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di Marco Cedolin
A distanza di oltre un mese dalle elezioni, siamo tornati esattamente al punto di partenza, con la netta sensazione di avere girato intorno qualche settimana, come un cane che si morde la coda.
Se l'inattesa dimensione del successo di Beppe Grillo era stata in grado di mettere in crisi il progetto primigenio (già venduto in Europa e negli Usa), consistente in una riedizione del governo dell'usuraio di Goldman Sachs sostenuto dal PD di Bersani (o viceversa, gli addendi possono venire invertiti a piacimento), Napolitano, senza scomporsi più di tanto, ha dimostrato chiaramente che quando si agisce al di fuori di ogni regola e di ogni parvenza democratica, tutto ciò che è uscito dalla porta può rapidamente rientrare dalla finestra.
Bersani ha recitato senza sbavature il ruolo dell'utile idiota, impegnato ad adescare i grillini, nel tentativo di farli cadere in fallo ed eliminare sul nascere il movimento di Grillo. Rifiutando al tempo stesso qualsiasi alleanza con gli "impresentabili" del PDL, insieme ai quali governa da quasi un anno e mezzo nel nome di Monti.
Berlusconi con altrettanta destrezza si è finto paladino dei cittadini, preoccupato per l'IMU, la pressione fiscale ed il disatro economico che si sta impadronendo delle famiglie italiane, grazie alle riforme da lui stesso votate nel nome di Monti durante l'anno appena trascorso. E proprio per salvare gli italiani si è manifestato disponibile a governare insieme al PD, ricevendo da Bersani quella stessa sfilza di No che Mr. Legacoop aveva collezionato da Grillo.
Mario Monti saggiamente è rimasto in silenzio, dal momento che Napolitano gli aveva suggerito di saltare un turno. [...]
Beppe Grillo è riuscito a resistere a settimane di stalking feroce, portato avanti da Bersani, da Repubblica, dalla confraternita degli intellettuali e dalla congrega dei cantautori e solo dopo il millesimo No indirizzato all'ipotesi di un governo insieme al PD, sembra che i molestatori abbiano iniziato a recepire il messaggio.
Nonostante su queste basi non potesse esistere alcun margine di manovra, Bersani ha comunque portato avanti per una settimana il mandato esplorativo concesso da Napolitano, relazionandosi con le associazioni dei consumatori e con quelle ambientaliste, con i sindacalisti, gli opinionisti, gli economisti, gli attivisti, i ciclisti, gli automobilisti, i rappresentanti della società civile e, si sussurra, anche qualche elemento di quella incivile. Alla fine della maratona è tornato dal presidente per riferire che nonostante tutti questi dialoghi ogni cosa era rimasta esattamente come prima. Grillo non avrebbe mai appoggiato un suo governo, lui non avrebbe mai appoggiato un governo di Grillo, Berlusconi ci sarebbe stato, ma lui non voleva il PDL perché impresentabile, Monti avrebbe appoggiato chiunque ma solo sulla base di un'ampia maggioranza. Insomma un vicolo cieco e nulla più.
Napolitano, preso atto della situazione, ha realizzato che se la montagna non va a Maometto, Maometto può sempre andare alla montagna, per tenere fede alla promessa fatta all'Europa e agli USA.
Se alla luce dei risultati delle urne diventa impossibile costituire un nuovo governo, non è necessario rompersi il capo per cercare la quadratura del cerchio, dal momento che un governo esiste già e poco importa se non è uscito dalle urne, bensì dal golpe creato da lui stesso nel 2011.
Lunga vita dunque al governo di Mario Monti, gradito tanto ad Obama, quanto alla UE, alla BCE ed al FMI, un governo prolifico di riforme e ricco di saggezza. E proprio per far si che la saggezza non venga a mancare, ad affiancare il banchiere di Goldman Sachs e questo nuovo parlamento così poco incline al dialogo, arriveranno anche dieci "saggi" con il compito precipuo di suggerire le riforme, nel caso a qualcuno venisse in mente d'interpretare un po' troppo liberamente la lettera di Draghi e Trichet.
Tutto è bene quel che finisce bene.
Marco Cedolin Il Corrosivo
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