corso legale in quegli stati.

Ora in Svizzera sta prendendo corpo uno sforzo per cercare di costruire una moneta denominata franco svizzero d'oro (GSF: Gold Swiss Franc), ognuna delle quali conterrà una quantità fissata d'oro. La proposta della modifica costituzionale prevede che qualunque istituzione privata possa emettere un arbitrario numero di queste monete a patto che la loro forma, il contenuto ed il peso dell'oro che contengono vengano supervisionate dal governo svizzero.

Ad esempio la la più piccola di queste monete verrebbe definita come 1 GSF e conterrebbe 0.1 grammi d'oro al suo centro, in maniera simile alle monete bi-metalliche usate per gli Euro, e del valore di circa 4$, considerando il prezzo odierno dell'oro.

Monete da 10, 20 o 50 GSF conterrebbero rispettivamente 0.5, 1, 2 e 5 grammi d'oro ed in questo momento varrebbero rispettivamente circa 20, 40, 80 e 200$. Sarebbe possibile prevedere anche banconote GSF così come depositi bancari denominati in GSF, ma dovrebbero essere garantiti dal 100% del loro equivalente in oro, da parte delle istituzioni che li gestirebbero. Le transazioni creditizie sarebbero legali, ma la legge svizzera vieterebbe la riserva frazionaria.

L'intenzione principale sarebbe quella di rendere semplice e pratico per i cittadini l'uso dell'oro come alternativa al franco svizzero e qualunque altra valuta, spiega Thomas Jacob, l'uomo che sta dietro a questa iniziativa aurea e che ora dirige la recente Goldfranc Association.

Inoltre Jacob è dell'idea che la libera emissione dei GSF diminuirebbe le pressioni alle quali è stato sottoposto recentemente il franco svizzero. Solo nell'ultimo anno è aumentato del 15% nei confronti dell'euro e di circa il doppio rispetto al dollaro, a causa del crescente numero di persone che ne hanno fatto uso, cercando una moneta rifugio a causa della crisi che stanno vivendo queste monete.

L'importanza di questa iniziativa che sta nascendo in Svizzera va ben al di là della reputazione di questa nazione come centro di stabilità finanziaria e di buone pratiche bancarie che ha mantenuto nel corso dei millenni. Un cambiamento di questo tipo nella costituzione dovrebbe venir approvato dai cittadini svizzeri attraverso un referendum, e questo dimostrerebbe la popolarità dell'utiilzzare una moneta buona come l'oro con un linguaggio che perfino i politici capirebbero.

A partire dalle prossime settimane comincerà una raccolta firme con l'obiettivo di lanciare un referendum iniziale che richiederebbe alla banca nazionale svizzera di rimpatriare tutto l'oro che possiede in modo da portarlo all'interno dei suoi confini nazionali, proibendone la vendita, e richiedendo che almeno il 20% dei suoi beni siano rappresentati in oro.

Questa iniziativa dovrebbe rivelarsi molto popolare. Gli svizzeri ricordano che durante la seconda guerra mondiale gli Stati Uniti gli proibirino di accedere alle loro riserve d'oro. Fatto ancor più importante, dal 2000, la banca nazionale svizzera ha venduto più di 1550 tonnellate d'oro - più della metà dei suoi possedimenti - principalmente a prezzi sotto i 500$ l'oncia (il prezzo al momento è almeno 3 volte tanto, NdT), comprando al posto titoli di stato europei il cui valore è crollato di 40 milioni di franchi svizzeri, a fronte di un budget federale di 60 milioni di franchi svizzeri.

Questo referendum porterà il problema dell'uso dell'oro come moneta nell'agenda politica. Il passo successivo è quello di portare avanti una iniziativa che permetta l'emissione libera dei GSF.

La creazione di un franco svizzero d'oro e la conseguente libera possibilità di emetterli, assieme all'abolizione della tassazione sull'uso di oro ed argento come moneta legale, renderebbe liberi i partecipanti del mercato di far nascere spontaneamente un nuovo ordine monetario. Togliendo le barriere imposte dai governi, la gente di tutto il mondo potrà utilizzare una moneta basata sull'oro per facilitare gli scambi di beni e servizi con una loro controparte in tutto il mondo, e si impegnerà in risparmi, investimenti e prestiti usando fondi il cui valore sarebbe finalmente ancorato al potere d'acquisto dell'oro che storicamente si è notevolmente distinto per essere stabile ed affidabile.

Inizialmente questi sforzi avrebbero limitate conseguenze economiche. Ma in un mondo di scambi volontari la moneta buona scaccerebbe quella cattiva, ribaltando quindi la legge di Gresham. Questo era il motivo per il quale quando il valore del dollaro era stabile era stato scelto come valuta preferenziale in tutto il mondo.

Nessuno può prevedere come questo processo evolverà. Ma possiamo anticipare che una creazione di un franco svizzero d'oro assieme all'abolizione delle barriere legali per l'uso dell'oro usata come corso legale sarà l'antecedente delle riforma dell'attuale sistema monetario basato su pezzi carta - sia negli stati uniti che nel resto del mondo.

mercoledì 27 luglio 2011

Anders Breivik: l’uomo che sapeva troppo?

Il documento più “bollente” che circola in rete in queste ore è certamente il “manifesto” del bombarolo-killer norvegese Anders Breivik, l’uomo che avrebbe piazzato la bomba di Oslo e poi massacrato i turisti sull’isola di Utoya.

Centinaia di siti lo stanno analizzando e ripubblicando, anche se molto difficilmente qualcuno lo avrà letto da cima a fondo. Si tratta infatti di un vero e proprio libro dalla lunghezza impressionante (ca. 1500 pagine), perfettamente organizzato e indicizzato, che vuole chiaramente apparire come il “testamento politico” di un uomo che si appresta a compiere una missione senza ritorno.

Ad una prima scorsa – ripeto, è impensabile leggerlo tutto – si ha la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un altro “caso Shakespeare”. Non nel senso di genio letterario, ma anzi del suo opposto, ovvero dell’impossibilità di esserlo (molti sanno che il vero Shakespeare era quasi sicuramente un prestanome, poichè non poteva possedere un decimo delle conoscenze che aveva il vero autore delle sue opere).

Per quanto appena trentenne, Breivik tratta con grande dimestichezza argomenti di portata storica assoluta, dal revisionismo storico al femminismo americano, dalla riforma protestante alla filosofia del marxismo, dalla storia delle crociate all’influenza della sharia nel mondo islamico.

Anche Hitler, da giovane, aveva scritto qualcosa di altrettanto voluminoso …

… – mutatis mutandis, ovviamente – ma il futuro leader nazista si trovava in prigione, e non mancava certo di tempo libero, mentre il nostro Breivik negli ultimi anni avrebbe fatto di tutto e di più: leggendo le note autobiografiche, troviamo che Breivik è stato “investitore, direttore, manager e fondatore di diverse società”, ed ha lavorato nei settori di “marketing, vendite e analisi finanziaria” nel corso degli ultimi anni. Lui stesso nel suo diario scrive (pag. 1403) “lavori 9-10 ore al giorno, torni a casa, mangi, fai ginnastica un paio d’ore per tenerti in forma, fai il tuo ciclo normale di abbronzatura, palestra e Botox, e non è che ti rimanga poi molto tempo.”

Certo che no. Anzi, con una routine del genere io schiatterei dopo una settimana.

La seconda cosa che salta all’occhio, leggendo il suo libro, è la assoluta padronanza della lingua inglese. Non solo non c’è il minimo errore nell'uso dei termini e della punteggiatura – la seconda è tutt'altro che facile da imparare, per qualunque straniero – ma la costruzione della frase è chiaramente quella di un madrelingua (ve lo dice chi si cimenta quasi quotidianamente con traduzioni da e per l’inglese, e so bene di cosa parlo).

Talmente naturale, precisa e scorrevole è la prosa, che ho voluto provare a prendere alcune stringhe del testo e fare una ricerca su Google. Ho così scoperto che quasi tutte le frasi più colte e significative sono citazioni prese da altri autori. In realtà Breivik, pur non citando le fonti, riconosce di aver scritto “circa la metà di questo compendio”, ma rimane comunque il gigantesco lavoro di ricerca, analisi, rielaborazione ed organizzazione dei materiali esterni, che avrebbe fatto interamente da solo. Oltre ovviamente alla stesura delle rimanenti 700 pagine (forse il segreto sta tutto nel Botox).

Ma veniamo all’ideologia, che naturalmente è l’argomento centrale del suo libro. Per quanto abbia attinto da mille fonti diverse, e si sia spinto ad analizzare nel dettaglio argomenti storici estremamente complessi, l’intera ideologia del nostro “unabomber” si può riassumere nell’odio profondo che certe persone provano in Europa centrale per il cosiddetto “multikulti”, ovvero il tentativo di integrazione della cultura islamica e di altre culture non-europee nella nostra società (avevamo già trattato l’argomento in precedenza).

Altri la chiamerebbero, molto più semplicemente, “islamofobia”.

Naturalmente, il “biondo nordico” Breivik, perfetta quintessenza dell’archetipo “ariano”, diventa il candidato ideale per rappresentare questo tipo di fobia, e per rendere quindi credibile il suo gesto contro l’unico paese europeo che ancora abbia la forza di spezzare ogni tanto una lancia in favore dei palestinesi.

Bisogna però riconoscere che questa persona “c’era” davvero, non era uno che “ci faceva” e basta: nessuno infatti si sognerebbe mai di mettere insieme una “compilation” di materiale ideologico così vasta ed approfondita, solo per “costruire” una facciata ideologica al patsy di turno. (Al massimo, quando i ragazzi della CIA mandavano l’antrace ai senatori che chiedevano un’indagine sull’11 settembre, aggiungevano un bigliettino con su scritto “Muori maledetto infedele – Allah è grande”. Tanto, per le masse, questo basta e avanza.)

Qui siamo invece di fronte ad un classico caso di “reclutamento a posteriori” - se non addirittura di indottrinamento completo – di una persona che è effettivamente convinta di quello che scrive.

O che altri hanno scritto per lui.

Ma a questo punto non fa molta differenza: l’unica cosa che nella storia non cambia mai, infatti, è la regolare frequenza con cui un “pazzo isolato” si assume l’onere di risolvere problemi diecimila volte più grandi di lui. Oswald, apparentemente senza volerlo, ha fatto un piacere supremo ai militari, ai banchieri, alla CIA e alla mafia in un colpo solo. Sirhan Sirhan, senza volerlo, ha fatto un piacere immenso chi temeva che Robert Kennedy riaprisse le indagini sull’omicidio di suo fratello. Timothy McVeigh, senza volerlo, ha fatto un piacere immenso a chi temeva le indagini sui fatti di Waco Texas, la cui documentazione si trovava casualmente nel Murray Building di Oklahoma City. Osama bin Laden, sempre senza volerlo, ha fatto un piacere immenso ai petrolieri, ai banchieri e ai guerrafondai di questo secolo. E adesso abbiamo questo unno con la faccia da fotomodello che sta facendo un piacere immenso a tutti coloro che leccano il culo ad Israele.

Avanti il prossimo …

Massimo Mazzucco

mercoledì 1 giugno 2011

Economia : L'egemonia del dollaro e lo strano caso di Dominique Strauss-Kahn

di Attilio Folliero

Prima di parlare dello strano caso di Dominique Strauss-Khan è necessario capire cos’è il Fondo Monetario Internazionale e come si è arrivati al ruolo egemonico degli Stati Uniti. Il ruolo egemonico degli Stati Uniti fu favorito dagli accordi di Bretton Woods.

Infatti, nella conferenza di Bretton Woods, che si tenne dal 1° al 22 luglio del 1944, si accordò il dollaro come unica moneta convertibile in oro. Con questa mossa, fortemente voluta dal delegato statunitense Harry Dexter White, il dollaro, essendo l’unica moneta convertibile in oro, divenne automaticamente la moneta utilizzata negli scambi internazionali.

Gli USA, oltre ad imporre il dollaro come moneta di riferimento mondiale impulsarono la creazione di due organismi: la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Soffermiamoci ad analizzare il FMI, il cui segretario generale, Dominique Strauss-Khan è finito nell’occhio del ciclone.

Il FMI ha il compito di promuovere la cooperazione monetaria internazionale e facilitare l’espansione del commercio. A tale organismo venne affidato anche un altro importante compito: aiutare gli stati membri in difficoltà economiche, attraverso il prestito di risorse; ossia, se uno stato membro ha un deficit di bilancio, il FMI interviene prestandogli soldi e quindi lo aiuta a superare la momentanea crisi.

Il sistema uscito da Bretton Woods era stato disegnato per favorire gli Stati Uniti ed infatti dopo la seconda guerra mondiale gli USA ascesero al ruolo di superpotenza, assieme alla ex Unione Sovietica; praticamente tutti gli altri stati del mondo si ritrovarono sottomessi.

Aver imposto la propria moneta, il dollaro, come unica moneta di riferimento per gli scambi internazionali ha determinato che tutti i paesi del mondo per poter operare a livello internazionale debbono rifornirsi di dollari.

In secondo luogo, il FMI lungi dall’essere l’organismo destinato ad aiutare i paesi in difficoltà, ...



... è sempre stato lo strumento attraverso il quale gli USA ed i suoi principali alleati (Regno Unito, Francia, Germania e Giappone) hanno potuto controllare tutti gli altri paesi del mondo.

Praticamente, un paese che ricorre al prestito del FMI, nel momento di difficoltà, si trasforma in un paese totalmente dipendente dagli USA. A cambio del prestito, lo stato richiedente è obbligato ad applicare determinate politiche economiche imposte dal Fondo a garanzia dei soldi prestati. Ossia, il FMI presta soldi a cambio dell’applicazione di una rigida ricetta economica che prevede sempre le stesse misure: riduzione delle spese sociali, aumento dell’età pensionistica, congelamento o riduzione degli stipendi, aumento delle tariffe pubbliche, aumento delle imposte e soprattutto privatizzazione di tutto quanto sia possibile privatizzare.

Lo stato che si ritrova a dover ricorrere al prestito del FMI, difficilmente si riprende, come ha dimostrato la storia e soprattutto rimane definitivamente assoggetato. Il tutto è stato disegnato per asservire gli stati ed i popoli al dominio statunitense e del suo sistema economico.

La ricetta imposta di fatto impedisce allo stato ricorrente al prestito di uscire dalla crisi. Con i provvedimenti imposti è impossibile la ripresa: lo stato è costretto a privatizzare le più importanti imprese pubbliche che davano ingressi e quindi una volta privatizzate, spesso svendute e “regalate” ai privati, cessano di apportare ingressi; la riduzione delle spese sociali, il congelamento o la riduzione degli stipendi e l’aumento delle tariffe pubbliche finiscono per minare il potere d’acquisto della maggioranza della popolazione, in particolare dei salariati e conseguentemente ciò si riflette sulla domanda; la caduta della domanda ovviamente si riflette sulla produzione, che reagisce con l’espulsione di ulteriore forza lavoro o la chiusura delle stesse imprese. Tutto il sistema peggiora ed in particolare diminuiscono le entrate fiscali dello stato, che lungi dal migliorare il suo deficit si ritrova con sempre minori ingressi ed ulteriori ricorsi al FMI.

In questi mesi, ad esempio, questa situazione si sta ripetendo in Grecia, che dopo il primo prestito e l’adozione di tutte le misure imposte dal Fondo, si trova in una situazione peggiore di prima ed è costretta a chiedere un ulteriore aiuto. Non è difficile ipotizzare prossime esplosioni ad Atene ed in tutta la Grecia. Nella stessa situazione è il Portogallo e presto anche Spagna e Italia potrebbero necessitare l’aiutino del FMI. In passato tanti popoli sono stati affamati, gettati sul lastrico da questo mostro che è il FMI.

Il 27 febbraio del 1989 la miseria estrema in cui il FMI aveva costretto il popolo del Venezuela fece da detonatore per la prima rivolta contro questo organismo al servizio del capitale USA. Ad oggi, quella fu in assoluto la prima ribellione contro i disumani provvedimenti del FMI ed anche l’unica rivolta riuscita vittoriosa. L’esperienza venezuelana dimostra che è possibile ribellarsi e liberarsi del FMI.

In conclusione il FMI agisce come uno strozzino: presta soldi a stati retti da politici corrotti, delinquenti e spendaccioni, che ritrovandosi in un mare di debiti per non affogare è costretto a chiedere prestiti al FMI. Il FMI presta ben volentieri ma a cambio di garanzie, ossia a cambio dell’adozione delle politiche di cui sopra, che finiscono per distruggere totalmente lo stato che cade nelle sue grinfie.

Chi controlla il FMI?

Lo statuto del FMI prevede che le decisioni, soprattutto quelle più importanti, siano prese con una altissima maggioranza qualificata. Il sistema di voto è direttamente proporzionato alla quota detenuta da ogni paese. Inizialmente, gli USA detenevano un terzo del capitale; oggi, quantunque la sua quota sia scesa al di sotto del 20%, continuano ad essere il principale paese detentore; in sostanza, per le decisioni più importanti, occorrendo una altissima maggioranza qualificata (i 2/3 o 3/4), i paesi che volessero prendere soluzioni contrarie agli interessi USA non hanno alcuna possibilità di farlo.

Di seguito riportiamo l’elenco (aggiornato al 18/05/2011) dei primi 20 paesi membri del FMI, con le rispettive quote di possesso ed i loro attuali rappresentati, avvertendono che nel sito è possibile consultare l’elenco completo dei 187 paesi membri.


Elaborazione Attilio Folliero, su dati FMI 18/05/11, Url: http://www.imf.org/external/np/sec/memdir/members.aspx
(*) Il paese accetta gli obblighi ex articolo VIII e statuto, Url: http://www.imf.org/external/pubs/ft/aa/aa08.htm

(**) 1$ = 0,628406 SDR

La moneta di riferimento è il cosidetto SDR, ossia Diritti Speciali di Prelievo; si tratta di uno strumento creato dal FMI nel 1969 e basato su un paniere di quattro monete: il dollaro USA, lo yen giapponese, la sterlina inglese e l’euro.

In sostanza, il Fondo è controllato dagli USA, attraverso il Minsitro delle Finanze. Nessuna decisione può essere presa se USA ed i suoi più stretti alleati non sono d’accordo. Infatti, gli USA col 17,75% detengono la quota più alta ed i primi cinque paesi assieme controllano il 40%.

In conclusione, il sistema incentrato sull’egemonia statunitense si regge su questi due principi: il dollaro come moneta di riferimento mondiale ed il FMI come organismo che controlla gli stati ed i popoli, impedendo a questi di indipendizzarsi dal sistema.

Il superamento di uno o di entrambi questi strumenti pone in pericolo la sopravvivenza stessa degli Stati Uniti. Analizziamo i motivi di questa nostra affermazione.

Cosa significa essere moneta di riferimento mondiale? Significa che tutti gli scambi commerciali o la maggior parte di essi si effettuano in dollari e quindi tutti i paesi per le loro esigenze commerciali hanno dovuto riempire le proprie riserve internazionali coi dollari. Se il dollaro cessasse di essere la moneta di riferimento, tutti gli Stati sarebbero costretti a vendere i loro dollari e comprare la nuova o le nuove monete necessarie ad effettuare le transazioni commerciali. Ciò determinerebbe una immediata svalutazione del dollaro ed il tracollo degli USA. Da un lato gli USA si ritroverebbero con un dollaro fortemente svalutato e quindi dovrebbero sostenere costi altissimi soprattutto per comprare petrolio; dall’altro, l’economia USA andrebbe incontro ad una iperinflazione; con tutta la quantità di dollari in circolazione, un’ondata inflazionaria sarebbe inevitabile.

Conclusione: gli USA non possono permettersi che il dollaro cessi di essere la moneta di riferimento e pertanto debbono stroncare qualsiasi tentativo che miri a tale misura.

Anche il venir meno degli scopi reali del FMI mina l’esistenza stessa degli USA. Se il FMI smettesse di controllare i popoli e gli stati, questi potrebbero allontanarsi dal sistema dollaro e di conseguenza siamo alla stessa situazione che condurrebbe ad una crisi profonda negli USA.

Gli USA che praticamente non aderiscono o non pagano le quote di molti organismi internazionali (Trattato di Kyoto, ONU, Corte penale Internazionale, Unicef), invece tengono strettamente nelle loro mani il FMI e continuano a detenere e pagare la quota di maggioranza.

Le dichiarazioni di Dominique Strauss-Khan

L’attuale dirigenza del FMI è cosciente della grave crisi attuale e per bocca del suo massimo rappresentante, Dominique Strauss-Khan, il segretario generale, lo scorso febbraio arriva a dichiarare non solo che è necessario abbandonare il dollaro, ma occorre anche agire con urgenza perchè i conflitti all’interno del sistema finanziario mondiale potrebbero trascinare nel caos il mondo intero (vedasi nostro articolo: “Verso il tramonto del dollaro: anche Dominique Strauss-Kahn, segretario del FMI, chiede l’abbandono del dollaro”).

Affermare ciò ed iniziare a mettere in pratica il superamento del dollaro significa – come visto – minare l’esistenza stessa degli USA. Ovviamente gli USA non potevano accettare ed era facile prevedere la reazione; nell’articolo citato avevamo ipotizzato un futuro poco roseo per l’attuale segretario del FMI. Così è stato!

Tutti erano a conoscenza delle debolezze di Dominique Strauss-Khan e della sua dipendenza dal sesso, per cui è stato facile tendergli una trappola ed accusarlo di violenza sessuale.

Daniel Estulin nel suo articolo “Sexo en Nueva York” ipotizza che la cameriera che Dominique Strauss-Kahn ha tentato probabilmente di pagare (e non violentare) per ottenere servizi sessuali era un agente del Mossad, il servizio segreto isaeliano e vincolata al QAT internazionale (per i dettagli vedasi l’articolo citato).

Che sia stata una trappola si capisce anche dal fatto che una cameriera non entra a fare le pulizie in una stanza occupata. Meno che meno si permette di entrare in una stanza, quindi disturbare, se l’ospite paga 3.000 dollari a notte. In un hotel di lusso, il cliente è sacro e non va minimamente disturbato, pertanto la cameriera entra a fare le pulizie solo quando è certa che la stanza sia vuota. A meno che il proposito non sia un altro.

Inoltre, appena Dominique Strauss-Khan è arrestato, il segretario USA Timothy F. Geithner, sale a dichiarare che deve abbandonare l’incarico di segretario; non aspetta neppure il tempo necessario per verificare se si fosse trattato di un errore!

Dominique Strauss-Kahn era uno degli uomini più potenti del mondo. Era in pratica lui a decidere del destino di milioni di esseri umani; letteralmente decideva del futuro, della vita e della morte di milioni di esseri umani. Come massimo esponente del partito socialista francese, sembrava anche l’uomo più accreditato a succedere a Sarkozy nella carica di Presidente. All’improvviso, durante il suo soggiorno a New York, in un hotel da 3.000 dollari a notte la sua vita cambia completamente, accusato di violenza sessuale. Dominique Strauss-Kahn è ovviamente un uomo finito.

Come è possibile che sia stato capace di cadere così ingenuamente? Probabilmente, essere il segretario del FMI, lo ha portato a sentirsi poco meno che un dio in terra. Si sarà sentito così potente da potersi schierare contro la potenza USA, in grave crisi, ma viva e disposta a vendere cara la pelle fino alla fine. Un errore gravissimo aver dato per spacciato il suo padrone.

Attilio Folliero

martedì 10 maggio 2011

Fukushima stà per deflagrare?

La situazione negli impianti nucleari Daiichi di Fukushima sta deteriorandosi e rivela man mano uno scenario apocalittico. Domenica scorsa, i funzionari della Tokyo Electric Power Co. (TEPCO) hanno riferito che i livelli di radiazione fuorusciti nell'acqua di mare presso il reattore 2 erano 100.000 volte superiori al normale e che la radiazione dell'aria superava di 4 volte i limiti di legge previsti. Di conseguenza, i lavoratori sono stati evacuati d'urgenza dall’impianto e trasportati in un luogo sicuro. La visuale di una completa fusione del nocciolo o di una catastrofe ambientale di portata incalcolabile si prospetta ora più che mai. La crisi sta peggiorando.



Se le barre di combustibile esaurito prenderanno fuoco per mancanza di liquido refrigerante, l'intenso calore alzerà pennacchi di radiazioni fino all'atmosfera più alta interessando tutto il pianeta. Questo è lo scenario da incubo, nubi di materiale radioattivo che innaffiano il pianeta con tossine letali per mesi e mesi. E, secondo l'Istituto Centrale di Meteorologia e Geodinamica di Vienna, il processo mortale è già iniziato. L’Istituto ha detto al New Scientist che:



"L’impianto nucleare danneggiato di Fukushima sta emettendo iodio e cesio radioattivo a livelli prossimi a quelli osservati in seguito all'incidente di Chernobyl del 1986. I ricercatori austriaci hanno utilizzato una rete mondiale di rivelatori di radiazione ...





... progettati per rilevare test clandestini di ordigni nucleari per dimostrare che lo iodio-131 è stato rilasciato con livelli giornalieri pari al 73 per cento di quelli osservati dopo il disastro del 1986. Mentre la quantità giornaliera di cesio-137 rilasciato da Fukushima è circa il 60 per cento della quantità rilasciata da Chernobyl. (Articolo del "New Scientist", 24 marzo - di Michael Collins "Hanno detto che non era come Chernobyl e hanno sbagliato")



Così, i volatili elementi radioattivi, sono già stati immessi in quota nelle correnti a getto e si sono diffusi sui continenti. Di diverso qui, c’è che le quantità sono molto più grandi di quanto non fossero a Chernobyl, quindi, la minaccia è di gran lunga superiore. Secondo lo stesso gruppo di scienziati "l'impianto di Fukushima ha circa 1.760 tonnellate di combustibile nucleare nuovo ed esausto in loco" (mentre) "nel reattore di Chernobyl c’erano solo 180 tonnellate." I problemi di un impianto nucleare oggi rappresentano una minaccia diretta per gli esseri umani e le altre specie viventi in tutto il globo. Era questo che intendeva Obama quando ha detto che il nucleare è "Sicuro ed ecologico?" (Safe and green)


La CNN dice:



"Venerdì le autorità in Giappone hanno rivelato la prospettiva di una probabile falla nell’involucro di contenimento del nocciolo del reattore n° 3 della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, uno sviluppo potenzialmente minaccioso nella corsa per evitare un rilascio su grande scala delle radiazioni ".



E questo il New York Times:



"Un alto dirigente nucleare, che ha insistito per l'anonimato ma ha estesi contatti in Giappone, ha detto che c'era una lunga crepa verticale che correva lungo il lato del contenitore del reattore stesso. Ha detto che la fessura corre fin sotto il livello dell'acqua nel reattore e sta facendo fuoriuscire fluidi e gas…



"Vi è una chiara, netta fessura nell’involucro - è sopra e sotto ed è grande," ha detto. "Il problema delle fessure è che non rimpiccioliscono da sole." (grazie alla fonte Washington’s Blog)



Quindi, c'è una rottura nell’involucro di contenimento e il materiale radioattivo si disperde in mare uccidendo i pesci e la vita marina e trasformando le acque costiere in un deserto nucleare. Questo è da Kyodo News:



"Come ulteriore guaio vi è l'aumento del livello di contaminazione del mare vicino agli impianti.... E’ stato rilevato lo iodio-131 radioattivo ad una concentrazione 1.850,5 volte il limite di legge in un campione di acqua di mare preso sabato a circa 330 metri a sud dell’impianto, nei pressi di uno scarico dei quattro reattori in panne, rispetto a 1.250,8 volte il limite, trovati venerdì, ha detto l'agenzia.



Nishiyama (portavoce dell’Agenzia per la Sicurezza e Industriale, ndt) ha detto in una conferenza stampa del mattino che egli non può negare la possibilità che i materiali radioattivi continuino ad essere rilasciati in mare. Ha detto poi che l'acqua trovata al piano seminterrato degli edifici delle turbine è improbabile che si sia riversata in mare, causando la contaminazione."("Ulteriori guai per l’acqua radioattiva nell'impianto nucleare", Kyodo News)



Com'era prevedibile, i media si sono messi in completa modalità "Perdita Petrolio del Golfo della BP", facendo ogni sforzo per minimizzare il disastro e per placare il pubblico con mezze verità e disinformazione. L'obiettivo è quello di nascondere la portata della catastrofe e proteggere l'industria nucleare. E' un altro caso di profitti a scapito delle persone. Eppure, per coloro che sono disposti a vagliare le bugie, la verità è comunque disponibile. La radiazione si è manifestata nella fornitura d’acqua di Tokyo, è stata proibita l’importazione di latte, frutta e verdura da quattro prefetture in prossimità di Fukushima e la zona di evacuazione intorno agli impianti è stata allargata ad un raggio di 18 miglia.



Inoltre, gli apparecchi rilevatori hanno conteggiato le minuscole particelle radioattive che si sono diffuse dal sito del reattore attraverso il Pacifico fino al Nord America, l'Atlantico e l'Europa ... Secondo la Reuters: "E 'solo una questione di giorni prima che si disperda in tutto l'emisfero settentrionale", ha detto Andrea Stahl, scienziato senior presso l'Istituto Norvegese per la Ricerca Atmosferica."



Questo è quanto dice il Dottor Brian Moench:



"I portavoce dell'amministrazione asseriscono continuamente che non c’è "nessuna minaccia"per la radiazione che raggiunge gli Stati Uniti dal Giappone, così come hanno fatto con le fuoruscite di petrolio nel Golfo. Forse dovremmo tutti fischiettare "Don't worry, be happy" all'unisono. Un esame approfondito degli aspetti scientifici, tuttavia, richiede un secondo parere.



Che la radiazione venga rilasciata a 5.000 miglia di distanza non è così confortante come sembra .... Ogni giorno, le correnti a getto trasportano l'inquinamento delle ciminiere asiatiche e la polvere dal deserto del Gobi alla nostra West Coast (Costa Occidentale, ndt), contribuendo al 10-60 per cento del totale dell’inquinamento respirato dai californiani, a seconda del periodo dell'anno. Il mercurio è probabilmente la seconda sostanza più tossica conosciuta, dopo il plutonio. La metà del mercurio presente nell’atmosfera su tutti gli USA proviene dalla Cina e anch’essa dista 5,000 miglia. Una settimana dopo un test di ordigni nucleari in Cina, lo iodio-131 può essere individuato nella tiroide dei cervi del Colorado, anche se non è possibile rilevarlo nell’aria o nella vegetazione vicina. "(Washington's Blog)



Le carcasse fumanti di Fukushima sono una macchina perpetua di morte che avvelena tutto quello che ha intorno - mare, cielo e terra. Ecco un estratto da un articolo di Collins:



"... La contaminazione del suolo è elevatissima. Sul suolo prelevato a 40 chilometri di distanza .... i livelli erano molto alti, infatti, un migliaio di volte per lo iodio e 4.000 volte il livello standard del cesio. E abbiamo appena ricevuto una relazione dal Kurri (Kyoto University Research Reactor Institute), del Dr. Tetsuji Imanaka, che ha detto che avrebbe dovuto guardare un po’ meglio i campionamenti del governo giapponese, ma a seconda di come il campionamento è stato fatto, questo livello di contaminazione del suolo potrebbe essere il doppio di quanto ha reso obbligatoria l'evacuazione per Chernobyl. Aileen Mioko (Articolo del "New Scientist", 24 marzo - di Michael Collins "Hanno detto che non era come Chernobyl e hanno sbagliato")



Già il doppio di Chernobyl e il disastro è probabile che persista per mesi a venire. Le cose stanno peggiorando, e di molto.



Il governo giapponese ha minimizzato la crisi per far sembrare che le cose siano sotto controllo, ma è tutta una farsa. Non controllano nulla. La missione di soccorso è stata un flop fin dall’inizio e ora le cose sono a un punto critico. L’intervento d’emergenza è stato superato dagli eventi e adesso si tratta di "aspettare e vedere". Ci stiamo avvicinando all’ora zero.



Come si spiega l’insabbiamento? Perchè i media cercano di minimizzare i reali effetti di un cataclisma nucleare? Il governo giapponese davvero crede di poter migliorare le cose adattando la propria strategia di pubbliche relazioni? Dovrebbero piuttosto concentrarsi a risparmiare vite e abbandonare del tutto la "gestione della percezione". Questo estratto proviene dal sito della Union of Concerned Scientists:



"La nostra valutazione è che il governo giapponese stia sprecando l'opportunità di avviare una evacuazione ordinata da aree più grandi attorno a tutto il sito, in particolare per le categorie maggiormente vulnerabili, come bambini e donne incinte. In pratica si tratta di non perdere tempo prezioso e intraprendere subito un’evacuazione su scala più ampia ".



Il governo giapponese sta cercando di proteggere la potente lobby nucleare. Lo stesso vale per Obama, che continua a promuovere l'energia nucleare nel mentre la radiazione fuoriesce da una disastrata Fukushima. Lui non sta pensando al pubblico; sta pensando alle persone dotate di tasca profonda che riempiono le casse delle sue campagne elettorali.



I lavoratori giapponesi stanno mettendo le loro vite in gioco per riprendere il controllo dell’impianto danneggiato, ma con scarso successo. La probabilità di un altro incendio, un'altra esplosione mostruosa o una fusione del nocciolo aumenta di giorno in giorno. Il danneggiamento di Fukushima sta progredendo esponendo decine di migliaia di persone al rischio di cancro della tiroide, di leucemia infantile e di altre malattie mortali.



Sabato, il primo ministro giapponese, Naoto Kan, ha detto che la situazione nello stabilimento nucleare di Fukushima era ''grave''. Questo potrebbe essere l'eufemismo del secolo.



Mike Whitney vive nello stato di Washington. Può essere contattato all'indirizzo: fergiewhitney@msn.com

mercoledì 27 aprile 2011

La Logica non è un'opinione. Come difendersi nelle discussioni più accanite

I PARTE - Il metodo del ragionamento

Su questo sito si discute, in Internet si discute, nel mondo, in generale, si discute. E per farlo usiamo tutti, indistintamente, gli stessi due strumenti: il linguaggio, e la Logica. Ma mentre il linguaggio è chiaramente acquisito, la Logica pare in qualche modo "esistere" a priori, risultando immutabile nel tempo ed invariata in ogni luogo. Che tu vada in Russia o nel Congo, che tu parli cinese o afrikaans, ciò che è logico rimane logico sempre e comunque, dappertutto e per tutti. (Di fronte a questo non può non venire in mente, anche a chi non sia cristiano, la frase inziale del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Logos").

Nonostante questa apparente universalità, però, gran parte delle discussioni fra gli esseri umani non porta a nulla di costruttivo, e anzi si finisce spesso per allontanarsi ancora di più uno dall'altro. Perchè? Se i dati sono riscontrati oggettivamente, e la Logica è uguale per tutti, ...
...non si dovrebbe arrivare automaticamente alle stesse conclusioni?

Uno dei motivi perchè ciò non accade, ovviamente, è quello che possiano definire una "differenza di opinione", dove il divario non stia nel modo di analizzare i dati disponibili, ma nel "valore" intrinseco che ciascuno di noi assegna a questi dati. E questa diversa scala di valori ha radici culturali, emotive e personali che sfuggono completamente al mondo ordinato e preciso della Logica. (Come dissero Eisntein ed Heisemberger, dopo aver passato tre giorni rinchiusi in uno chalet a confrontare le proprie idee sull'Universo, "we agree to disagree", siamo d'accordo sul non esserlo. I due infatti partivano da presupposti scientifici diversi, e le loro teorie rimangono a tutt'oggi inconciliabili fra loro).

Il secondo motivo, altrettanto diffuso, è quello di una errata applicazione dello strumento logico. Ovvero, i due contendenti non discordano in realtà sulla tesi di fondo, ma non riescono a giungere ad un accordo per un' errata applicazione delle "regole del gioco", e questo genera fra i due una sensazione di discordia di fondo.


IL RAGIONAMENTO LOGICO

Un ragionamento logico è definito tale quando si componga di tre elementi essenziali, che sono: premessa, inferenza, e conclusione. Possiamo descrivere la premessa come una specie di "affermazione" generica, nota a tutti e fuori discussione, l'inferenza come un'affermazione particolare, che si applica solo nel caso specifico, e la conclusione come una nuova affermazione, che nasca dalla somma delle prime due. Oppure possiamo definire un ragionamento logico, in maniera molto più semplice, "due siccome e un quindi". Facciamo un esempio:

PREMESSA (generica): (Siccome) I cani hanno quattro zampe, una coda e abbaiano.
INFERENZA (specifica): (E siccome) L'animale che ho davanti ha quattro zampe, una coda e abbaia.
CONCLUSIONE (nuova affermazione): (Quindi) L'animale che ho davanti è un cane.

Ogni nuova affermazione che si ottenga con un tale procedimento, cioè ogni conclusione, può a sua volta diventare la premessa per un nuovo pezzo di ragionamento, ovvero di una nuova "tripletta" fatta di due siccome e un quindi. (Da cui l'espressione "segui il filo del mio ragionamento").


METODO DEDUTTIVO E METODO INDUTTIVO

Vi sono due tipi di ragionamento, quello deduttivo e quello induttivo, che sono anche detti "aristotelico" e "platonico". Ambedue seguono lo schema premessa-inferenza-conclusione, ma si distinguono sia per il tipo di premessa che per la garanzia che danno sulla conclusione ottenuta.

Nel ragionamento deduttivo la premessa è sempre qualcosa di categorico, di astratto, di prestabilito - una specie di verità assodata da cui si parte (tutti i cani hanno quattro zampe, una coda e abbaiano). In quello induttivo invece la premessa è data dall'osservazione di dati singoli, che non erano mai stati raccolti prima, e che sono quindi in grado di portare a una nuova "verità assodata" di tipo generale. L'esempio più classico è quello del procedimento scientifico, dove un esperimento ripetuto a sufficienza permette di stabilire una nuova legge della Natura. Ad esempio, i ripetuti lanci di sfere di vario peso, effettuati da Galileo dalla Torre di Pisa, permisero di stabilire (anche se con approssimazione) le proprietà di accelerazione dei corpi nello spazio.

Oppure, per usare di nuovo l'esempio iniziale, l'equivalente induttivo sarebbe:

PREMESSA: Ho davanti un animale che ha quattro zampe e una coda, e abbaia.
INFERENZA: Avevo già incontrato numerosi animali che presentano tutti le stesse caratteristiche.
CONCLUSIONE: A questo punto posso stabilire con relativa certezza che esista una categoria di animali con quelle precise caratteristiche, che io chiamerò "cani".

In altre parole, il ragionamento deduttivo parte da un'affermazione generale, di tipo teorico, che si dà per scontata (tutti i cani hanno ecc. ecc.), e giunge ad una conclusione specifica, di tipo pratico, (questo animale è un cane). L'induttivo invece parte da un'affermazione specifica, di tipo pratico (ho davanti un animale con quattro zampe ecc…), e giunge ad una conclusione generale, di tipo teorico (esiste quindi una categoria che chiamerò "cani"). Dal generale al particolare, dal particolare al generale. Dall'astratto al concreto, dal concreto all'astratto.

Ciascuno dei due metodi offre precisi


VANTAGGI E SVANTAGGI

Il metodo deduttivo offre il vantaggio di garantire la validità della conclusione, purchè la premessa sia valida: se è vero che "tutti i cani hanno quattro zampe ecc…", questo che ho davanti è SICURAMENTE un cane. Ha però lo svantaggio di produrre una conclusione "più piccola" della premessa stessa: si parte dalla categoria "cani", si arriva a "questo" cane specifico. (In altre parole, la conclusione è garantita perchè è già contenuta dalla premessa).

Il ragionamento induttivo invece non può garantire la validità della conclusione (se un domani saltasse fuori un animale che ha quattro zampe e una coda e abbaia, ma si arrampica anche sugli alberi come una scimmia, la mia nuova categoria "cani" va a farsi benedire), ma mi permette di arrivare a conclusioni "più ampie" della premessa iniziale (sono partito osservando un singolo animale, ho concluso con una nuova categoria che prima non avevo).


DUE VOLTI DELLA STESSA MEDAGLIA?

In realtà, appare ovvio che qualunque affermazione categorica che noi usiamo come premessa per un ragionamento deduttivo, debba inizialmente essersi formulata come conclusione di un percorso induttivo. Ovvero, prima che l'uomo potesse stabilire che "i cani hanno quattro zampe, una coda, e abbaiano", ha dovuto osservarne abbastanza da poterlo dire con relativa certezza.

Ma allora, cosa è nato prima? L'osservazione, o l'affermazione?

Ovvero, tutte le "Verità" che l'uomo oggi considera tali, sono nate da un'osservazione iniziale del mondo esteriore, tramite i cinque sensi, o vi è per caso anche una innata forma di conoscenza interiore - il famoso "sesto" senso - che non necessita di verifiche di nessun tipo per affermarsi come tale?

Sappiamo di scoprire, o scopriamo di sapere?



II PARTE - LE FALLACIE PIU COMUNI

Una fallacia logica equivale in tutto e per tutto a quello che è un fallo in una partita di calcio. Mente però in inglese fallacy è un termine usato comunemente, a noi la parola fallacia suona un pò strana. Il Garzanti comunque la riporta, con queste definizioni: Apparenza ingannevole, falsità, slealtà, malafede, sbaglio, errore, sofisma, vizio di ragionamento.

A noi interessa soprattutto l'ultima definizione. Vizio di ragionamento, aggiungiamo, strettamente tecnico, secondo quelle che sono le regole della cosiddetta Logica Formale. Un pò come dire "mani in area è rigore". Sta all'arbitro, di volta in volta, giudicare se il giocatore abbia toccato il pallone con le mani, ma la regola è quella e non cambia per nessuno.

Il vantaggio di saper riconoscere le varie fallacie permette spesso di non farsi fuorviare dai ragionamenti altrui - anche se spesso in perfetta buona fede - e di evitare in genere inutili perdite di tempo ad ambedue i contendenti.

Le fallacie più comuni, molte delle quali portano ancora il nome latino, sono le seguenti:


Argomento ad hominem. Quando si attacca la persona e non l'idea di cui è portatore.

"L'ha detto Giulio? Ma quello è un cretino!" Sarà anche cretino, ma è la sua idea che va confutata, indipendentemente dalla persona.

Questo può valere anche per la "fonte" in senso lato: "Ho letto su un sito internet che l'11 Settembre non fu affatto portato a termine da 19 arabi..." "Ma và là, lascia perdere. In Internet girano tante di quelle stronzate!"

Ne girano a quintali, se è solo per quello, ma sono le idee specifiche che vanno confutate, non il luogo (comune) da cui provengono.


Argomento ad ignorantiam. Un cosa è vera (o falsa) sono perchè non è mai stato dimostrato il contrario.

Atlantide è esistita: dimostrami che non è vero.
Dio non esiste: dimostrami che c'è.


Falso dilemma. Un esempio classico è quello dell'interminabile dibattito fra creazionismo ed evoluzionismo, dove la fallacia viene curiosamente adottata da ambo le parti senza ormai più nessun ritegno.

Da una parte si dice: "L'evoluzionismo non dà conto del passaggio dalla scimmia all'uomo (anello mancante), quindi ha ragione il creazionismo". Dall'altra si risponde: "Siccome il mondo non può avere seimila anni, come vorrebbe la Bibbia, è l'evoluzionismo la teoria giusta".

Questa fallacia presuppone che non vi siano alternative alle due tesi concorrenti, quando in realtà non è possibile affermarlo. Ben diverso sarebbe sostenere che un uomo "è morto, poichè non è più vivo", o viceversa, quando le alternative siano effettivamente solo due.

La fallacia del falso dilemma è molto più diffusa di quello che si creda, perchè si nasconde spesso in proposizioni che a prima vista suonano perfettamente coerenti. Consideriamo le risposte a queste due affermazioni:

A - Credo che il capitalismo abbia assunto nella nostra società una forma disumana”
R - “E allora cosa dovremmo dire dei morti fatti dal comunismo?”

A - “La democrazia moderna ha fallito il suo compito”
R - “Ma sì, torniamo pure alle dittature che torturano la povera gente”

Ambedue le risposte presuppongono che vi siano solo due alternative al problema, il che in ciascun caso non è assolutamente vero.


La domanda "pesante". Si pone quando viene implicata una premessa che non è necessariamente vera.

Hèi, come stai? Hai smesso finalmente di picchiare tua moglie? (Dove sta scritto che io abbia mai iniziato, scusa?)


Petitio principi: quando si inserisce la conclusione nella premessa, in modo da poterla dimostrare con maggiore facilità. (Equivale al cosiddetto "giro vizioso").

"La Bibbia è parola divina." "Come fai a dirlo?" "Lo dice la Bibbia stessa!" (Episodio vero, capitatomi con un Testimone di Geova).

Ma vi sono anche forme molto più subdole, e meno facili da individuare: "Non è possibile che Kennedy sia stato ucciso da una cospirazione, poichè ci sono quintali di prove che dimostrano che Oswald agì da solo".

Si dimentica in questo caso che tali prove sono state raccolte, gestite e fornite al pubblico dalle stesse autorità che, nel caso del complotto, avrebbero avuto tutto l'interesse a falsificarle.


Uomo di paglia. Avviene quando si attacca un'argomentazione che l'avversario ha fatto in separata sede, e che risulta particolarmente facile da confutare, nell'intento si sminuire la validita della sua argomentazione corrente.

Io e te siamo discutendo di coltivazione delle banane. Ad un certo punto tu mi dici: "Tu hai scritto l'anno scorso che i mandarini non crescono bene in Sicilia, mentre questo non è vero", sottintendendo che la mia argomentazione sulle banane sia meno valida. (Si chiama "uomo di paglia" perchè è più facile da sconfiggere di un uomo in carne ed ossa).

Impone inoltre l'idea che se si sta davvero cercando di conoscere la verità conviene prendere in considerazione la tesi contraria più forte, e non la più debole.


Argomento ad autoritatem (diffusissimo di questi tempi): Chi sostiene una certa tesi è un luminare nel campo, quindi ha ragione.

Questo non è necessariamente vero, anche se per questo non dobbiamo rigettare per principio qualunque cosa esca dalla bocca di un esperto di settore. Un utile criterio discriminante può essere l'eventuale "interesse aggiuntivo" legato alla sua affermazione: se Einstein sostiene una certa caratteristica dell'Universo, non avendo apparentemente nulla di aggiuntivo da guadagnare (oltre al piacere di avere ragione), forse ci si può anche fidare. Ma se un noto architetto sostiene che le Torri Gemelle sono cadute per conto loro - essendo la cosa particolarmente controversa - non solo è igienico dubitarne, ma si può in certi casi addirittura sospettare che il luminare sia stato interpellato proprio per supportare una bugia (in cambio di una lauta ricompensa, ovviamente). Il caso dell'Universtità Purdue - per chi conosce bene la questione 11 Settembre - è particolarmente indicativo. E comunque in generale, il mondo è pieno di "esperti a gettone", il cui numero sembra aumentare proprio con il calo di attenzione critica con cui assorbiamo quotidianamente le informazioni dai media ufficiali.


Fallacia del piano inclinato (o piano scivoloso), dove si prospettano conseguenze catastrofiche ad un certa tesi, nell'intento di invalidarla.

All'ipotetica proposta: "Se gli immigrati illegali avessero la patente potrebbero lavorare molto di più", qualcuno potrebbe replicare: "Già bravo, cominciamo col dargli la patente e va a finire che fra qualche anno ce li ritroviamo al governo".

A parte che non è affatto garantito che ciò accadrebbe, la tesi non può comunque restare invalidata da qualcosa che le è esterno. Ovvero, qualunque cosa possa succedere per aver dato la patente agli immigrati, non cambia il fatto che questi sarebbero più produttivi se l'avessero.


Fallacia di composizione: avviene quando si attribuisce al tutto la qualità di una parte.

Gli appartamenti di quell'edificio sono molto piccoli. Quell'edificio ha tanti appartamenti. Quell'edificio è piccolo.

Il suo opposto è la

Fallacia di sottrazione, che avviene quando invece si attribuisce alla parte una qualità del tutto.

Gli aborigeni si stanno estinguendo. Arrawang è un aborigeno. Arrawang si sta estinguendo.


Negazione dell'antecedente, quando si fa risalire un evento ad una causa non necessariamente correlata.

Mio cugino ha urlato. Subito dopo è crollato il Muro di Berlino. Mio cugino ha fatto crollare il Muro di Berlino.

Il suo contrario è la

Affermazione del conseguente. Fallacia che avviene quando si presume un effetto da una causa non necessariamente correlata.

Quando l'Inter vinse il campionato pioveva. Oggi piove. Oggi l'Inter vince il campionato. (Magari)


Queste sono le fallacie più diffuse, che è utile conoscere per districarsi in eventuali situazioni di stallo durante una discussione. Ve n'è poi almeno un'altra dozzina, che sono però molto meno insidiose, e molto più facili da individuare. Per il nostro scopo quelle presentate dovrebbero essere più che sufficienti.

Massimo Mazzucco

venerdì 8 aprile 2011

Cosa stanno nascondendo a Fukushima?

di Takashi HIROSE

Introduzione di Lummis Douglas

Hirose Takashi ha scritto un intero scaffale di libri, per lo più sul settore nucleare e il settore militare-industriale. Il suo libro più noto è probabilmente Nuclear Plants for Tokio – Impianti Nucleari per Tokio - in cui egli porta la logica dei promotori del nucleare alla sua logica conclusione: se siete sicuri che siano così sicuri, perché non costruire gli impianti nel centro della città, invece che a centinaia di chilometri di distanza provocando la dispersione di metà dell’energia elettrica nel passaggio sui cavi?

Ha rilasciato l'intervista tv, parzialmente tradotta qui di seguito, un po' contro i suoi impulsi presenti. Gli ho parlato al telefono oggi (22 marzo 2011) e mi ha detto che, mentre al tempo della costruzione aveva senso opporsi al nucleare, adesso che il disastro era cominciato egli avrebbe preferito rimanere in silenzio, solo che le bugie che stanno raccontando la radio e la TV sono così gravi che non può stare zitto.

Ho tradotto solo il primo terzo del colloquio (potete vedere tutto, in giapponese, su you-tube), la parte che riguarda in particolare quello che accade negli impianti di Fukushima. Nella seconda parte ha parlato di quanto sia pericolosa radiazione in generale, e anche della minaccia costante dei terremoti.

Dopo aver letto il suo racconto, vi domanderete perché continuino a spruzzare acqua sul reattori, invece di adottare la soluzione del sarcofago [cioè ricoprire i reattori col cemento ndc.] Penso che ci siano almeno due risposte. Per prima cosa, si tratta di reattori costosi e non possono sopportare l'idea di una colossale perdita economica. Ma, ancora più importante, ...

... accettare la soluzione sarcofago vuol dire ammettere che si sbagliavano e che non riescono a sistemare i malfunzionamenti. Da un lato c’è un senso di colpa troppo grande da sopportare per un essere umano. Dall’altro, significa la sconfitta dell'idea dell’energia nucleare, un'idea cui si aggrappano con devozione quasi religiosa. E non significa solo la perdita di quei sei (o dieci) reattori, significa anche spegnere tutte le altre, una catastrofe finanziaria. Se solo riuscissero a raffreddarli e a farli ripartire potrebbero dire: “Avete visto, dopo tutto, l'energia nucleare non è poi così pericolosa”. Fukushima è un dramma, cui assiste il mondo intero, che può terminare con la sconfitta o - nella loro fragile speranza, che reputo priva di fondamento - la vittoria per l'industria nucleare. Le parole di Hirose possono aiutarci a capire in cosa consista il dramma.

Douglas Lummis

Hirose Takashi: L’incidente della Centrale Nucleare di Fukushima e lo Stato dei Media

Trasmesso da Asahi NewStar, 17 marzo 20:00

Intervistatori: Yoh Sen'ei e Maeda Mari

Yoh: Oggi molte persone stanno vedendo che viene versata acqua, da sopra e da sotto, sui reattori, ma è una cosa efficace?

Hirose:. . . Se si vuole raffreddare un reattore con acqua, è necessario far circolare l'acqua all'interno e trasportare via calore, altrimenti non ha alcun significato. Quindi l'unica soluzione è quella di ricollegare l'elettricità. Diversamente è come versare acqua sulla lava.

Yoh: Ricollegare l'elettricità – cioè riavviare il sistema di raffreddamento?

Hirose: Sì. L'incidente è stato causato dal fatto che lo tsunami ha allagato i generatori di emergenza e portato via i relativi serbatoi di carburante. Se non si rimedia a questo, non c'è modo di rimediare all’incidente.

Yoh: La TEPCO [Tokyo Electric Power Company, proprietario/gestore degli impianti nucleari] dice che per stasera si aspetta di portare una linea ad alta tensione.

Hirose: Sì, c'è un po' di speranza. Ma ciò che è preoccupante è che un reattore nucleare non è quello che fanno vedere le immaginine stilizzate (mostra l’immagine di un reattore, come quelle utilizzate in TV). Questa è solo una figurina. Ecco cosa c’è sotto il contenitore di un reattore (mostra una fotografia). Questa è la parte terminale del reattore. Dia un'occhiata. Si tratta di una foresta di leve di commutazione, cavi e tubazioni. In televisione si vedono questi pseudo-esperti che forniscono spiegazioni semplici, ma quei professori accademici non sanno nulla. Solo gli ingegneri sanno. Questo è il posto dove hanno versato l’acqua. Questo labirinto di tubi è sufficiente a farti venire le vertigini. La sua struttura è dannatamente troppo complessa per capirla. Da una settimana ci stanno versando acqua sopra. E si tratta di acqua salata, vero? Versi acqua salata sopra una piastra bollente e cosa pensi che succeda? Si ottiene il sale. Il sale entrerà in tutte queste valvole e le ostruirà. Non riusciranno a muoversi. Questo sta succedendo dappertutto. Quindi non posso credere che sia solo una semplice questione di ricollegare l'elettricità e l'acqua inizierà a circolare. Credo che qualsiasi ingegnere con un po' di fantasia sia in grado di capirlo. Si prende un sistema incredibilmente complesso come questo e poi praticamente gli si rovescia addosso dell'acqua da un elicottero - forse hanno qualche idea di come ciò possa funzionare, ma io proprio non lo capisco.

Yoh: Ci vorranno 1300 tonnellate di acqua per riempire le piscine che contengono le barre di combustibile esaurito dei reattori 3 e 4. Questa mattina 30 tonnellate. Poi l’esercito ne immetterà altre 30 tonnellate con cinque camion. Questo non è neanche lontanamente sufficiente, devono proseguire continuamente. Questo spruzzamento d'acqua coi tubi può permettere di cambiare la situazione?

Hirose: In linea di principio, non può. Anche quando è in buona forma, un reattore richiede un controllo costante per mantenere la temperatura alla quale è appena appena sicuro. Ora dentro c’è un gran pasticcio, e quando penso ai 50 operatori rimasti, mi vien da piangere. Presumo che siano stati esposti a grandi quantità di radiazioni, e che abbiano accettato di trovarsi ad affrontare la morte per rimanere lì. E per quanto tempo possono durare? Fisicamente, intendo. Finora la situazione ha portato a questo. Quando vedo queste cronache in televisione, vorrei dire loro, "Se questo è quello che pensi, allora vai lì e fallo tu!" Davvero, dicono queste sciocchezze, cercando di rassicurare tutti, cercando di evitare il panico. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una ragionevole paura. Perché la situazione è giunta al punto in cui il pericolo è reale.

Se io fossi il primo ministro Kan, ordinerei di fare quello che l'Unione Sovietica ha fatto quando esplose il reattore di Chernobyl, la soluzione sarcofago, seppellire tutto sotto il cemento, mettere al lavoro tutti i cementifici del Giappone e scaricare cemento dal cielo sugli impianti. Perchè si deve ipotizzare il caso peggiore. Perché? Perché a Fukushima vi è l'impianto Daiichi con sei reattori e impianto Daini con quattro per un totale di dieci reattori. Se anche uno solo di essi degenera nel caso peggiore, i lavoratori devono evacuare dal sito o rimanervi e perire. Così, per esempio, se uno dei reattori a Daiichi collassa, per gli altri cinque sarà solo una questione di tempo. Non potremo sapere in quale ordine collasseranno anche loro, ma sicuramente capiterà a tutti. E se questo accade, Daini non è poi così lontano, così probabilmente anche quei reattori cederanno. Perché suppongo che i lavoratori non potranno rimanere lì.

Sto parlando del caso peggiore, ma la probabilità non è bassa. Questa è la minaccia cui il mondo sta assistendo.

Solo in Giappone la si sta nascondendo. Come sapete, dei sei reattori della Daiichi, quattro sono in uno stato di crisi. Quindi, anche se in uno tutto andasse bene e la circolazione dell'acqua venisse ripristinata, gli altri tre potrebbero ancora cedere. Ma in crisi ce ne sono quattro, e di ipotizzare la riparazione al 100 per cento di tutti e quattro, mi dispiace dirlo, ma io sono pessimista. Se è così, per salvare il popolo, dobbiamo pensare a qualche modo per ridurre la dispersione di radiazioni al livello più basso possibile. Non con pompe per sparare acqua, come acqua spruzzata su un deserto. Dobbiamo ipotizzare che tutti e sei gli impianti cedano, e la possibilità che ciò accada non è bassa. Tutti sanno quanto tempo ci vuole ad un tifone per passare sopra al Giappone, grosso modo una settimana. Cioè, con una velocità del vento di due metri al secondo, potrebbero bastare circa cinque giorni per coprire di radiazioni tutto il Giappone. Non stiamo parlando solo di distanze di 20, 30 o 100 chilometri. Ciò significa, naturalmente, Tokyo, Osaka. Questo è quanto velocemente una nube radioattiva potrebbe diffondersi. Naturalmente dipende dalle condizioni del tempo, non possiamo sapere in anticipo come le radiazioni si diffonderebbero. Sarebbe bello se il vento soffiassee verso il mare, ma non può farlo per sempre. Due giorni fa, il 15, il vento soffiava verso Tokyo. Ecco come può succedere…

Yoh: Ogni giorno l’amministrazione locale misura la radioattività. Tutte le stazioni televisive dicono che mentre anche se le radiazioni sono in aumento, non sono ancora abbastanza elevate da rappresentare un pericolo per la salute. Fanno il confronto con una lastra di raggi X allo stomaco, o per esempio, con una TAC. Qual è la verità?

Hirose: Prendiamo ieri, per esempio. Intorno alla Stazione Daiichi di Fukushima hanno misurato 400 millisievert – quantità in un’ora. Con questa misura (il capo di gabinetto) Edano ha ammesso per la prima volta che vi era un pericolo per la salute, ma non ha spiegato cosa significa. Tutti i mezzi di informazione hanno colpa in questo, credo. Stanno dicendo cose stupide, ad esempio, perché siamo esposti a radiazioni per tutto il tempo nella nostra vita quotidiana, e riceviamo radiazioni provenienti dallo spazio. Ma questo è un millisievert per anno. Un anno ha 365 giorni, un giorno ha 24 ore; moltiplicando 365 per 24, si ottiene 8.760. Moltiplicando questo per i 400 millisievert, si ottiene 3.500.000 volte la dose normale. Questo lo chiamate dose sicura? E quale media ha riferito questo? Nessuno. Essi fanno il confronto con una TAC, che termina in un istante, che non ha nulla a che fare con ciò di cui parliamo.

La ragione per cui la radioattività può essere misurata è che il materiale radioattivo fuoriesce.

Quello che è pericoloso è quando il materiale entra nel vostro corpo e irradia dall'interno. Questi studiosi al servizio dell’industria vanno alla TV e cosa dicono? Dicono che allontanandosi le radiazioni si riducono in proporzione inversa al quadrato della distanza. Voglio asserire l’inverso. L’irradiazione interna accade quando il materiale radioattivo viene ingerito nel corpo. Che cosa succede? Diciamo che ci sia una particella nucleare a un metro di distanza da voi. La respirate e si attacca all’interno del vostro corpo; la distanza tra voi e lei è ora a livello di micron. Un metro è di 1000 millimetri, un micron è un millesimo di millimetro. Questo è mille volte mille: mille al quadrato. Questo è il vero significato di "proporzione inversa al quadrato della distanza." L’esposizione alle radiazioni è aumentata di un fattore pari a un trilione.

Inalare anche la più piccola particella, questo è il pericolo.

Yoh: Quindi fare il confronto con i raggi X e TAC non ha alcun significato. Perché il materiale radioattivo può essere inalato.

Hirose: Esatto. Quando entra nel corpo, non si può dire dove andrà. Il pericolo maggiore è per le donne, specialmente le donne incinte e i bambini piccoli. Adesso stanno parlando di iodio e cesio, ma questa è solo una parte di cio’, non stanno usando gli strumenti di rilevazione adeguati. Quello che chiamano monitoraggio è solo la misurazione della quantità di radiazione nell’aria. I loro strumenti non mangiano. Quello che misurano non ha alcun legame con la quantità di materiale radioattivo. . . .

Yoh: Quindi i danni da raggi radioattivi e danni da materiale radioattivo non sono gli stessi.

Hirose: Se chiedete, se ci sono raggi radioattivi provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima qui, in questo studio, la risposta sarà no. Ma le particelle radioattive sono portate qui dall'aria. Quando il nucleo comincia a fondere, all'interno gli elementi come lo iodio diventano gas. Esso sale verso l'alto, quindi se c'è qualche crepa fuoriesce all'esterno.

Yoh: Esiste un modo per rilevarlo?

Hirose: E’ stato detto da un giornalista che ora TEPCO non è nemmeno in grado di svolgere un monitoraggio regolare. Prendono soltanto misure occasionali e queste diventano la base per le dichiarazioni di Edano. Si dovrebbero rilevare le misure in maniera costante, ma non sono in grado di farlo. E si dovrebbe indagare cosa sta fuoriuscendo e in che quantità. Ciò richiede strumenti di misura molto sofisticati. Non si può fare mantenendo un semplice posto di controllo. Non va bene nemmeno per misurare il solo livello di radiazioni dell’aria. Passare al volo in auto, prendere una misura, è alto, è basso - non è questo il punto. Abbiamo bisogno di sapere che tipo di materiali radioattivi stanno uscendo e dove stanno andando e attualmente non hanno un sistema per farlo.