mercoledì 27 aprile 2011
La Logica non è un'opinione. Come difendersi nelle discussioni più accanite
Su questo sito si discute, in Internet si discute, nel mondo, in generale, si discute. E per farlo usiamo tutti, indistintamente, gli stessi due strumenti: il linguaggio, e la Logica. Ma mentre il linguaggio è chiaramente acquisito, la Logica pare in qualche modo "esistere" a priori, risultando immutabile nel tempo ed invariata in ogni luogo. Che tu vada in Russia o nel Congo, che tu parli cinese o afrikaans, ciò che è logico rimane logico sempre e comunque, dappertutto e per tutti. (Di fronte a questo non può non venire in mente, anche a chi non sia cristiano, la frase inziale del Vangelo di Giovanni: "In principio era il Logos").
Nonostante questa apparente universalità, però, gran parte delle discussioni fra gli esseri umani non porta a nulla di costruttivo, e anzi si finisce spesso per allontanarsi ancora di più uno dall'altro. Perchè? Se i dati sono riscontrati oggettivamente, e la Logica è uguale per tutti, ...
...non si dovrebbe arrivare automaticamente alle stesse conclusioni?
Uno dei motivi perchè ciò non accade, ovviamente, è quello che possiano definire una "differenza di opinione", dove il divario non stia nel modo di analizzare i dati disponibili, ma nel "valore" intrinseco che ciascuno di noi assegna a questi dati. E questa diversa scala di valori ha radici culturali, emotive e personali che sfuggono completamente al mondo ordinato e preciso della Logica. (Come dissero Eisntein ed Heisemberger, dopo aver passato tre giorni rinchiusi in uno chalet a confrontare le proprie idee sull'Universo, "we agree to disagree", siamo d'accordo sul non esserlo. I due infatti partivano da presupposti scientifici diversi, e le loro teorie rimangono a tutt'oggi inconciliabili fra loro).
Il secondo motivo, altrettanto diffuso, è quello di una errata applicazione dello strumento logico. Ovvero, i due contendenti non discordano in realtà sulla tesi di fondo, ma non riescono a giungere ad un accordo per un' errata applicazione delle "regole del gioco", e questo genera fra i due una sensazione di discordia di fondo.
IL RAGIONAMENTO LOGICO
Un ragionamento logico è definito tale quando si componga di tre elementi essenziali, che sono: premessa, inferenza, e conclusione. Possiamo descrivere la premessa come una specie di "affermazione" generica, nota a tutti e fuori discussione, l'inferenza come un'affermazione particolare, che si applica solo nel caso specifico, e la conclusione come una nuova affermazione, che nasca dalla somma delle prime due. Oppure possiamo definire un ragionamento logico, in maniera molto più semplice, "due siccome e un quindi". Facciamo un esempio:
PREMESSA (generica): (Siccome) I cani hanno quattro zampe, una coda e abbaiano.
INFERENZA (specifica): (E siccome) L'animale che ho davanti ha quattro zampe, una coda e abbaia.
CONCLUSIONE (nuova affermazione): (Quindi) L'animale che ho davanti è un cane.
Ogni nuova affermazione che si ottenga con un tale procedimento, cioè ogni conclusione, può a sua volta diventare la premessa per un nuovo pezzo di ragionamento, ovvero di una nuova "tripletta" fatta di due siccome e un quindi. (Da cui l'espressione "segui il filo del mio ragionamento").
METODO DEDUTTIVO E METODO INDUTTIVO
Vi sono due tipi di ragionamento, quello deduttivo e quello induttivo, che sono anche detti "aristotelico" e "platonico". Ambedue seguono lo schema premessa-inferenza-conclusione, ma si distinguono sia per il tipo di premessa che per la garanzia che danno sulla conclusione ottenuta.
Nel ragionamento deduttivo la premessa è sempre qualcosa di categorico, di astratto, di prestabilito - una specie di verità assodata da cui si parte (tutti i cani hanno quattro zampe, una coda e abbaiano). In quello induttivo invece la premessa è data dall'osservazione di dati singoli, che non erano mai stati raccolti prima, e che sono quindi in grado di portare a una nuova "verità assodata" di tipo generale. L'esempio più classico è quello del procedimento scientifico, dove un esperimento ripetuto a sufficienza permette di stabilire una nuova legge della Natura. Ad esempio, i ripetuti lanci di sfere di vario peso, effettuati da Galileo dalla Torre di Pisa, permisero di stabilire (anche se con approssimazione) le proprietà di accelerazione dei corpi nello spazio.
Oppure, per usare di nuovo l'esempio iniziale, l'equivalente induttivo sarebbe:
PREMESSA: Ho davanti un animale che ha quattro zampe e una coda, e abbaia.
INFERENZA: Avevo già incontrato numerosi animali che presentano tutti le stesse caratteristiche.
CONCLUSIONE: A questo punto posso stabilire con relativa certezza che esista una categoria di animali con quelle precise caratteristiche, che io chiamerò "cani".
In altre parole, il ragionamento deduttivo parte da un'affermazione generale, di tipo teorico, che si dà per scontata (tutti i cani hanno ecc. ecc.), e giunge ad una conclusione specifica, di tipo pratico, (questo animale è un cane). L'induttivo invece parte da un'affermazione specifica, di tipo pratico (ho davanti un animale con quattro zampe ecc…), e giunge ad una conclusione generale, di tipo teorico (esiste quindi una categoria che chiamerò "cani"). Dal generale al particolare, dal particolare al generale. Dall'astratto al concreto, dal concreto all'astratto.
Ciascuno dei due metodi offre precisi
VANTAGGI E SVANTAGGI
Il metodo deduttivo offre il vantaggio di garantire la validità della conclusione, purchè la premessa sia valida: se è vero che "tutti i cani hanno quattro zampe ecc…", questo che ho davanti è SICURAMENTE un cane. Ha però lo svantaggio di produrre una conclusione "più piccola" della premessa stessa: si parte dalla categoria "cani", si arriva a "questo" cane specifico. (In altre parole, la conclusione è garantita perchè è già contenuta dalla premessa).
Il ragionamento induttivo invece non può garantire la validità della conclusione (se un domani saltasse fuori un animale che ha quattro zampe e una coda e abbaia, ma si arrampica anche sugli alberi come una scimmia, la mia nuova categoria "cani" va a farsi benedire), ma mi permette di arrivare a conclusioni "più ampie" della premessa iniziale (sono partito osservando un singolo animale, ho concluso con una nuova categoria che prima non avevo).
DUE VOLTI DELLA STESSA MEDAGLIA?
In realtà, appare ovvio che qualunque affermazione categorica che noi usiamo come premessa per un ragionamento deduttivo, debba inizialmente essersi formulata come conclusione di un percorso induttivo. Ovvero, prima che l'uomo potesse stabilire che "i cani hanno quattro zampe, una coda, e abbaiano", ha dovuto osservarne abbastanza da poterlo dire con relativa certezza.
Ma allora, cosa è nato prima? L'osservazione, o l'affermazione?
Ovvero, tutte le "Verità" che l'uomo oggi considera tali, sono nate da un'osservazione iniziale del mondo esteriore, tramite i cinque sensi, o vi è per caso anche una innata forma di conoscenza interiore - il famoso "sesto" senso - che non necessita di verifiche di nessun tipo per affermarsi come tale?
Sappiamo di scoprire, o scopriamo di sapere?
II PARTE - LE FALLACIE PIU COMUNI
Una fallacia logica equivale in tutto e per tutto a quello che è un fallo in una partita di calcio. Mente però in inglese fallacy è un termine usato comunemente, a noi la parola fallacia suona un pò strana. Il Garzanti comunque la riporta, con queste definizioni: Apparenza ingannevole, falsità, slealtà, malafede, sbaglio, errore, sofisma, vizio di ragionamento.
A noi interessa soprattutto l'ultima definizione. Vizio di ragionamento, aggiungiamo, strettamente tecnico, secondo quelle che sono le regole della cosiddetta Logica Formale. Un pò come dire "mani in area è rigore". Sta all'arbitro, di volta in volta, giudicare se il giocatore abbia toccato il pallone con le mani, ma la regola è quella e non cambia per nessuno.
Il vantaggio di saper riconoscere le varie fallacie permette spesso di non farsi fuorviare dai ragionamenti altrui - anche se spesso in perfetta buona fede - e di evitare in genere inutili perdite di tempo ad ambedue i contendenti.
Le fallacie più comuni, molte delle quali portano ancora il nome latino, sono le seguenti:
Argomento ad hominem. Quando si attacca la persona e non l'idea di cui è portatore.
"L'ha detto Giulio? Ma quello è un cretino!" Sarà anche cretino, ma è la sua idea che va confutata, indipendentemente dalla persona.
Questo può valere anche per la "fonte" in senso lato: "Ho letto su un sito internet che l'11 Settembre non fu affatto portato a termine da 19 arabi..." "Ma và là, lascia perdere. In Internet girano tante di quelle stronzate!"
Ne girano a quintali, se è solo per quello, ma sono le idee specifiche che vanno confutate, non il luogo (comune) da cui provengono.
Argomento ad ignorantiam. Un cosa è vera (o falsa) sono perchè non è mai stato dimostrato il contrario.
Atlantide è esistita: dimostrami che non è vero.
Dio non esiste: dimostrami che c'è.
Falso dilemma. Un esempio classico è quello dell'interminabile dibattito fra creazionismo ed evoluzionismo, dove la fallacia viene curiosamente adottata da ambo le parti senza ormai più nessun ritegno.
Da una parte si dice: "L'evoluzionismo non dà conto del passaggio dalla scimmia all'uomo (anello mancante), quindi ha ragione il creazionismo". Dall'altra si risponde: "Siccome il mondo non può avere seimila anni, come vorrebbe la Bibbia, è l'evoluzionismo la teoria giusta".
Questa fallacia presuppone che non vi siano alternative alle due tesi concorrenti, quando in realtà non è possibile affermarlo. Ben diverso sarebbe sostenere che un uomo "è morto, poichè non è più vivo", o viceversa, quando le alternative siano effettivamente solo due.
La fallacia del falso dilemma è molto più diffusa di quello che si creda, perchè si nasconde spesso in proposizioni che a prima vista suonano perfettamente coerenti. Consideriamo le risposte a queste due affermazioni:
A - Credo che il capitalismo abbia assunto nella nostra società una forma disumana”
R - “E allora cosa dovremmo dire dei morti fatti dal comunismo?”
A - “La democrazia moderna ha fallito il suo compito”
R - “Ma sì, torniamo pure alle dittature che torturano la povera gente”
Ambedue le risposte presuppongono che vi siano solo due alternative al problema, il che in ciascun caso non è assolutamente vero.
La domanda "pesante". Si pone quando viene implicata una premessa che non è necessariamente vera.
Hèi, come stai? Hai smesso finalmente di picchiare tua moglie? (Dove sta scritto che io abbia mai iniziato, scusa?)
Petitio principi: quando si inserisce la conclusione nella premessa, in modo da poterla dimostrare con maggiore facilità. (Equivale al cosiddetto "giro vizioso").
"La Bibbia è parola divina." "Come fai a dirlo?" "Lo dice la Bibbia stessa!" (Episodio vero, capitatomi con un Testimone di Geova).
Ma vi sono anche forme molto più subdole, e meno facili da individuare: "Non è possibile che Kennedy sia stato ucciso da una cospirazione, poichè ci sono quintali di prove che dimostrano che Oswald agì da solo".
Si dimentica in questo caso che tali prove sono state raccolte, gestite e fornite al pubblico dalle stesse autorità che, nel caso del complotto, avrebbero avuto tutto l'interesse a falsificarle.
Uomo di paglia. Avviene quando si attacca un'argomentazione che l'avversario ha fatto in separata sede, e che risulta particolarmente facile da confutare, nell'intento si sminuire la validita della sua argomentazione corrente.
Io e te siamo discutendo di coltivazione delle banane. Ad un certo punto tu mi dici: "Tu hai scritto l'anno scorso che i mandarini non crescono bene in Sicilia, mentre questo non è vero", sottintendendo che la mia argomentazione sulle banane sia meno valida. (Si chiama "uomo di paglia" perchè è più facile da sconfiggere di un uomo in carne ed ossa).
Impone inoltre l'idea che se si sta davvero cercando di conoscere la verità conviene prendere in considerazione la tesi contraria più forte, e non la più debole.
Argomento ad autoritatem (diffusissimo di questi tempi): Chi sostiene una certa tesi è un luminare nel campo, quindi ha ragione.
Questo non è necessariamente vero, anche se per questo non dobbiamo rigettare per principio qualunque cosa esca dalla bocca di un esperto di settore. Un utile criterio discriminante può essere l'eventuale "interesse aggiuntivo" legato alla sua affermazione: se Einstein sostiene una certa caratteristica dell'Universo, non avendo apparentemente nulla di aggiuntivo da guadagnare (oltre al piacere di avere ragione), forse ci si può anche fidare. Ma se un noto architetto sostiene che le Torri Gemelle sono cadute per conto loro - essendo la cosa particolarmente controversa - non solo è igienico dubitarne, ma si può in certi casi addirittura sospettare che il luminare sia stato interpellato proprio per supportare una bugia (in cambio di una lauta ricompensa, ovviamente). Il caso dell'Universtità Purdue - per chi conosce bene la questione 11 Settembre - è particolarmente indicativo. E comunque in generale, il mondo è pieno di "esperti a gettone", il cui numero sembra aumentare proprio con il calo di attenzione critica con cui assorbiamo quotidianamente le informazioni dai media ufficiali.
Fallacia del piano inclinato (o piano scivoloso), dove si prospettano conseguenze catastrofiche ad un certa tesi, nell'intento di invalidarla.
All'ipotetica proposta: "Se gli immigrati illegali avessero la patente potrebbero lavorare molto di più", qualcuno potrebbe replicare: "Già bravo, cominciamo col dargli la patente e va a finire che fra qualche anno ce li ritroviamo al governo".
A parte che non è affatto garantito che ciò accadrebbe, la tesi non può comunque restare invalidata da qualcosa che le è esterno. Ovvero, qualunque cosa possa succedere per aver dato la patente agli immigrati, non cambia il fatto che questi sarebbero più produttivi se l'avessero.
Fallacia di composizione: avviene quando si attribuisce al tutto la qualità di una parte.
Gli appartamenti di quell'edificio sono molto piccoli. Quell'edificio ha tanti appartamenti. Quell'edificio è piccolo.
Il suo opposto è la
Fallacia di sottrazione, che avviene quando invece si attribuisce alla parte una qualità del tutto.
Gli aborigeni si stanno estinguendo. Arrawang è un aborigeno. Arrawang si sta estinguendo.
Negazione dell'antecedente, quando si fa risalire un evento ad una causa non necessariamente correlata.
Mio cugino ha urlato. Subito dopo è crollato il Muro di Berlino. Mio cugino ha fatto crollare il Muro di Berlino.
Il suo contrario è la
Affermazione del conseguente. Fallacia che avviene quando si presume un effetto da una causa non necessariamente correlata.
Quando l'Inter vinse il campionato pioveva. Oggi piove. Oggi l'Inter vince il campionato. (Magari)
Queste sono le fallacie più diffuse, che è utile conoscere per districarsi in eventuali situazioni di stallo durante una discussione. Ve n'è poi almeno un'altra dozzina, che sono però molto meno insidiose, e molto più facili da individuare. Per il nostro scopo quelle presentate dovrebbero essere più che sufficienti.
Massimo Mazzucco
venerdì 8 aprile 2011
Cosa stanno nascondendo a Fukushima?
di Takashi HIROSE
Introduzione di Lummis Douglas
Hirose Takashi ha scritto un intero scaffale di libri, per lo più sul settore nucleare e il settore militare-industriale. Il suo libro più noto è probabilmente Nuclear Plants for Tokio – Impianti Nucleari per Tokio - in cui egli porta la logica dei promotori del nucleare alla sua logica conclusione: se siete sicuri che siano così sicuri, perché non costruire gli impianti nel centro della città, invece che a centinaia di chilometri di distanza provocando la dispersione di metà dell’energia elettrica nel passaggio sui cavi?
Ha rilasciato l'intervista tv, parzialmente tradotta qui di seguito, un po' contro i suoi impulsi presenti. Gli ho parlato al telefono oggi (22 marzo 2011) e mi ha detto che, mentre al tempo della costruzione aveva senso opporsi al nucleare, adesso che il disastro era cominciato egli avrebbe preferito rimanere in silenzio, solo che le bugie che stanno raccontando la radio e la TV sono così gravi che non può stare zitto.
Ho tradotto solo il primo terzo del colloquio (potete vedere tutto, in giapponese, su you-tube), la parte che riguarda in particolare quello che accade negli impianti di Fukushima. Nella seconda parte ha parlato di quanto sia pericolosa radiazione in generale, e anche della minaccia costante dei terremoti.
Dopo aver letto il suo racconto, vi domanderete perché continuino a spruzzare acqua sul reattori, invece di adottare la soluzione del sarcofago [cioè ricoprire i reattori col cemento ndc.] Penso che ci siano almeno due risposte. Per prima cosa, si tratta di reattori costosi e non possono sopportare l'idea di una colossale perdita economica. Ma, ancora più importante, ...
... accettare la soluzione sarcofago vuol dire ammettere che si sbagliavano e che non riescono a sistemare i malfunzionamenti. Da un lato c’è un senso di colpa troppo grande da sopportare per un essere umano. Dall’altro, significa la sconfitta dell'idea dell’energia nucleare, un'idea cui si aggrappano con devozione quasi religiosa. E non significa solo la perdita di quei sei (o dieci) reattori, significa anche spegnere tutte le altre, una catastrofe finanziaria. Se solo riuscissero a raffreddarli e a farli ripartire potrebbero dire: “Avete visto, dopo tutto, l'energia nucleare non è poi così pericolosa”. Fukushima è un dramma, cui assiste il mondo intero, che può terminare con la sconfitta o - nella loro fragile speranza, che reputo priva di fondamento - la vittoria per l'industria nucleare. Le parole di Hirose possono aiutarci a capire in cosa consista il dramma.
Douglas Lummis
Hirose Takashi: L’incidente della Centrale Nucleare di Fukushima e lo Stato dei Media
Trasmesso da Asahi NewStar, 17 marzo 20:00
Intervistatori: Yoh Sen'ei e Maeda Mari
Yoh: Oggi molte persone stanno vedendo che viene versata acqua, da sopra e da sotto, sui reattori, ma è una cosa efficace?
Hirose:. . . Se si vuole raffreddare un reattore con acqua, è necessario far circolare l'acqua all'interno e trasportare via calore, altrimenti non ha alcun significato. Quindi l'unica soluzione è quella di ricollegare l'elettricità. Diversamente è come versare acqua sulla lava.
Yoh: Ricollegare l'elettricità – cioè riavviare il sistema di raffreddamento?
Hirose: Sì. L'incidente è stato causato dal fatto che lo tsunami ha allagato i generatori di emergenza e portato via i relativi serbatoi di carburante. Se non si rimedia a questo, non c'è modo di rimediare all’incidente.
Yoh: La TEPCO [Tokyo Electric Power Company, proprietario/gestore degli impianti nucleari] dice che per stasera si aspetta di portare una linea ad alta tensione.
Hirose: Sì, c'è un po' di speranza. Ma ciò che è preoccupante è che un reattore nucleare non è quello che fanno vedere le immaginine stilizzate (mostra l’immagine di un reattore, come quelle utilizzate in TV). Questa è solo una figurina. Ecco cosa c’è sotto il contenitore di un reattore (mostra una fotografia). Questa è la parte terminale del reattore. Dia un'occhiata. Si tratta di una foresta di leve di commutazione, cavi e tubazioni. In televisione si vedono questi pseudo-esperti che forniscono spiegazioni semplici, ma quei professori accademici non sanno nulla. Solo gli ingegneri sanno. Questo è il posto dove hanno versato l’acqua. Questo labirinto di tubi è sufficiente a farti venire le vertigini. La sua struttura è dannatamente troppo complessa per capirla. Da una settimana ci stanno versando acqua sopra. E si tratta di acqua salata, vero? Versi acqua salata sopra una piastra bollente e cosa pensi che succeda? Si ottiene il sale. Il sale entrerà in tutte queste valvole e le ostruirà. Non riusciranno a muoversi. Questo sta succedendo dappertutto. Quindi non posso credere che sia solo una semplice questione di ricollegare l'elettricità e l'acqua inizierà a circolare. Credo che qualsiasi ingegnere con un po' di fantasia sia in grado di capirlo. Si prende un sistema incredibilmente complesso come questo e poi praticamente gli si rovescia addosso dell'acqua da un elicottero - forse hanno qualche idea di come ciò possa funzionare, ma io proprio non lo capisco.
Yoh: Ci vorranno 1300 tonnellate di acqua per riempire le piscine che contengono le barre di combustibile esaurito dei reattori 3 e 4. Questa mattina 30 tonnellate. Poi l’esercito ne immetterà altre 30 tonnellate con cinque camion. Questo non è neanche lontanamente sufficiente, devono proseguire continuamente. Questo spruzzamento d'acqua coi tubi può permettere di cambiare la situazione?
Hirose: In linea di principio, non può. Anche quando è in buona forma, un reattore richiede un controllo costante per mantenere la temperatura alla quale è appena appena sicuro. Ora dentro c’è un gran pasticcio, e quando penso ai 50 operatori rimasti, mi vien da piangere. Presumo che siano stati esposti a grandi quantità di radiazioni, e che abbiano accettato di trovarsi ad affrontare la morte per rimanere lì. E per quanto tempo possono durare? Fisicamente, intendo. Finora la situazione ha portato a questo. Quando vedo queste cronache in televisione, vorrei dire loro, "Se questo è quello che pensi, allora vai lì e fallo tu!" Davvero, dicono queste sciocchezze, cercando di rassicurare tutti, cercando di evitare il panico. Ciò di cui abbiamo bisogno ora è una ragionevole paura. Perché la situazione è giunta al punto in cui il pericolo è reale.
Se io fossi il primo ministro Kan, ordinerei di fare quello che l'Unione Sovietica ha fatto quando esplose il reattore di Chernobyl, la soluzione sarcofago, seppellire tutto sotto il cemento, mettere al lavoro tutti i cementifici del Giappone e scaricare cemento dal cielo sugli impianti. Perchè si deve ipotizzare il caso peggiore. Perché? Perché a Fukushima vi è l'impianto Daiichi con sei reattori e impianto Daini con quattro per un totale di dieci reattori. Se anche uno solo di essi degenera nel caso peggiore, i lavoratori devono evacuare dal sito o rimanervi e perire. Così, per esempio, se uno dei reattori a Daiichi collassa, per gli altri cinque sarà solo una questione di tempo. Non potremo sapere in quale ordine collasseranno anche loro, ma sicuramente capiterà a tutti. E se questo accade, Daini non è poi così lontano, così probabilmente anche quei reattori cederanno. Perché suppongo che i lavoratori non potranno rimanere lì.
Sto parlando del caso peggiore, ma la probabilità non è bassa. Questa è la minaccia cui il mondo sta assistendo.
Solo in Giappone la si sta nascondendo. Come sapete, dei sei reattori della Daiichi, quattro sono in uno stato di crisi. Quindi, anche se in uno tutto andasse bene e la circolazione dell'acqua venisse ripristinata, gli altri tre potrebbero ancora cedere. Ma in crisi ce ne sono quattro, e di ipotizzare la riparazione al 100 per cento di tutti e quattro, mi dispiace dirlo, ma io sono pessimista. Se è così, per salvare il popolo, dobbiamo pensare a qualche modo per ridurre la dispersione di radiazioni al livello più basso possibile. Non con pompe per sparare acqua, come acqua spruzzata su un deserto. Dobbiamo ipotizzare che tutti e sei gli impianti cedano, e la possibilità che ciò accada non è bassa. Tutti sanno quanto tempo ci vuole ad un tifone per passare sopra al Giappone, grosso modo una settimana. Cioè, con una velocità del vento di due metri al secondo, potrebbero bastare circa cinque giorni per coprire di radiazioni tutto il Giappone. Non stiamo parlando solo di distanze di 20, 30 o 100 chilometri. Ciò significa, naturalmente, Tokyo, Osaka. Questo è quanto velocemente una nube radioattiva potrebbe diffondersi. Naturalmente dipende dalle condizioni del tempo, non possiamo sapere in anticipo come le radiazioni si diffonderebbero. Sarebbe bello se il vento soffiassee verso il mare, ma non può farlo per sempre. Due giorni fa, il 15, il vento soffiava verso Tokyo. Ecco come può succedere…
Yoh: Ogni giorno l’amministrazione locale misura la radioattività. Tutte le stazioni televisive dicono che mentre anche se le radiazioni sono in aumento, non sono ancora abbastanza elevate da rappresentare un pericolo per la salute. Fanno il confronto con una lastra di raggi X allo stomaco, o per esempio, con una TAC. Qual è la verità?
Hirose: Prendiamo ieri, per esempio. Intorno alla Stazione Daiichi di Fukushima hanno misurato 400 millisievert – quantità in un’ora. Con questa misura (il capo di gabinetto) Edano ha ammesso per la prima volta che vi era un pericolo per la salute, ma non ha spiegato cosa significa. Tutti i mezzi di informazione hanno colpa in questo, credo. Stanno dicendo cose stupide, ad esempio, perché siamo esposti a radiazioni per tutto il tempo nella nostra vita quotidiana, e riceviamo radiazioni provenienti dallo spazio. Ma questo è un millisievert per anno. Un anno ha 365 giorni, un giorno ha 24 ore; moltiplicando 365 per 24, si ottiene 8.760. Moltiplicando questo per i 400 millisievert, si ottiene 3.500.000 volte la dose normale. Questo lo chiamate dose sicura? E quale media ha riferito questo? Nessuno. Essi fanno il confronto con una TAC, che termina in un istante, che non ha nulla a che fare con ciò di cui parliamo.
La ragione per cui la radioattività può essere misurata è che il materiale radioattivo fuoriesce.
Quello che è pericoloso è quando il materiale entra nel vostro corpo e irradia dall'interno. Questi studiosi al servizio dell’industria vanno alla TV e cosa dicono? Dicono che allontanandosi le radiazioni si riducono in proporzione inversa al quadrato della distanza. Voglio asserire l’inverso. L’irradiazione interna accade quando il materiale radioattivo viene ingerito nel corpo. Che cosa succede? Diciamo che ci sia una particella nucleare a un metro di distanza da voi. La respirate e si attacca all’interno del vostro corpo; la distanza tra voi e lei è ora a livello di micron. Un metro è di 1000 millimetri, un micron è un millesimo di millimetro. Questo è mille volte mille: mille al quadrato. Questo è il vero significato di "proporzione inversa al quadrato della distanza." L’esposizione alle radiazioni è aumentata di un fattore pari a un trilione.
Inalare anche la più piccola particella, questo è il pericolo.
Yoh: Quindi fare il confronto con i raggi X e TAC non ha alcun significato. Perché il materiale radioattivo può essere inalato.
Hirose: Esatto. Quando entra nel corpo, non si può dire dove andrà. Il pericolo maggiore è per le donne, specialmente le donne incinte e i bambini piccoli. Adesso stanno parlando di iodio e cesio, ma questa è solo una parte di cio’, non stanno usando gli strumenti di rilevazione adeguati. Quello che chiamano monitoraggio è solo la misurazione della quantità di radiazione nell’aria. I loro strumenti non mangiano. Quello che misurano non ha alcun legame con la quantità di materiale radioattivo. . . .
Yoh: Quindi i danni da raggi radioattivi e danni da materiale radioattivo non sono gli stessi.
Hirose: Se chiedete, se ci sono raggi radioattivi provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima qui, in questo studio, la risposta sarà no. Ma le particelle radioattive sono portate qui dall'aria. Quando il nucleo comincia a fondere, all'interno gli elementi come lo iodio diventano gas. Esso sale verso l'alto, quindi se c'è qualche crepa fuoriesce all'esterno.
Yoh: Esiste un modo per rilevarlo?
Hirose: E’ stato detto da un giornalista che ora TEPCO non è nemmeno in grado di svolgere un monitoraggio regolare. Prendono soltanto misure occasionali e queste diventano la base per le dichiarazioni di Edano. Si dovrebbero rilevare le misure in maniera costante, ma non sono in grado di farlo. E si dovrebbe indagare cosa sta fuoriuscendo e in che quantità. Ciò richiede strumenti di misura molto sofisticati. Non si può fare mantenendo un semplice posto di controllo. Non va bene nemmeno per misurare il solo livello di radiazioni dell’aria. Passare al volo in auto, prendere una misura, è alto, è basso - non è questo il punto. Abbiamo bisogno di sapere che tipo di materiali radioattivi stanno uscendo e dove stanno andando e attualmente non hanno un sistema per farlo.