martedì 25 luglio 2017

Trump e Putin, cosa c'è dietro?!

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L'incontro tra Trump e Putin, accompagnati dai rispettivi ministri degli esteri, avrebbe dovuto durare circa mezz'ora, e invece si è protratto per oltre due ore. Questa potrebbe sembrare una bella notizia, nel senso che sapere che i leader delle due superpotenze desiderano parlare fra loro dovrebbe tranquillizzare gli animi di tutti coloro che temono una escalation di tensione a livello internazionale. Ma basta leggere un articolo apparso oggi sulla CNN per capire come la pensi veramente l'establishment americano, riguardo a questa apparente armonia fra Putin e Trump. Come sappiamo infatti gli organi di stampa come la CNN e le altre grandi testate sono solo dei megafoni di propaganda dei poteri forti: CIA, banchieri, petrolieri, e soprattutto il famoso complesso militare-industriale, individuato da Eisenhower già negli anni '50. Ebbene, questi poteri forti non vogliono che ci siano una equivalenza di fondo ed un rispetto reciproco fra Stati Uniti e Russia, e lo fanno dire chiaramente al proprio portavoce (l'autore dell'articolo, Edward Lucas): "L'incontro fra Trump e Putin è durato più del previsto - scrive Lucas - Due ore e mezzo invece dei trenta minuti programmati.

Questa sembrerebbe essere una buona notizia, ma io non sono d'accordo. Mezz'ora sarebbe stata più che sufficiente per mandare il messaggio necessario, che avrebbe dovuto essere all'incirca: "Signor Putin, sappiamo bene quali sono i suoi trucchi. La smetta". E se fosse stato necessario aggiungere qualcosa, avrebbe dovuto essere: "Sappiamo dove tu e i tuoi complici teniate i vostri soldi. Se volete rivederli, fate un passo indietro"." "Invece - continua l'articolo - sembra che Trump abbia deciso di trattare Putin come un suo pari. Questo è un grosso errore. La popolazione della Russia è circa la metà di quella degli Stati Uniti, e il suo prodotto interno lordo è meno di quello di un qualunque Stato americano di una certa dimensione. Hanno molte armi atomiche, è vero, ma la maggior parte di queste sono obsolete. La modernizzazione del sistema di difesa russo è ambiziosa, ma mancano i soldi per realizzarla.

 L'unico vero vantaggio che hanno loro è che Putin è in grado di decidere rapidamente - alcuni direbbero in modo scriteriato - in politica estera, ad esempio come ha fatto con l'invasione dell'Ucraina o con il supporto al regime della Siria." Quindi, mentre il presidente americano cerca di trovare il modo di raffreddare le tensioni con l'altra superpotenza, a casa sua i media martellano la popolazione con una propaganda incessante contro la Russia. Il nemico di sempre, quelli "più brutti, più piccoli e più sporchi di noi", quelli che un giorno - se Dio vorrà - riusciremo finalmente a schiacciare per sempre. E' ovvio che finchè non cambierà questo atteggiamento nel modo di pensare americano, che gli Stati Uniti si trascinano dietro fin dai tempi del maccartismo, niente sul panorama internazionale potrà veramente cambiare.

venerdì 5 aprile 2013

Economia : Italia sotto attacco: le quinte colonne della finanza internazionale presenti nel governo

Federico Dal Cortivo per Europeanphoneix ha intervistato Marco Della Luna, autore del libro “Traditori al governo? Artefici, complici e strategie della nostra rovina”.

L’Italia è oramai da anni sotto attacco, non militare, non c’è ne bisogno essendo la penisola dalla fine della Seconda Guerra Mondiale occupata militarmente dagli Stati Uniti, ma economicamente.

Gli obiettivi fin troppo chiari, distruggere completamente il sistema Italia che era fatto anche d’imprese anche a partecipazione statale, lo Stato sociale, le regole del mondo del lavoro, la previdenza pubblica e la sanità, la scuola e l’università dello Stato e infine mettere le mani sul nostro patrimonio economico, colonizzando definitivamente la penisola.

D: Avv. Della Luna lei ha recentemente pubblicato un saggio da titolo eloquente, “Traditori al governo?”, nel quale analizza in modo esauriente le dinamiche e i personaggi che hanno portato la nostra nazione al punto in cui si trova oggi dopo l’ultimo governo tecnico di Mario Monti. Quali sono stati a suo avviso i passaggi fondamentali che ci hanno portato alla situazione attuale di grave crisi economica?

R: Le principali tappe della rovina voluta, e finalizzata a dissolvere il tessuto produttivo del paese, desertificandolo industrialmente e assoggettandolo alla gestione via centrali bancarie fuori dai suoi confini, onde farne territorio di conquista per capitali stranieri, sono le seguenti: [...]

✓ la progressiva e totale privatizzazione-di­vorzio dal Ministero del Tesoro della pro­prietà e della gestione della Banca d’Italia, con l’affidamento ai mercati speculativi del nostro debito pubblico e del finanziamento dello Stato (operazione avviata con Ciampi e Andreatta negli anni Ottanta);

✓ l’immediato, conseguente raddoppio del de­bito pubblico (da 60 a 120% del pil) a cau­sa della moltiplicazione dei tassi, e la crea­zione di una ricattabilità politica strutturale del Paese da parte della finanza privata;

✓ la svendita agli amici/complici e ai più ricchi e potenti, stranieri e italiani, delle industrie che facevano capo allo Stato e che erano le più temibili concorrenti per le grandi indu­strie straniere;

✓ la privatizzazione, con modalità molto “riserva­te”, ma col favore di quasi tutto l’arco politico, della Banca d’Italia per mezzo della privatizza­zione delle banche di credito pubblico (Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, Credito Italiano, con le loro quote di proprietà della Banca d’Italia);

✓ la riforma Draghi-Prodi che nel 1999 ha autorizzato le banche di credito e rispar­mio alle scommesse speculative in derivati usando i soldi dei risparmiatori e alle car­tolarizzazioni di mutui anche fasulli, come i subprime loans americani;

✓ l’apertura delle frontiere alla concorrenza sleale dei paesi che producono schiavizzan­do i lavoratori e bruciando l’ambiente;

✓ l’adesione a tre successivi sistemi monetari – negli anni Settanta, Ottanta e Novanta – che impedivano gli aggiustamenti fisiologici dei cambi tra le valute dei paesi parteci­panti – anche l’Euro non è una moneta, ma il cambio fisso tra le preesistenti monete – con l’effetto di far perdere competitività, industrie e capitali ai paesi meno compe­titivi in favore di quelli più competitivi, che quindi accumulano crediti verso i primi, fino a dominarli e commissariarli.

Da ultimo, le misure fiscali del governo Monti-Napolitano-ABC, che, tra le altre cose, hanno depresso i consumi,hanno messo in fuga verso l’estero centinaia di miliardi, svuotando il paese di liquidità; hanno distrutto il 25% del valore del patrimonio immobiliare italiano, paralizzato il mercato immobiliare così che imprese e famiglie non possono più usare gli immobili per ottenere credito, e l’economia è rimasta senza liquidità, con insolvenze che schizzano al 30% e oltre.

D:Nel suo libro lei parla senza mezzi termini di “ tradimento”, vere quinte colonne che neppure tanto camuffate operano all’interno dei governi per agevolare l’opera di conquista economica, che si traduce anche in politica, dell’Italia. Personaggi che devono avere dei requisiti ben precisi a suo avviso, ce ne può parlare?

R: Ma io nego che siano definibili “traditori”. Sono piuttosto definibili “nemici”, perché fanno gli interessi stranieri contro quelli nazionali, in modo scoperto. Definisco traditori, invece, i dirigenti dell’ex PCI che sono passati al servizio del capitalismo finanziario sregolato e collaborano con esso alla costruzione di una società e di un nuovo ordinamento nazionale e mondiale al servizio di esso, tradendo il loro elettorato. A dirla tutta, però, non ci sono nemici né traditori: l’Italia è un paese tanto radicalmente mal assortito e tanto irrimediabilmente antropizzato, che l’unica cosa che razionalmente se ne può fare è ciò che quei signori ne stanno facendo, lasciando ai giovani, ai ricercatori, agli imprenditori la possibilità di emigrare verso paesi più funzionanti. Quindi sono assolti, anche moralmente.

D: Ci dica di Mario Monti e dell’altro Mario, quel Draghi che regge la BCE, ambedue hanno prestato i loro servizi… alla stessa banca d’affari, la Goldman Sachs. A quali poteri economici e non rispondono realmente questi figuri? Per il primo si può ipotizzare oggi il reato di Alto Tradimento?

R: Per quali interessi lavorino, è nella loro storia obiettiva… non è un mistero. Ciò vale anche per Romano Prodi: altra carriera con Goldman Sachs: quando non era suo advisor, era al governo e la nominava advisor del governo per le privatizzazioni… pensiamo specialmente a quella della Banca d’Italia… sono tutte storie di vita e lavoro convergenti… dirlo ieri poteva suona ardito e fantasioso, dirlo oggi suona per contro ovvio.

Il reato di alto tradimento, previsto dall’art. 77 del Codice Penale Militare di Pace, presuppone che l’autore del fatto sia un militare; altra ipotesi di questo reato è quella enunciata dall’art. 90 della costituzione, in relazione al solo capo dello Stato. Quindi un civile in generale, e in particolare un premier, può commettere il reato di alto tradimento solo in concorso o con un militare o col capo dello Stato.

Altrimenti, a un civile diverso dal capo dello Stato si possono ipotizzare altri reati, di attentato alla Costituzione e all’indipendenza della Repubblica, commessi con la violenza consistita nel sottoporre il Paese e il popolo a gravi sofferenze e minacce economiche per indurlo a modificare il suo ordinamento costituzionale e a cedere la sua sovranità sancita dall’art. 1 della Costituzione.

D: E veniamo al Presidente Giorgio Napolitano. Ha favorito la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, posto sotto ricatto dalla famosa lettera della BCE, con la quali si ordinava all’Italia di prendere tutta una serie di misure antisociali per favorire i “mercati”. Che ruolo ha avuto e ha tutt’ora colui che fin dai tempi del PCI aveva ottimi rapporti con gli Stati Uniti e quali sono i suoi legami con i poteri finanziari e massonici?

R: Dico che non so se e che legami abbia coi poteri finanziari forti e con le massonerie. E direi così anche se li conoscessi. Quando si parla di un presidente della Repubblica, bisogna stare attenti. A meno che si parli da un paese estero, sotto la protezione di un’altra bandiera. Da dove sono, posso dire che egli si intende di macroeconomia, quindi capiva e capisce ciò che stava e sta avvenendo, e che effetti hanno certe manovre.

D: Per un attimo un passo indietro, certe cose non sono solo di oggi come lei ben saprà, come giudica i precedenti governi sia di centrosinistra sia di centrodestra che nulla hanno fatto per tutelare gli interessi nazionali negli ultimi decenni? Si potrebbe a suo avviso far partire la loro chiamiamola “negligenza”, ma meglio starebbe il termine “tradimento”, di non tutela degli interessi nazionali, da quella famosa riunione a bordo del panfilo reale Britannia al largo di Civitavecchia nel giugno 1992?

R: Facendo seguito alla mia prima risposta direi che la partitocrazia italiana, complessivamente, dalla fine degli anni ’70, lavora per rendere il Paese territorio di conquista per i capitali stranieri, come ho già detto. Ciò ha fatto e sta facendo – soprattutto la sinistra – sotto la copertura di due concetti: riformismo e dell’europeismo.

D: E veniamo alla cura proposta dalle teste d’uovo di Bruxelles, del FMI e dalla BCE: pareggio di bilancio, privatizzazioni, tagli alla sanità, alla scuola, alle pensioni, riforma del lavoro ecc. Queste cose dove sono state messe in pratica non hanno certo portato prosperità per i popoli, ma bensì solo per i cosiddetti mercati, che non sono di certo un entità aliena. Ce ne può parlare?

R: La parola “riformismo”, di cui tutti si riempiono oggi la bocca, ha avuto, dopo la metà degli anni '70, un'inversione di significato:

Dapprima, dalla seconda rivoluzione industriale, e anche nella Carta Costituzionale del 1948, e ancora nello Statuto dei Lavoratori, “riformismo” significava riforma della proprietà agraria per por fine allo sfruttamento dei contadini da parte dei latifondisti; significava diritti sindacali, previdenziali e di sciopero per por fine allo sfruttamento degli operai da parte dei grandi imprenditori; significava contrastare le sperequazioni di reddito, diritti e opportunità tra lavoratori e capitale finanziario; significava consapevolezza del crescente strapotere delle corporations e del capitalismo rispetto ai cittadini, ai lavoratori, agli elettori, ai risparmiatori, ai piccoli proprietari, degli invalidi (uno strapotere che oggi è moltiplicato dalla globalizzazione e dal carattere apolide della grande finanza). Era un riformismo per la solidarietà, l'equa distribuzione delle opportunità e del reddito, l'accessibilità al lavoro e alla proprietà privata. Da tutto ciò l'art. 1 con la Repubblica fondata sul lavoro; l'art. 3 con la parità dei cittadini e l'obbligo di rimuovere gli ostacoli anche economici che, di fatto, limitano questa parità; gli artt. 35-40 con la tutela del lavoro; l'art. 41, che vieta l'iniziativa economica che sia contro l'interesse sociale o la sicurezza e dignità umane, stabilendo che la legge possa indirizzarla ai fini collettivi; l'art. 42 che assicura le funzioni sociali della proprietà; l'art. 43 che prevede l'esproprio nel pubblico interesse; etc.1; fino all'art. 47, che tutela il risparmio, e non le maxifrodi ai danni dei risparmiatori, e i bonus e le cariche pubbliche in favore di chi le ordisce.

Dalla fine degli anni '70, “riformismo” ha preso a significare esattamente l'inverso, ossia la demolizione di tutto quanto sopra al fine, dichiarato, di togliere ogni limitazione alla possibilità di azione e profitto del capitale finanziario, della proprietà privata, della privatizzazione di beni e compiti pubblici, sul presupposto che ciò genererà più ricchezza, più equità, più produzione, più occupazione, più libertà, più stabilità, più razionale allocazione delle risorse. Con i risultati che vediamo: crescente estrazione della ricchezza prodotta dalla società da parte di cartelli e oligopoli multinazionali, anzi soprannazionali.

E' la linea, come dicevo, della scuola economica di Chicago, del Washington Consensus, della CIA, di Thatcher, Reagan, etc. E dell’europeismo. Ma nonostante questi risultati, i vari Monti, Draghi, Rehn, Merkel e compagnia bella non fanno che ripetere che bisogna continuare sulla via delle riforme, altrimenti non c'è speranza, e se qualcosa non funziona, è appunto perché le riforme non sono state abbastanza risolute e complete. In realtà personaggi come la Merkel non sono tanto ottusi da non capire che il modello è radicalmente sbagliato e devastatore, ma alcuni paesi, Germania in testa, traggono vantaggio da esso in quanto la sua applicazione colpisce in modi diversi quei medesimi paesi e altri, come l'Italia; e l'effetto di tale diversità è che esso, come già detto, spinge capitali, imprese e lavoratori qualificati a trasferirsi nei paesi più forti, depauperando i più deboli ed eliminandoli come concorrenti.

Se vi prendete qualche minuto e leggete attentamente i suddetti articoli della Costituzione, che regolano la sovranità e i rapporti e valori socio-economici, noterete, forse con stupore, che tutto il percorso di riforme in materia di moneta, finanza, lavoro, Banca d'Italia, sistema monetario europeo (Maastricht), globalizzazioni, privatizzazioni, liberalizzazioni, cartolarizzazioni, finanziarizzazione dell'economia – tutto, dico, è costituzionalmente illegittimo perché va esattamente, intenzionalmente e organicamente contro quelle norme costituzionali e contro lo stesso impianto sociale e valoriale e teleologico della Costituzione, che è appunto teso all'esclusione dell'attività imprenditoriale contraria all'interesse della società e alla realizzazione di una parità anche sostanziale dei cittadini in un quadro di solidarietà e di sicurezza in fatto di lavoro, reddito, servizi, pensioni. E non di casinò speculativo che comanda al Paese da piattaforme finanziarie estere attraverso il potere del rating e della manipolazione dei mercati, decidendo irresponsabilmente e insindacabilmente come si debba vivere e morire e governare. E' un disegno eversivo della Costituzione. Illecito. A esso hanno collaborato attivamente quasi tutti i “rappresentanti” del popolo, soprattutto la sinistra parlamentare. Senza farlo capire al popolo, ovviamente. Qui sta il conflitto di interessi vero. L'incompatibilità assoluta con le cariche pubbliche.

Quindi i veri e primi in candidabili, ineleggibili, portatori di conflitto di interessi sono proprio i leaders della sinistra, assieme a Monti e Draghi: tra i vivi, Prodi, Bersani, Amato…

D: Lei parla di “sacrifici senza prospettive” e di “sogno che la crisi finisca”, ma non vede la luce in fondo al tunnel? Eppure Monti e i suoi sodali ci hanno ripetuto fino alla nausea che siamo in ripresa… e che bisogna avere fiducia nei “mercati”. Lei contesta le linee economiche e fiscali imposte all’Italia dai paladini del “ libero mercato”; ci spieghi perché.

R: L’Italia è vicina alla fine, lo ha detto anche Squinzi il 24 marzo parlando al premier incaricato Bersani. Gli indici sono tutti al peggio, e vengono frequentemente corretti al peggioramento. Non vi è outlook di ripresa. Le migliori risorse del paese – capitali, imprenditori, cervelli – se ne sono andate o se ne stanno andando. Chi dice che l’Italia stia riprendendosi, o è pazzo o mente.

Secondo la tesi adottata dalle istituzioni monetarie, dalla UE, da quasi tutta la politica che vuole governare, il libero mercato spontaneamente realizzerebbe l’ottimale impiego delle risorse e l’ottimale distribuzione dei redditi, inoltre automaticamente preverrebbe o riassorbirebbe le crisi. I fatti hanno clamorosamente smentito questa tesi. Del resto quella tesi valeva per i mercati dell’economia reale, non per i mercati della speculazione e dell’azzardo della finanza, che sono un’altra cosa.

O meglio, il libero mercato non esiste, perché per essere libero un mercato dovrebbe essere trasparente (cioè con operatori visibili eleggibili dentro), non dominato da cartelli, non influenzato da asimmetrie informative, etc. etc. I mercati reali sono dominati, cioè manipolati, da cartelli di soggetti che approfittano di enormi asimmetrie informative (anche in fatto di tecnologie), che si mantengono opachi (anche FMI, BCE, UE, Tesoro USA, hedge funds, grandi banche…). E che influenzano, pagandole o ricattandole, le funzioni politiche.

D: Nel suo libro non disdegna di toccare la vicenda MPS, la famosa banca senese da sempre nell’orbita della sinistra, fatti che al momento sembrano essere stati messi a tacere, con una Magistratura tutta impegnata nell’attacco a tutto campo contro Berlusconi. Chi sono i protagonisti principali e perché si è arrivati a questo e il ruolo del duo Draghi-Monti e del PD di Bersani? Un Bersani che oramai interpreta da tempo, così come tutta la sinistra italiana, il ruolo di “mosca cocchiera dei poteri finanziari antinazionali”.

Volete i protagonisti principali? E’ una cerchia di nomi che potete individuare ricercando gli amministratori e i beneficiari effettivi di società derivate, di controllo, di gestione, cessionarie di rami di aziende, sicav, siv, stichtingen,… società che ricevono strani e grandi prestiti da banche in condizioni sospette… andate a consultare il Cerved, farete molte interessanti scoperte. E, per i bilanci, guardate in Cebi…

Draghi ha prestato in segreto 2 miliardi a MPS già in crisi di liquidità a seguito non solo dell’acquisto di Antonveneta per un multiplo del suo dubbio valore, ma anche per una storia precedente di molti mutui concessi a soggetti che si sapeva non avrebbero pagato, e per le storie Myway e 4you, e per l’acquisizione della Banca del Salento (121)… e Monti presta 4 miliardi pubblici a MPS che in banca ne capitalizza 2,7… bisogna salvare MPS, l’ho detto dal mio primo articolo su di esso, del 29.06.11… ma salviamola per farne una banca nazionale di finanziamento all’economia produttiva, non solo per proteggere interessi privati o di uomini politici.

D: Avv. Della Luna i rimedi esistono per uscire da questa situazione, il mercato non è il destino dell’uomo, come non lo sono le banche, le vie alternative al capitalismo esistono, mancano oggi probabilmente gli uomini in grado d’applicarle in Italia e in Europa. Altrove i popoli hanno intrapreso una marcia diversa, e buona parte dell’America Latina ne è un esempio, questo a pochi giorni dalla morte del Presidente della repubblica Bolivariana del Venezuela Chavez, che certamente ha tracciato una via chiara di socialismo del XXI Secolo. Lei che misure adotterebbe per uscire da questo giro infernale usuraio in cui siamo precipitati?

R: Dalle situazioni non si esce per applicazione razionale e intenzionale di rimedi condivisi, ma perché una situazione si rompe e si cade in un’altra situazione. Non è questione di uomini. Anche il capitalismo finanziario assoluto si romperà, e io mi aspetto che ciò avvenga sia perché il tipo di mondo che esso costruisce per massimizzare la propria efficienza è incompatibile con la vita umana (troppa incertezza, violenza, mutevolezza), sia per effetto della incontrollabile accelerazione e autonomizzazione dei processi informatizzati attraverso cui si realizza, lo high frequency computerized algotrading – una rete cibernetica capace di imparare e, in prospettiva, di sfuggire di mano.

Marco Della Luna, Laureato in legge e psicologia, avvocato cassazionista, conferenziere e docente, autore di 13 libri pubblicati (tra cui i notissimi Euroschiavi e Neuroschiavi), studia soprattutto i sistemi e gli strumenti di dominazione sociale, psicologici e monetari. Ha recentemente pubblicato, con Arianna-Macro Edizioni, Cimit€uro e Traditori al governo?

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La montagna ha partorito Monti e 10 saggi topolini

"E' incredibile il numero di stronzi che riescono a trovare da candidare alle elezioni e il numero dei saggi che riescono a scovare dopo." - Pyter

*****

di Marco Cedolin

A distanza di oltre un mese dalle elezioni, siamo tornati esattamente al punto di partenza, con la netta sensazione di avere girato intorno qualche settimana, come un cane che si morde la coda.

Se l'inattesa dimensione del successo di Beppe Grillo era stata in grado di mettere in crisi il progetto primigenio (già venduto in Europa e negli Usa), consistente in una riedizione del governo dell'usuraio di Goldman Sachs sostenuto dal PD di Bersani (o viceversa, gli addendi possono venire invertiti a piacimento), Napolitano, senza scomporsi più di tanto, ha dimostrato chiaramente che quando si agisce al di fuori di ogni regola e di ogni parvenza democratica, tutto ciò che è uscito dalla porta può rapidamente rientrare dalla finestra.

Bersani ha recitato senza sbavature il ruolo dell'utile idiota, impegnato ad adescare i grillini, nel tentativo di farli cadere in fallo ed eliminare sul nascere il movimento di Grillo. Rifiutando al tempo stesso qualsiasi alleanza con gli "impresentabili" del PDL, insieme ai quali governa da quasi un anno e mezzo nel nome di Monti.

Berlusconi con altrettanta destrezza si è finto paladino dei cittadini, preoccupato per l'IMU, la pressione fiscale ed il disatro economico che si sta impadronendo delle famiglie italiane, grazie alle riforme da lui stesso votate nel nome di Monti durante l'anno appena trascorso. E proprio per salvare gli italiani si è manifestato disponibile a governare insieme al PD, ricevendo da Bersani quella stessa sfilza di No che Mr. Legacoop aveva collezionato da Grillo.

Mario Monti saggiamente è rimasto in silenzio, dal momento che Napolitano gli aveva suggerito di saltare un turno. [...]

Beppe Grillo è riuscito a resistere a settimane di stalking feroce, portato avanti da Bersani, da Repubblica, dalla confraternita degli intellettuali e dalla congrega dei cantautori e solo dopo il millesimo No indirizzato all'ipotesi di un governo insieme al PD, sembra che i molestatori abbiano iniziato a recepire il messaggio.

Nonostante su queste basi non potesse esistere alcun margine di manovra, Bersani ha comunque portato avanti per una settimana il mandato esplorativo concesso da Napolitano, relazionandosi con le associazioni dei consumatori e con quelle ambientaliste, con i sindacalisti, gli opinionisti, gli economisti, gli attivisti, i ciclisti, gli automobilisti, i rappresentanti della società civile e, si sussurra, anche qualche elemento di quella incivile. Alla fine della maratona è tornato dal presidente per riferire che nonostante tutti questi dialoghi ogni cosa era rimasta esattamente come prima. Grillo non avrebbe mai appoggiato un suo governo, lui non avrebbe mai appoggiato un governo di Grillo, Berlusconi ci sarebbe stato, ma lui non voleva il PDL perché impresentabile, Monti avrebbe appoggiato chiunque ma solo sulla base di un'ampia maggioranza. Insomma un vicolo cieco e nulla più.

Napolitano, preso atto della situazione, ha realizzato che se la montagna non va a Maometto, Maometto può sempre andare alla montagna, per tenere fede alla promessa fatta all'Europa e agli USA.

Se alla luce dei risultati delle urne diventa impossibile costituire un nuovo governo, non è necessario rompersi il capo per cercare la quadratura del cerchio, dal momento che un governo esiste già e poco importa se non è uscito dalle urne, bensì dal golpe creato da lui stesso nel 2011.

Lunga vita dunque al governo di Mario Monti, gradito tanto ad Obama, quanto alla UE, alla BCE ed al FMI, un governo prolifico di riforme e ricco di saggezza. E proprio per far si che la saggezza non venga a mancare, ad affiancare il banchiere di Goldman Sachs e questo nuovo parlamento così poco incline al dialogo, arriveranno anche dieci "saggi" con il compito precipuo di suggerire le riforme, nel caso a qualcuno venisse in mente d'interpretare un po' troppo liberamente la lettera di Draghi e Trichet.

Tutto è bene quel che finisce bene.

Marco Cedolin Il Corrosivo Do you Like? Like: la carta prepagata che piace!
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Core, la guerra è possibile?


Intervista della BBC a John Everard, ex-ambasciatore britannico in Corea del Nord.



D.: John Everard, ex ambasciatore inglese. Lei crede che questa volta sia diverso, Signor Everard?

R.: Sì, lo credo, per diverse ragioni. Prima di tutto, non abbiamo mai visto prima questo livello di retorica, in particolare questa escalation di retorica e minacce contro gli Stati Uniti e contro la Corea del sud.

In secondo luogo, non abbiamo mai visto in passato questo tipo di dichiarazioni legate direttamente al leader supremo, in questo caso Kim Jong-un. Nei precedenti scontri hanno usato dei mezzi diversi, come ad esempio le dichiarazioni del ministro degli esteri, che erano meno importanti. In termini nordcoreani, questa differenza è molto significativa.

I cinesi certamente sembrano vederla in modo diverso. La cosa più importante è che ieri la televisione nazionale cinese ...

... ha comunicato che l'esercito cinese sta muovendo delle truppe lungo il confine nordcoreano. Non hanno detto in che direzione le truppe si muovano, o cosa stiano facendo, ma il fatto che lo abbiano annunciato credo sia significativo.

D.: Che cos'è che fa arrabbiare la Corea del nord? Non gli piacciono le sanzioni che abbiamo messo contro di loro, per le cose che hanno fatto, ma hanno in qualunque modo ragione? C'è qualcosa che abbiamo fatto, noi dell'Occidente o chiunque altro, che possa giustificare il modo in cui si stanno comportando?

R.: Giustificarlo agli occhi di un paese mentalmente sano, no. Giustificarlo ai propri occhi, sì. Sono convinti di essere le vittime, sono convinti di essere perseguitati dagli Stati Uniti, e credono che se mai dovessero consegnare le loro armi atomiche farebbero la stesa fine della Libia o dell'Iraq.

D.: In altre parole, pensano di venire invasi. Sono sinceramente convinti che se non mantengono e continuano a rafforzare il proprio potenziale nucleare verranno invasi?

R.: O invasi, oppure che gli Stati Uniti troveranno un altro modo per rovesciare il loro regime. Fanno spesso riferimento alle sanzioni - sia quelle delle Nazioni Unite che quelle bilaterali, che loro vedono allo stesso modo - come un tentativo per soffocarli.

D.: Quindi c'è il pericolo, se loro ritengono di venire soffocati - per usare il termine in un modo come nell'altro - che a quel punto preferiscano cadere combattendo. È questo il pericolo?

R.: Credo che questo sia possibile, ma non ritengo che sia il pericolo principale. Il vero pericolo è che in questa escalation loro sembrano voler annunciare qualcosa di negativo ogni giorno, sembra che siano spinti a fare qualcosa che superi una "linea rossa" americana oppure sudcoreana. Ed è possibile che non sappiano valutare bene dove si trova questa linea rossa. Io ho la sensazione che Kim Jong-un sia convinto che ora che la Corea del Nord ha portato a termine il suo terzo test nucleare, né gli Stati Uniti nè la Corea del sud oseranno reagire ad una nuova provocazione nordcoreana.

Non più tardi di ieri la Corea del sud ha annunciato che le cose non stanno certamente così, e che loro saranno irremovibili. Il giorno prima il ministro degli esteri americano Kerry aveva ripetuto che gli Stati Uniti appoggeranno la Corea del sud. Se quindi la Corea del Nord facesse una stupidaggine, come ad esempio una ripetizione dell'affondamento di una nave sudcoreana, avvenuto nel 2010, oppure il bombardamento di un'isola sudcoreana, a quel punto ci sarebbe una reazione notevole, che temo porterebbe ad una spirale di violenza.

D.: Quindi, in due parole, lei sta dicendo che questa volta possiamo davvero andare verso una guerra?

R.: La cosa è possibile.

Fonte BBC
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lunedì 16 luglio 2012

THE RATZINGER REPORT - La lista si allunga

Se c'è una specialità nella quale il Vaticano non verrà mai battuto da nessuno, è sicuramente quella di rendere celebre ciò che più di ogni altra cosa vorrebbero tenere nascosto.

E' il caso recente di Sister Farley, una teologa cattolica che ha scritto un libro intitolato "Just Love: A Framework for Christian Sexual Ethics" (Semplicemente amore: un inquadramento dell'etica sessuale cristiana). Pubblicato senza rumore nel 2006, il libro galleggiava tranquillamente al 142.000° posto nelle vendite di Amazon, e nessuno sapeva che esistesse. Ma quando il Vaticano ha deciso, la scorsa settimana, di metterlo ufficialmente all'indice "per i contenuti non confacenti alla dottrina cristiana", è schizzato in poche ore al 16° posto nelle vendite.

Commosso, l'editore ringrazia.

Ora che tutte le maggiori testate americane ne hanno parlato, persino chi si interessa raramente di questioni religiose è venuto a conoscenza di questo ennesimo atto di presunzione da parte di un Papa che ha sempre gestito - e continua a gestire - la Sacra Congrega della Fede come se fossimo ancora ai tempi dell'Inquisizione. Per questo motivo, ci è sembrato utile tornare a pubblicare uno dei primissimi articoli su Joseph Ratzinger, scritto subito dopo la sua elezione a pontefice della Chiesa romana.

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The Ratzinger Report

"Un pubblico peccatore fu scomunicato e gli fu proibito di entrare in chiesa. Egli andò a lamentarsi con Dio. «Non mi fanno entrare, Signore, perché sono un peccatore». «Di che ti lamenti? - disse Dio - Non lasciano entrare neanche me!»" (Padre Anthony de Mello, minacciato di scomunica e messo all'indice da Ratzinger).

I nomi Ivone Gebara, Tissa Balasuriya, Hans Kung, Jacques Gaillot, Charles Curran, Leonardo Boff, Bernhard Haering, vi dicono qualcosa? Molto probabilmente no, ed il motivo c'è: sono nomi - di prelati, vescovi, studiosi, suore, teologi - che il cardinale Ratzinger, nei suoi lunghi anni al vertice della Congrega per la Dottrina della Fede, ha voluto far cadere nel silenzio dell'oblio. Sono i pericolosi, gli eretici, gli scomunicandi più scomodi dei tempi più recenti, ...

... che vanno ad aggiungersi alla lunghissima lista di nomi iniziata con il vescovo Ario, "scomunicato" dalla nascente Chiesa di Roma nel terzo secolo dopo Cristo, e che è giunta a noi carica di tutti i Bogomili, gli Albigesi ed i Giordano Bruno di ogni epoca storica.

Oggi non li mandano più al rogo, ma la ferita morale, per gente profondamente identificata con la propria missione come loro, brucia altrettanto. Il più importante di tutti, storicamente almeno, è il francescano Leonardo Boff, uno dei fondatori della cosiddetta "Teologia della Liberazione", il movimento social-religioso che ebbe la pretesa, nel Sudamerica dei dittatori degli anni 70/80. di riportare la Chiesa dalla parte della gente. Boff fu "silenziato" da Ratzinger senza troppi giri di parole, e fu obbligato a ritirarsi in un monastero, dal quale ha rilasciato soltanto più qualche intervista isolata. (In una di queste riuscì a suggerire che il vero eretico, in casa cattolica, fosse proprio Ratzinger).

Sempre con forti connotazioni sociali, improntate inoltre al femminismo rampante di quegli anni, fu il messaggio di Ivone Gebara, la suora brasiliana che Ratzinger obbligò a soggiornare a Roma per due anni, affinchè "purificasse" il suo pensiero cristiano inquinato di eresia latino-americana.

Oltre ai teologi della liberazione, le vittime più illustri di Ratzinger si possono dividere in due gruppi: quelli che hanno osato suggerire un diritto da parte dei cattolici nel mondo di contestare certe decisioni prese da Roma, e quelli che hanno voluto allargare, soprattutto in Oriente, il concetto di spiritualità cristiana fino ad includere anche altre religioni. Non si può non notare come ambedue le tendenze avrebbero signifcato per Roma una decisa perdita di potere su scala globale.

Nel primo gruppo di eretici, il teologo tedesco Hans Kung propose di rivedere il principio di infallibiltà papale, stabilito da Leone XIII a fine '800 [prima i papi era fallibili?], ma si scontrò con l'infallibilità, appunto, di Ratzinger, il quale gli fece togliere la cattedra in teologia all'università di Tubinga.

L'americano Charles Curran fece una fine molto simile, per aver dato voce al dissenso - mai sopito, in realtà - del clero americano verso le posizioni di Roma sulla contraccezione e sul diritto a risposarsi dei cristiani divorziati.

Bernard Hearing, uno dei più grandi teologi del secolo scorso, finì dimenticato da tutti dopo che Roma gli chiese "ufficialmente" di non esprimere più il suo dissenso sulla posizione ufficiale della Chiesa, in delicate questioni di magistero ecclesiastico.

Jaques Gaillot, vescovo di Evreux, fu destituito nel '95 per aver espresso posizioni troppo favorevoli ad una più libera sessualità dei cristiani.

Karl Lehmann, vescovo di Magonza, provò a sostenere il diritto delle persone divorziate a risposarsi, ma si scontrò contro il doppio muro di cemento Woytila-Ratzinger.

L'intera Conferenza Episcopale austriaca provò, nel '96, a spezzare una lancia in favore di una scelta popolare dei vescovi (elezioni), dell'accesso al matrimonio per i divorziati, e della possibilità per uomini divorziati di diventare prete. Fu allora lo stesso Woytila che si preoccupò di ricordare ai colleghi austriaci che "nella Chiesa la democrazia non esiste".

Sul fronte teologico le preoccupazioni maggiori per Ratzinger sono giunte dall'Oriente. E' di qualche anno fa la messa all'indice "postuma" dell'intero corpus degli scritti di Anthony de Mello, il gesuita indiano, morto nel 1987, che lottò a lungo con Roma per cercare di gettare un ponte fra il cristianesimo ufficiale e la dimensione spirituale dell'Oriente.

Stesso percorso per il teologo dello Sri-Lanka Tissa Balasuriya, che finì addirittura scomunicato da Ratzinger per aver suggerito che certi elementi dell'insegnamento cristiano, soprattutto riguardanti la figura della Madonna, andassero rivisti secondo categorie filosofiche e culturali più consone alla tradizione orientale. La scomunica fu poi revocata a Balasuriya quando questi, dopo circa un anno, ebbe deciso di "rivedere" profondamente le sue posizioni in merito. (E' curioso come un essere umano possa arrogarsi il diritto di decidere se un altro essere umano può "comunicare con Dio" oppure no).

Questi solo i casi più eclatanti, noti a tutti, della lunga gestione di Ratzinger al timone dell'ex Tribunale dell'Inquisizione, che si è forse rifatto il trucco per stare alla pari coi tempi, ma che non ha mutato assolutamente nulla nella sua più profonda essenza ipocrita, repressiva ed autoritaria - ovvero anti-cristiana per eccellenza.

Se c'è infatti un esempio, fra i mille prelati "rimessi in riga" da Ratzinger in tutti questi anni, che li può sintetizzare tutti, è forse quello del vescovo Raymond Hunthausen di Seattle, il quale fu aspramente redarguito da Roma per il semplice fatto di aver amministrato la comunione a degli omosessuali. Hunthausen doveva infatti essersi scordato che il protetto di Ratzinger, cardinale Law di Boston, può tranquillamente giostrare centinaia di preti pedofili per tutte le parrocchie d'America, ma che l'omosessualità è condannata dalla Bibbia, e quindi il gay va respinto e tenuto lontano ad ogni costo dall'altare di Cristo, anche se non ha mai fatto niente di male a nessuno. Dura lex, sed lex.

Massimo Mazzucco


Ecco un "classico" firmato da Joseph Ratzinger:

NOTIFICAZIONE UFFICIALE DEL VATICANO
SUGLI SCRITTI DI PADRE ANTHONY DE MELLO SJ

CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE


Il Padre Gesuita indiano Anthony de Mello (1931-1987) è molto noto a motivo delle sue numerose pubblicazioni che, tradotte in diverse lingue, hanno raggiunto una notevole diffusione in molti paesi, anche se non sempre si tratta di testi da lui autorizzati. Le sue opere, che hanno quasi sempre la forma di brevi storie, contengono alcuni elementi validi della sapienza orientale che possono aiutare a raggiungere il dominio di sè, rompere quei legami ed affetti che ci impediscono di essere liberi, affrontare serenamente i diversi eventi favorevoli e avversi della vita. Nei suoi primi scritti in particolare, P. de Mello, pur rivelando evidenti influssi delle correnti spirituali buddiste e taoiste, si è mantenuto ancora all'interno delle linee della spiritualità cristiana. In questi libri egli tratta dei diversi tipi di preghiera: di petizione, di intercessione e di lode, nonché della contemplazione dei misteri della vita di Cristo, ecc.

Ma già in certi passi di queste prime opere, e sempre di più nelle sue pubblicazioni successive, si avverte un progressivo allontanamento dai contenuti essenziali della fede cristiana. Alla rivelazione, avvenuta in Cristo, egli sostituisce una intuizione di Dio senza forma né immagini, fino a parlare di Dio come di un puro vuoto. Per vedere Dio non c'è che da guardare direttamente il mondo. Nulla si può dire su Dio, l'unica conoscenza è la non conoscenza. Porre la questione della sua esistenza, è già un nonsenso. Questo apofatismo radicale porta anche a negare che nella Bibbia ci siano delle affermazioni valide su Dio. Le parole della Scrittura sono delle indicazioni che dovrebbero servire solo per approdare al silenzio. In altri passi il giudizio sui libri sacri delle religioni in generale, senza escludere la stessa Bibbia, è anche più severo: esse impediscono che le persone seguano il proprio buonsenso e le fanno diventare ottuse e crudeli. Le religioni, inclusa quella cristiana, sono uno dei principali ostacoli alla scoperta della verità. Questa verità, d'altronde, non viene mai definita nei suoi contenuti precisi. Pensare che il Dio della propria religione sia l'unico, è, semplicemente, fanatismo. "Dio" viene considerato come una realtà cosmica, vaga e onnipresente. Il suo carattere personale viene ignorato e in pratica negato.

De Mello mostra apprezzamento per Gesù, del quale si dichiara "discepolo". Ma lo considera come un maestro accanto agli altri. L'unica differenza con gli altri uomini è che Gesù era "sveglio" e pienamente libero, mentre gli altri no. Non viene riconosciuto come il Figlio di Dio, ma semplicemente come colui che ci insegna che tutti gli uomini sono figli di Dio. Anche le affermazioni sul destino definitivo dell'uomo destano perplessità. In qualche momento si parla di uno "scioglimento" nel Dio impersonale, come il sale nell'acqua. In diverse occasioni si dichiara irrilevante anche la questione del destino dopo la morte. Deve interessare soltanto la vita presente. Quanto a questa, dal momento che il male è solo ignoranza, non ci sono regole oggettive di moralità. Bene e male sono soltanto valutazioni mentali imposte alla realtà. Coerentemente con quanto esposto finora, si può comprendere come secondo la logica dell'Autore qualsiasi credo o professione di fede sia in Dio che in Cristo non può che impedire l'accesso personale alla verità. La Chiesa, facendo della parola di Dio nelle Sacre Scritture un idolo, ha finito per scacciare Dio dal tempio. Di conseguenza essa ha perduto l'autorità di insegnare nel nome di Cristo. Al fine pertanto di tutelare il bene dei fedeli, questa Congregazione ritiene necessario dichiarare che le posizioni suesposte sono incompatibili con la fede cattolica e possono causare gravi danni. Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell'Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Notificazione, decisa nella Sessione ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 24 giugno 1998, Solennità della Natività di San Giovanni Battista. + Joseph Card. Ratzinger, Prefetto + Tarcisio Bertone, Arcivescovo emerito di Vercelli, Segretario


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Scarica tre libri completi di Anthony di Mello (in italiano): DOVE NON OSANO I POLLI / ISTRUZIONI DI VOLO PER AQUILE E POLLI / SADHANA, UN CAMMINO VERSO DIO.
I libri, in formato Word, sono già formattati per essere eventualmente stampati su pagine destra/sinistra.

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"CARA EMINENZA … "

Lettera aperta: gli omosessuali rispondono al Card. J. Ratzinger


“Per lor maladizion sì non si perde
che non possa tornar l’eterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde”:

Come Vostra Eminenza sa, con questi versi il cattolico Dante Alighieri salva nella Divina Commedia[1] l’imperatore Manfredi, “maladetto” (cioè, scomunicato) dalla Chiesa e il cui corpo fu disseppellito e abbandonato in terra sconsacrata dal vescovo di Cosenza per ordine di papa Clemente IV nel 1266 dopo la battaglia di Benevento, nella quale il sovrano svevo aveva trovato la morte. Ma – dice Dante - nonostante la scomunica della Chiesa, l’uomo non si perde al punto che l’amore di Dio non possa tornare da lui fino a quando la speranza dell’uomo è viva, perché

“la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei”[2].

Nulla potrebbe esprimere, con maggiore chiarezza ed efficacia, da una parte la inadeguatezza umana in ogni tempo a giudicare il cuore degli uomini, quand’anche ci provi la Chiesa con le sue “maladizioni”; e dall’altra parte – per chi ha il dono della fede – la grandezza senza limiti della impregiudicata misericordia di Dio verso tutti gli uomini, quand’anche scomunicati dalla Chiesa.

“Chiesa”, Eminenza, non è il papa, non sono i cardinali, non sono i vescovi, non sono i preti, non sono i fedeli; “Chiesa” è il papa più i cardinali più i vescovi più i preti più i fedeli più la loro storia, ma insieme a qualcosa che i cattolici troppo spesso dimenticano, che è la presenza dello Spirito Santo che dà forza a coloro che credono e a coloro che sperano, indipendentemente dalle loro preferenze sessuali: mentre senza lo Spirito, Eminenza, anche il papa, i cardinali e i vescovi possono errare. Quando si parlerà qui in seguito di “Chiesa”, si intenderà perciò solo quella gerarchico-istituzionale rappresentata dall’autorità della Santa Sede e dalla sua forza cogente sulla coscienza e sull’azione dei fedeli osservanti, ma non infallibile in tutti i suoi pronunciamenti: precisamente per questo, nulla vieta di ritenere che anche un intervento del Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, approvato da un papa sperabilmente ancora compos sui, possa essere fallibile o fallace.

Da questa Chiesa ci è venuto infatti ora un documento[3] su cui occorre riflettere, con serenità e senza estremizzazioni, ma anche con chiarezza e senza inibizioni, nella consapevolezza, laica e cristiana insieme, della necessità che soprattutto oggi “sia il nostro parlare: sì, sì; no, no”.

Scarica il documento completo (ca. 24 pagine).

Massimo Mazzucco

Gli USA si inginocchiano

Dopo un braccio di ferro durato quasi sei mesi, l'amministrazione americana ha dovuto finalmente scusarsi con il Pakistan per i soldati uccisi "per sbaglio", vicino al confine con l'Afghanistan.

L'impossibilità di continuare a rifornire regolarmente gli oltre 100.000 soldati presenti in Afghanistan, ma soprattutto l'impossibilità di organizzare un ritiro ragionevole di questo mostruoso esercito di invasione - a causa della chiusura del confine - ha obbligato Hillary Clinton ad alzare la cornetta del telefono e a chiamare il suo corrispettivo pakistano Khar.

"Ci dispiace per la morte dei militari pakistani - ha detto - e offriamo le nostre più sentite condoglianze ai loro familiari".

Tutto qui.

Per cavare queste 15 parole dalla bocca del ministro degli esteri americano ci sono voluti più di sei mesi di trattative, di offerte, ricatti e controricatti incrociati. Questo la dice lunga sulla mentalità che regna al Pentagono, ...

.... secondo la quale, per principio, "l'America non deve mai chiedere scusa a nessuno."

Come abbiamo già scritto in precedenza, molti avevano pronosticato che l'Afghanistan sarebbe diventato per gli Stati Uniti un secondo Vietnam. Ora che la conclusione si avvicina, tornano alla mente le penose immagini degli ultimi elicotteri americani che fuggono da Saigon con la coda fra le gambe. La cosa rischia di ripetersi, moltiplicata per 1000, e questa volta avverrà sotto gli occhi di tutti.

Il passaggio a sud infatti sarà concesso, e le tariffe di frontiera resteranno immutate, ma nessuno garantirà mai la protezione dei convogli americani dagli attacchi dei Talebani, che sembrano muoversi in Pakistan come se fossero a casa loro (v. foto).

Se il ritiro dal Vietnam ha rappresentato per gli americani un momento di imbarazzo, questo diventerà per loro un marchio di ignominia indelebile.

Che tutta la vergogna del mondo sia sempre con loro.

Massimo Mazzucco

E se la Francia rinunciasse al TAV?

Intervista a Marco Cedolin: Tutto il TAV in 18 minuti. 

di Marco Cedolin. Stanno tenendo banco in queste ore le dichiarazioni del ministro del bilancio francese Jerome Cahuzac, comparse sul quotidiano Le Figaro, secondo le quali a causa della crisi il governo francese starebbe prendendo in considerazione la possibilità di rinunciare ad una parte dei 260 miliardi di euro di investimenti previsti per la costruzione delle nuove tratte ad alta velocità. Nel novero dei progetti che potrebbero venire tagliati, compare anche la controversa Torino - Lione che, stando alle parole di Le Figaro, si distingue per l'elevato costo previsto di 12 miliardi di euro, a fronte di un traffico merci crollato negli ultimi 20 anni da 11milioni a 4milioni di tonnellate l'anno. Naturalmente la notizia va presa con la dovuta cautela, dal momento che gli interessi della mafia internazionale del tondino ... ... e del cemento sono altissimi e le pressioni volte a tenere in vita il progetto saranno elevatissime ad ogni livello. Mario Virano su tutti, presidente dell'Osservatorio sulla Torino - Lione, si è già attivato per rasserenare gli animi della banda del TAV, assicurando che nel peggiore dei casi anche in Francia penseranno ad un TAV low cost sul modello italiano. Tralasciando le opinioni e le esternazioni di vario genere, quello che è certo è che in Francia verrà presto nominata una commissione di esperti, con il compito di classificare i progetti in ordine di priorità e presentare entro la fine dell'anno una relazione all'interno della quale vengano individuate le tratte meno "convenienti", affinché il governo possa procedere con i tagli.

 Magari non succederà, ma se succedesse, gli estremisti del TAV potrebbero ritrovarsi presto rinchiusi come dinosauri dentro al cantiere di Chiomonte, ad inseguire un buco che davvero non vuole più nessuno. Dopo le rinunce ad investire sul TAV che sono recentemente arrivate dal Portogallo, dalla Spagna e dalla Germania, questo primo ripensamento francese dovrebbe comunque essere estremamente indicativo del fatto che il mito dell'alta velocità stia velocemente tramontando, prima ancora del sorgere del sole, con buona pace di Moretti, di Virano e di tutti coloro che si battono da decenni per installare in Val di Susa la Salerno - Reggio Calabria del futuro.

Marco Cedolin

martedì 20 marzo 2012

Italia a pane e acqua

L’ipocrisia della stampa mainstream traspare impietosamente nei titoloni che oggi campeggiano grottescamente sulle prime pagine di quasi tutti i giornali.

“Crolla la spesa delle famiglie, l’Italia è tornata a 30 anni fa” titola angosciata La Repubblica, aggiungendo “Istat l’Italia in recessione tecnica”.

“Famiglie, la spesa ritorna agli anni 80, bollette e trasporti bruciano i redditi”, campeggia sul Corriere della Sera.

“Crollo dei consumi (come 30 anni fa) nuovi record per benzina e diesel", aprono angosciosamente Il Messaggero e Il Mattino di Napoli.

Tutti visibilmente turbati, sconvolti e stupiti per il calo dei consumi, anche alimentari, di un punto e mezzo percentuale, rilevato nel recente rapporto di Intesa San Paolo. Tutti a domandarsi come sia possibile una simile iattura, quasi si trattasse di una calamità naturale sfuggita al satellite e al metereologo.

Ma dov’era tutta la pletora di pennivendoli e camerieri ...

... che compone la fauna del circo mediatico e oggi si finge “preoccupata”, quando negli ultimi mesi l'usuraio che senza averne diritto siede al governo costruiva le premesse di questa situazione e di quelle ben più gravi che sperimenteremo nel prossimo futuro?

Non si trovavano in viaggio premio su Marte, né a fare i cronisti di guerra sulle lune di Orione, ma insozzavano le stesse pagine dei loro giornalacci, con lodi sperticate nei confronti del governo Monti, rappresentando lo stesso come un impavido timoniere che tramite il decreto “salva Italia” avrebbe traghettato il paese fuori dalle sabbie mobili della crisi e della recessione. Plaudivano agli aumenti indiscriminati delle tassse. Sorridevano all’incremento delle accise sulla benzina, sostenevano l’eutanasia del posto fisso e solo un paio di giorni fa condividevano con "lacrima" Fornero la preoccupazione che le famiglie italiane, qualora sostenute economicamente, potessero sedersi a mangiare pastasciutta, da congreghe di fannulloni quali sono.

Perché mai stupirsi delle (prime) conseguenze di una serie di manovre economiche di carattere esclusivamente recessivo, attraverso le quali l’usuraio ha dato il via ad una profonda operazione di trasferimento di ricchezza dalle tasche delle famiglie ai forzieri delle banche di proprietà dei suoi padroni?

Come si può stupirsi del fatto che le famiglie, con il potere d’acquisto dei salari sempre più basso, le prospettive di lavoro sempre più precarie, i prezzi dei generi di consumo sempre più alti, la benzina alle stelle e l’IVA che fra qualche mese raggiungerà il 23%, inizino a consumare di meno?

Giornalisti, , economisti ed imbratta carta che danno vita ai media mainstream erano forse dell’opinione che i “consumatori” italiani avrebbero iniziato a stampare euro nel buio delle proprie cantine, per continuare a consumare a più non posso, nonostante i salassi ed il futuro plumbeo che incombe sulle loro teste? O si sarebbero precipitati in stato di trance all’interno degli ipermercati, per dare vita ad un’ultima cena a base di caviale e champagne, prima di fuggire sotto a un ponte, dove perfino Equitalia non potrebbe pignorare loro nulla?

Gli italiani staranno anche seduti (come dice lacrima Fornero), perché sulla sedia si risparmiano calorie, ma non possono fare altro che mangiare meno pastasciutta e rendere visita più raramente alla pompa di benzina.

A meno che vadano in giro a rubare o vengano stipendiati dai banchieri, come i tecnici ed i giornalisti, non potrebbero oggettivamente fare altrimenti, perché allora tanto ipocrita stupore, dispensato a pioggia su giornali e TV?

Marco Cedolin

lunedì 30 gennaio 2012

I Forconi siciliani sono l'emblema di un mondo che cambia

Non so quanta “fortuna” avrà la protesta dei Forconi che sta paralizzando la Sicilia, così come non conosco le prospettive di una movimentazione che sembra manifestarsi (per la prima volta in Italia) realmente trasversale, abiurando i partiti e tentando di mettere nel cassetto le divisioni settarie fra “rossi e neri” che da sempre minano alla radice qualsiasi battaglia in questo disgraziato paese, conducendola ogni volta sul binario morto della diffidenza e dei distinguo.
Ma la protesta dei Forconi mi piace, non solamente perché da l’impressione di un movimento di popolo che si ritrova nella difesa del proprio futuro e sputa in faccia alle differenze, ma anche perché rompe profondamente con un passato fatto di manifestazioni in piazza con le varie bandierine di partito……


tutti lì, a discutere quale striscione debba sfilare prima dell’altro, in base a gerarchie decise la notte prima durante concitate riunioni fra i vari gruppi, partiti e partitucoli. Tutti lì a marciare in fila come pecore belanti, per fare folklore e difendere una causa (quale essa sia) che sistematicamente resterà inascoltata. E poi tutti a casa, compiaciuti per una reazione, ahimè immaginifica, dopo non aver ottenuto alcun risultato che prescinda dalla costruzione della carriera politica di qualche leader rampante in cerca di gloria.
Un passato fatto di banchetti, finalizzati alle firme per un referendum che non verrà mai realizzato e anche se arrivasse fino alle urne non cambierebbe assolutamente nulla.
Un passato fatto di volantinaggi nei mercati e nei centri cittadini, come tanti Don Chisciotte, impegnati nel tentativo di alfabetizzare l’un per cento dell’opinione pubblica teledipendente, mentre il restante 99% si divide fra chi passa oltre infastidito e chi ha ormai realizzato che non serve a nulla.
Un passato di coreografie, colorate del colore dei partiti, utili solo all’autocompiacimento, che non hanno mai spostato di una virgola le decisioni di chi gestisce il potere, ma hanno sempre indotto i cittadini a sostare su un binario morto, in attesa non si comprende di che e in ossequio al politicamente corretto.

La protesta dei Forconi, caso più unico che raro, esce da questa logica consolidata, cogliendo l’unico vero senso di una protesta, consistente nell’ottenere qualcosa di concreto. E comprende che per ottenerlo non bastano girotondi e marcette folkloristiche, occorre detrminare disagi, tentare di paralizzare il paese e creare un problema politico che costringa il governo a tornare sui propri passi.

Probabilmente i Forconi siciliani non riusciranno ad ottenere tutto ciò, magari cadranno rovinosamente a terra, ammazzati dalle calunnie e dal discredito che i “dipendenti” dei partiti e partitucoli già stanno riversando loro addosso in quantità industriale, o magari riusciranno, nonostante il fango a far sentire a lungo la propria voce, come gli auguro di cuore.
Una cosa però è certa, i Forconi hanno tracciato una via diversa e praticabile, che mette in luce tutta l’ipocrita messinscena che ha menato per il naso fino ad oggi chi voleva protestare con tanta buona fede e altrettanta buona volontà. A questo punto si tratta solo di percorrerla.

Marco Cedolin

Madri attenzione: allattare fa male

Ormai siamo alla pura follia: una ricerca scientifica del CDC (Center for Disease Control) ha stabilito che il latte materno impedisce ad un certo vaccino di funzionare al meglio nel corpo del neonato, e quindi… suggeriscono di evitare l’allattamento al seno.

Non stiamo scherzando. La ricerca si intitola “Inhibitory effect of breast milk on infectivity of live oral rotavirus vaccines” (Effetto inibitorio del latte materno sulla infettività del vaccino orale rotavirus vivo) e la trovate qui.

Una ricerca simile si domanda se il latte materno possa interferire con il vaccino rotavirus, mentre una terza conferma che la madre passi al bambino gli anticorpi per combattere il rotavirus tramite l’allattamento.

In altre parole, ci si lamenta che il latte materno impedisca di immunizzare il bambino, infettandolo intenzionalmente con il rotavirus, quando il bambino è già perfettamente in grado di distruggere il virus per conto suo.

La differenza, naturalmente, è che il latte materno non costa nulla, mentre il vaccino te lo vende la casa farmaceutica.

Non vi ricorda niente, questo strano meccanismo perverso? Pensateci bene...

Come si fa a quintuplicare in pochi anni il budget del Pentagono? Si toglie alla difesa aerea la capacità di intervenire, bloccando alcuni punti nevralgici della catena di comando. Poi si fanno “attaccare” gli Stati Uniti da una banda di dirottatori qualunque, causando una catastofe impressionante, che scatena nella gente una tale paura e indignazione da chiedere di rafforzare al massimo una difesa che era già perfettamente in grado di respingere qualunque terrorista al mondo.

Problema, reazione, soluzione.

Solo che in questo caso hanno esagerato, perchè nel mettere sotto accusa una cosa così universalmente valida, apprezzata e insostituibile come il latte materno, persino la più distratta della persone si accorge che c’è qualcosa che non quadra.

Ma loro se ne fottono, e ci provano lo stesso. Ed hanno ragione a farlo: finchè la gente non si ribella e li manda tutti a quel paese, loro hanno solo da guadagnarci. Al massimo non ci casca nessuno, ma si può sempre riprovare.

Massimo Mazzucco

Un articolo che critica la ricerca del CDC, arrivando a definirla "ridicola".

(Grazie a Musicband per la segnalazione).

La Grecia dice no agli usurai di Bruxelles

Con un gesto compatto di orgoglio, la Grecia ha respinto la proposta della Germania di imporre al governo di Atene un “commissario europeo” che abbia diritto di veto sulle loro scelte di tipo economico.

In altre parole, un personaggio che dica chiaramente ai greci cosa possono e cosa non possono fare con i soldi che hanno a disposizione.

Invece di mandare un finto salvatore - come si è fatto da noi – che porti avanti l’agenda di Bruxelles travestito da primo ministro, si cerca ora di creare la figura di un cane da guardia che sia autorizzato ad imporre la stessa agenda direttamente dall’estero, alla luce del sole. In fondo, si tratta solo di evitare l’ipocrisia, rendendo palese quello che già avveniva dietro le quinte.

Ma questo evidentemente è stato troppo per i governanti greci, che si sono ribellati con sdegno a questa possibilità. “Il governo greco non potrà mai accettare un accordo del genere” ha detto il ministro della cultura Yeroulanos, parlando a nome di tutta la maggioranza. Il portavoce del governo Kapsis ha aggiunto che il “budget nazionale è sotto la responsabilità del governo greco, e non c’è alcun bisogno di una misura del genere”.

Certo, è facile fare gli sdegnati, quando sai benissimo che la popolazione non accetterebbe comunque quelle misure, per cui ne approfitti almeno per fare un pò il bullo davanti ai tuoi elettori. Ma il succo è che la popolazione non accetterebbe mai quelle misure, per cui la sostanza del problema non cambia.

Quest’idea del “commissario” europeo con potere di veto è stata giustificata …

… dal fatto che “le misure prese dalla Grecia per ridurre il proprio deficit non sembrano sufficienti”, ma in realtà l’idea sembra far parte di un programma a lungo termine, inteso a portare progressivamente tutte le economie europee sotto un controllo centralizzato. Già lo scorso 7 dicembre – quando ancora non si poteva giudicare la “bontà” delle scelte fatte dalla Grecia - Angela Merkel chiedeva un “meccanismo di controllo delle crisi monetarie”, e proponeva “un trattato europeo per porre il veto ai bilanci nazionali dei paesi europei che violassero la cosiddetta regola d’oro sul deficit”. Tale regola prevede che una nazione non possa farsi prestare annualmente più del 3% del prodotto nazionale lordo, e fu introdotta nel 1997, durante il periodo di gestazione dell’Euro.

La cosa divertente è che fu proprio la Germania a violare per prima questa regola, dopo che fu introdotta sotto pressante insistenza del ministro delle finanze tedesco Weigel. Ma forse loro sapevano già di potersi permettere di “sforare”, perchè hanno comunque la capacità di ripagare un debito annuo superiore al 3% del PIL, mentre con il loro comportamento “birichino” avrebbero indotto altri paesi, meno solidi di loro, a fare la stessa cosa, salvo poi ritrovarsi con le mutande in mano.

Sarà un caso, ma furono proprio la Grecia e l’Italia ad esagerare nel superare quel limite, e sono oggi queste due nazioni a soffrire più di ogni altra per le loro “birichinate”.

Ma la perversità del meccanismo dell’usura globale non finisce qui. Sono in corso in questi giorni le trattative fra la Grecia e l’Institute of International Finance (IIF), che rappresenta i creditori del debito greco, per cercare di risolvere la situazione attuale. Il debito greco ammonta a 15 miliardi di euro, e la scadenza massima per ripagarlo è fissata per la fine di marzo. (Se la Grecia non riuscisse a pagarlo andrebbe in default, o comunque pagherebbe una cifra arbitraria, molto inferiore al dovuto, che metterebbe in crisi l’intero sistema dell’euro).

Per “aiutare” i greci a saldare il proprio debito la IFF è disposta a ridurlo della metà, prestando al governo di Atene la cifra necessaria per pagare il resto in forma di nuovi buoni del tesoro, emessi appositamente. Curiosamente il presidente dell’IFF è anche il presidente della Deutsche Bank, ma questa è solo una coincidenza che giustamente i media hanno scelto di ignorare.

In altre parole: tu mi devi 100 euro, ma non hai un centesimo in tasca. Io ti dimezzo il debito, nel nome del creditore, e ti presto i 50 euro con cui pagarmi il resto, nel nome del prestatore. Naturalmente quei 50 euro diventano un nuovo debito da parte tua, che mi restituirai nel tempo con i dovuti interessi. Per ora però le trattative sono incagliate, perchè i greci sono disposti a pagare al massimo il 3,5 % di interesse annuo, mentre la IFF vuole portare a casa almeno il 4%. Oh ragazzi, quel che è giusto è giusto. Va bene aiutare i bisognosi, ma mica siamo qui a fare della beneficienza.

Chi ancora non ha capito dove sta il trucco si faccia vedere da uno psichiatra, perchè ha dei grossi problemi nel percepire la realtà che lo circonda.

Massimo Mazzucco

lunedì 31 ottobre 2011

Economia : Fiat money: chi beneficia dalla creazione del danaro

Solo la comprensione del vero meccanismo di creazione del denaro dal nulla da parte dello Stato (con la banca centrale) può spiegare al maggior numero di persone possibile le reali cause della crisi economica.

E questo è ancora più importante in un momento storico come quello attuale, in cui comincia a sfogarsi la (giusta) rabbia dovuta alla crisi economica.

Infatti, se come avviene in tutti i media mainstream, ci si concentra sui sintomi e si evita di affrontare le cause, il risultato sarà quello di chiedere (e provvidenzialmente ottenere) provvedimenti che peggioreranno la situazione invece di migliorarla, come avvenuto nei primi del '900 quando a seguito delle problematiche dovute alla pratica della riserva frazionaria da parte delle banche, invece di vietare questo fraudolento comportamento è stata istituita la Federal Reserve come soluzione.

Questo video affronta in maniera semplice ed immediata la problematica della creazione del denaro dal nulla, spiegando chi è ne beneficia realmente. Si spiega come non sia la classe dei lavoratori ma al contrario quella dei più ricchi, che possono così arricchirsi sempre più, aumentando il divario con i più poveri.

Segue un articolo particolarmente in tema, di Hans-Hermann Hoppe.



Perchè lo stato richiede il controllo del denaro
di Hans-Hermann Hoppe

Immagina di essere nella posizione di comandare lo Stato, che definiamo come un istituzione che possiede il monopolio territoriale di prendere l'ultima decisione in ogni disputa, incluse quelle che coinvolgono lo Stato stesso ed i suoi agenti,e per implicazione, che possiede il diritto di tassare, ovvero di determinare unilateralmente il prezzo che ogni suo soggetto deve pagarti affinche tu possa esercitare il compito di decisore finale.

Agire in queste condizioni, o piuttosto, mancanza di condizioni, è ciò che costituisce la politica e l'azione politica, e dovrebbe essere chiaro sin dall'inizio che la politica, per la sua vera natura, significa sempre comportamento pericoloso. Non dal tuo punto di vista, naturalmente, ma pericoloso per coloro che sono soggetti alle tue regole come giudice ultimo.

E' prevedibile che sfrutterai la tua posizione per arricchirti alle spalle degli altri.

Più specificatamente, possiamo prevedere in particolare quale sarà la tua attitudine e politica per quanto riguarda il denaro e il sistema bancario.

Supponi di comandare su un territorio che si è sviluppato oltre la fase primitiva del baratto dove invece c'è in uso un comune mezzo di scambio, il denaro. Prima di tutto, è facile comprendere perchè saresti particolarmente interessato al denaro ed agli affari monetari. Come comandante dello Stato, in linea di principio, sei nelle condizioni di poter confiscare qualsiasi cosa tu voglia e ricavare per te un infinità di beni.

Ma piuttosto che confiscare i vari prodotti o beni di consumo, naturalmente preferirai confiscare del denaro. Perchè il denaro, essendo il bene più facilmente scambiabile, ti permette di spendere il tuo ricavo così da aquisire facilmente la più grande varietà di beni di consumo con la massima libertà e piacimento.

Allora è fondamentale che le tasse che imporrai alla società siano pagate in forma di denaro, siano esse sulla proprietà oppure sul reddito. Infatti il tuo obiettivo sarà sempre quello di tentare di massimizzare i tui ricavi dalle tasse.

In questo tentativo, tuttavia, non potrai fare a meno di incontrare delle difficoltà piuttosto difficili da trattare. Alla fine, i tuoi tentativi di aumentare continuamete i ricavi dalle tasse incontreranno il limite che tasse più alte non comportano ricavi più alti ma ricavi più bassi.
Il tuo ricavo, il tuo denaro da spendere, diminuirebbe, perchè i produttori, vessati da una aliquota fiscale sempre maggiore, semplicemente produrrebbero di meno.

In questa situazione ti rimarrebbe solo un altra opzione per aumentare o almeno per tentare di mantenere costante il tuo corrente livello di spesa: farti prestare questi fondi.

E per questo devi andare dalle banche, e da qui il tuo particolare interesse anche per le banche e l'industria bancaria. Se prendi in prestito del denaro dalle banche, queste ultime si prenderanno automaticamente un interesse sui tuoi ricavi futuri. Infatti esse vorranno che tu rimanga nel business, esse vogliono che lo Stato continui nella sua attività di sfruttamento. E dato che le banche tendono a diventare grandi attori nella società, il loro supporto ti sarà sicuramente di beneficio.

D'altra parte, come elemento negativo, se prendi in prestito del denaro dalle banche tu non solo dovrai restituirlo, ma dovrai anche pagare un interesse.

La domanda che allora ti salterebbe subito in mente in qualita di capo sarebbe: come posso liberarmi da queste restrizioni, dalla limitazione ai ricavi dovuta all'aumento dell'aliquota fiscale e dalla necessità di farmi prestare il denaro dalle banche dovendo però pagare un interesse?

Non è molto difficile vedere quale sarà la soluzione definitiva al tuo problema.

Puoi guadagnare la desiderata indipendenza sia dai cittadini che pagano le tasse e sia dalle banche se solo ti crei il monopolio territoriale di produttore del denaro.

Sul tuo territorio, tu sei l'unico a cui è permesso produrre denaro.

Ma questo non è ancora sufficiente.

Dato che il denaro è una normale "sostanza" che per essere prodotta comporta necessariamente grandi spese, non c'è molto altro da fare per te se non aspettarti grandi spese.
Molto più efficace sarebbe invece se tu utilizzassi la tua posizione di monopolista per abbassare i costi di produzione e la qualità del denaro sino ad arrivare vicino al costo zero!

Invece di una moneta di qualità costosa come l'oro o l'argento, sarebbe meglio se sostituissi a questi un bel pezzo di carta senza valore che potrebbe essere prodotto praticamente a costo zero. Normalmente, nessuno accetterebbe come mezzo di pagamento per qualcosa un pezzo di carta. I pezzi di carta sarebbero accettati come pagamenti solo se sono dei titoli di qualcos'altro, titoli su qualche proprietà reale. In altre parole, dovresti sostituire pezzi di carta che erano titoli su del denaro vero (su una proprietà reale), con pezzi di carta che sono titoli su niente.

In un'eventuale condizione competitiva, se ognuno fosse libero di produrre il proprio denaro, denaro che potrebbe essere prodotto a costo zero, è facile prevedere che tale denaro sarebbe prodotto in tali quantità fino ad arrivare ad ugugliare il ricavo marginale con il costo marginale, e dato che il costo marginale sarebbe pari a zero seguirebbe che anche il ricavo marginale sarebbe pari a zero, il potere di acquisto di questo denaro arriverebbe anch'esso a zero!

Da qui deriva la necessità di avere da parte tua il monopolio della produzione del denaro di carta, cosi da restringere l'offerta e evitare le condizioni dell'iperinflazione e la sparizione improvvisa e totale del denaro dal mercato (una fuga verso "valori reali"), tenendo presente che più si stampa denaro di carta più diminuisce il suo potere d'acquisto.

In un certo senso sei riuscito ad ottenere quello che tutti gli alchimisti e i loro accoliti hanno tentato di ottenere: produrre qualcosa di valore (denaro con un potere d'acquisto) da qualcosa che praticamente non ha nessun valore. Che impresa!

A te costa praticamente niente e puoi andare in giro e comprarti qualcosa di veramente grande valore, come una casa oppure una Mercedes; e puoi ottenere questi meraviglosi risultati non solo per te stesso ma anche per i tuoi amici ed accoliti, di cui improvvisamente scopri di averne molti di più di quanto pensavi (compresi molti economisti, che spiegano perchè il tuo monopolio è qualcosa di veramente buono per tutti).

Ma quali sono gli effetti?

Il primo e principale è che più denaro di carta non aggiunge niente, neppure un infinitesimo ulteriore bene reale. Ci sono esattamente tanti beni quanti ne esistevano prima. Questa considerazione rifiuta immediatamente la nozione, apparentemete considerata giusta da molti se non tutti i principali economisti, che "più" denaro possa in qualche maniera aumentare "la ricchezza sociale".

Credere ciò, come lo crede chiunque proponga come efficiente e "socialmente responsabile" via d'uscita dai problemi economici la cosiddetta politica di stimolo monetario, è credere nella magia: che le pietre, o piuttosto la carta, possa essere trasformata in pane!

Piuttosto, la moneta addizionale che hai stampato avrà due effetti principali.

Da una parte, i prezzi saranno più elevati di quanto lo sarebbero stati altrimenti, e il potere d'acquisto di ogni unità monetaria si abbasserà.

In una parola, il risultato sarà l'inflazione.

Più importante, tuttavia, sarà che tutta questa nuova massa di denaro non aumenta (o diminuisce) il totale dell'attuale ricchezza sociale (la totale quantità di tutti i beni della società), ma redistribuisce la ricchezza esistente in favore tuo e dei tuoi amici, in favore di coloro che ricevono prima il nuovo denaro. Tu ed i tuoi amici diventate più ricchi (aumentate la vostra ricchezza acquisendo una certa parte della ricchezza totale) a spese dell'impoverimento degli altri (che diminuiscono la loro parte della ricchezza totale).

Il problema, per te ed i tuoi amici, con questa decisione istituzionale non è che non funziona. Funziona perfettamente, sempre a tuo (e dei tuoi amici) vantaggio e sempre alle spese degli altri!

Tutto quello che devi fare è evitare l'iperinflazione.

Perchè in questo caso la gente eviterà di utilizzare il tuo denaro e correrà nel rifugio dei "beni reali", rubandoti così la tua bella bacchetta magica. Il problema con il tuo monopolio del denaro di carta, se ce n'è uno, è solo quello che in questo caso la notizia sarebbe immediatamente estesa agli altri e riconosciuta per quello che in effetti è, come la più grande rapina.

Ma questo problema può essere superato se, in aggiunta al monopolio della produzione di denaro ti fai anche tu banchiere ed entri nel business fondando la tua bella banca centrale.

Dato che puoi creare denaro dal niente, puoi creare dal niente anche del credito.

Infatti, dato che ora puoi creare credito dal nulla (ovvero senza aver prima risparmiato), sei nelle condizioni di poter offrire prestiti alle condizioni più basse di chiunque altro, addirittura a tassi d'interesse pari a zero (o perfino negativi). Con questa nuova facoltà, non solo hai eliminato la tua vecchia dipendenza dalle banche e dall'industria bancaria; avrai ottenuto molto di più, renderai le banche dipendendi da te, e cosi potrai forgiare un'alleanza e una complicità permanente tra le banche e lo Stato.

Addirittura potrai evitare di essere direttamente coinvolto nel business di investire il credito che hai creato. Quest'incombenza, insieme al rischio connesso con essa, puoi tranquillamente lasciarla nelle mani delle banche commerciali.

Quello che tu e la tua banca centrale dovrete fare sarà solo una cosa: creare credito dal nulla e prestare questo denaro ad un tasso inferiore a quello di mercato alle banche commerciali. Invece di pagare tu l'interesse alle banche, saranno le banche che ora pagheranno l'interesse a te!

E le banche a loro volta presteranno il nuovo credito da te creato ai loro amici ad un interesse appena maggiorato ma sempre al di sotto di quello di mercato (per guadagnare dalla differenza tra i due interessi).

In aggiunta, per far si che le banche siano particolarmente disponibili a lavorare con te, permetterai anche che le banche creino una certa quantità di credito creato dal nulla (il libretto degli assegni) costruito sul credito dal nulla creato da te (sistema bancario a riserva frazionaria).

Quali sono le conseguenze di questa politica monetaria?

Per gran parte sono le stesse di quelle della "moneta facile": come prima cosa, una politica monetaria "facile" è inflazionaria. Quando si mette in circolazione più denaro i prezzi saranno più alti, e il potere d'acquisto sarà più basso rispetto al caso in cui non fosse stato messo in circolazione.

In secondo luogo, anche l'espansione del credito non ha nessun effetto sulla quantità e qualità dei beni reali attualmente in esistenza. Non li aumenta nè li diminuisce. Più denaro è semplicemente più carta. Non fa e non farà crescere di una virgola la ricchezza sociale.

Terzo, il credito "facile" causerà una sistematica redistribuzione della ricchezza sociale a favore tuo e della banca centrale con il suo cartello di amici. Tu riceverai un ricavo dall'interesse pagato sul denaro che hai creato praticamente a costo zero (al posto del denaro risparmiato con sacrificio da un vero ricavo precedente), e così faranno le banche, che potranno ricevere un interesse dai prestiti creati con il tuo denaro creato dal nulla.
Sia tu che le tue banche amiche vi approprierete di un ricavo non guadagnato.
Tu e le tua banche vi arricchirete alle spalle del denaro proveniente dal risparmio reale dei tuoi cittadini (che ricevono un interesse più basso di quello che avrebbero ricevuto in assenza del tuo denaro creato dal nulla).

Dall'altra parte, c'è un altra fondamentale differenza tra una politica di moneta facile (stampa e spendi) ed una di credito facile (stampa e presta).

Una politica di credito facile altera la struttura di produzione, ovvero cosa si produce e chi produce, in maniera assolutamente significante.

Tu, il capo della banca centrale, puoi creare credito dal nulla.

Non devi risparmiare del denaro dai tuoi ricavi, non devi tagliare prima le tue spese, non devi astenerti dal comprare determinati beni di consumo reali (così come deve fare ogni persona normale se vuole fare credito a qualcuno). Devi solo accendere la stampante e abbassare qualsiasi tasso d'interesse richiesto dai prestatori sul mercato.

Abbassare l'interesse sul tuo prestito non comporta nessun sacrificio da parte tua (ecco perchè questa istituzione è cosi "buona").
Se le cose vanno bene, riceverai comunque un interesse positivo dal tuo denaro, se invece le cose non andranno bene, potrai sempre coprire le perdite in maniera più facile di qualunque altro: potrai coprire le perdite stampando una quantità addizionale di denaro di carta.

Senza costi e senza nessun rischio personale di perdite, puoi prestare del credito praticamente indiscriminatamente a chiunque e per qualsiasi scopo, senza preoccuparti della solvibilità del debitore o della qualità del suo business plan. A causa del tuo credito "facile", certe persone (in particolare i banchieri d'affari), che altrimenti non avrebbero le qualità sufficienti per ottenere credito, e certi progetti (in particolare quelli delle banche e dei loro clienti più importanti), che non sarebbero considerati profittevoli o troppo rischiosi, invece otterranno il credito e verranno finanziati!

Essenzialmente, la stessa cosa accade alle banche commerciali all'interno del cartello bancario. Grazie alla loro speciale relazione con te, come coloro che ricevono per primi il tuo prestito fatto dal denaro di carta senza costo, anche queste banche potranno offrire prestiti ai loro clienti ad un tasso d'interesse più basso di quello di mercato, e se le cose andranno bene per loro andranno bene anche per le banche, in caso invece di problemi potranno sempre affidarsi a te, al monopolista della produzione del denaro, per lasciarsi salvare cosi come ti salveresti tu nel caso ti trovassi con problemi finanziari: stampando più denaro di carta.

Analogamente, anche le banche saranno nella condizione di preoccuparsi meno della rigorosa selezione dei loro clienti e dei loro progetti, mentre saranno più disposti a finanziare le persone "sbagliate" ed i progetti "sbagliati".

E c'è una seconda significativa differenza tra la politica "stampa e spendi" e quella "stampa e presta" e questa differenza spiega perchè la redistribuzione a favore tuo e dei tuoi amici banchieri messa in moto dal credito facile prende la forma di un momentaneo ciclo di espansione e depressione, di una fase iniziale di generale prosperità (di una generale aspettativa di aumento dei redditi e della ricchezza futura) seguita da una fase di generale impoverimento (quando la prosperità della fase di espansione si rivela essere una mera illusione).

La fase di espansione-depressione è la conseguenza logica, fisicamente necessaria, del credito creato dal nulla, del credito non corrispondente ad un pari risparmio antecedente, del credito fiduciario (o come preferisci chiamarlo) e del fatto che ogni investimento richiede tempo e può mostrare se ha avuto successo solo dopo, in un determinanto momento nel futuro.

La ragione del ciclo economico é tanto elementare quanto fondamentale.

Robinson Crusoe può dare in prestito a Venerdi del pesce (che non ha consumato). Venerdì può convertire questo prestito in una rete da pesca (ovvero può sostenersi mangiando il pesce mentre costruisce la rete), e con questa rete Venerdi, in linea di principio, potrà essere nelle condizioni di ripagare il prestito a Robinson, più l'interesse, e guadagnare ancora del pesce aggiuntivo come profitto.

Ma questo è fisicamente impossibile se il prestito di Robinson è fatto solo di denaro di carta, una ricevuta dove c'è solo scritto "pesce", ma che non corrisponde a del pesce vero dal momento che Robinson non ha risparmiato niente avendolo consumato (si è mangiato il pesce e ha dato a Venerdi un pezzo di carta con la scritta "pesce" che si è invece pappato!).

Quindi, e necessariamente, Venerdi non potrà che fallire nel suo tentativo d'investimento.

In una economia semplice come quella del baratto, questa verità diventa immediatamente apparente. Venerdi non accetterebbe mai del credito fatto di ricevute di carta (ma solo del credito fatto di cose reali), e per questo motivo il ciclo di espansione e depressione non avrebbe mai inizio!

Ma in una economia complessa come quella monetaria, il fatto che il credito sia stato creato dal nulla con denaro di carta non è evidente: le banconote di denaro dal nulla date a credito sono esattamente uguali alle altre (quelle create con il risparmio vero), e per questo motivo queste banconote sono accettate da coloro che prendono a prestito (Venerdi).

Ma questo non cambia la verità fondamentale che niente può essere prodotto da niente e che progetti d'investimento intrapresi senza un finanziamento reale (dal risparmio reale) debbono fallire. Ma questo spiega anche perchè la fase di boom, una fase di crescita del livello degli investimenti accompagnato dalle aspettative generalizzate di un aumento dei redditi e della ricchezza può avere inizio (Venerdì infati accetta le note con la scritta "pesce" invece di rifiutarle immediatamente).

Questo spiega perchè ci vuole del tempo prima che la realtà fisica venga fuori e riveli come illusorie certe aspettative.

Ma questa crisi, è una piccola crisi per te?

Anche se il tuo cammino verso la ricchezza è spesso ostacolato da queste crisi, causate dal regime di denaro di carta e dalle politiche della banca centrale, dal punto di vista del capo dello Stato e del capo della banca centrale, questo sistema di "stampa e presta" che redistribuisce a favore tuo e dei tuoi amici banchieri, anche se meno immediato ed efficace di quanto puoi ricavare dal sistema più semplice di "stampa e spendi", è ancora preferibile a quest'ultimo, perchè è molto più difficile da individuare e da comprendere per quello che veramente è!

Piuttosto che essere riconosciuta come una pura e semplice truffa organizzata da un parassita, perseguendo una politica di credito facile puoi pretendere addirittura di essere visto come un qualcuno impegnato nell'altruistico obiettivo di "investire nel futuro" (piuttosto che spendere nelle frivolezze quotidiane) e nel curare la crisi economica (piuttosto che nell'averla causata).

In che meraviglioso mondo viviamo!



Fonte: il blog di Dusty su Il portico dipinto